Toni Morrison, la voce di chi non poteva parlare
Gruppo Cultura – Ciclo Letteratura 2022 - Premi Nobel
Daniela Savini
"Toni Morrison era un tesoro nazionale, brava come narratrice, quanto accattivante, di persona come era sulle sue pagine. La sua scrittura è stata una sfida bella e significativa alla nostra coscienza e alla nostra immaginazione morale. Che dono respirare la sua stessa aria, anche se solo per poco".
All’indomani della morte della scrittrice, sono queste le parole con le quali l’ex Presidente Barack Obama l’ha omaggiata in un tweet in cui compare anche una foto di loro due sorridenti alla Casa Bianca, quando il Presidente stesso l’aveva insignita della Medaglia della Libertà, quella più importante "per un civile", quella dedicata alle persone che hanno fatto la storia del Paese.
E che se la meritasse è fuor di dubbio, non solo perché è stata la prima scrittrice afroamericana a vincere il premio Pulitzer, per il suo capolavoro, l'incredibile e struggente Beloved - Amatissima, pubblicato nel 1988, e il Premio Nobel per la Letteratura nel 1993, ma perché grazie ai suoi racconti brucianti e commoventi ha sublimato la letteratura americana, dipingendo per la prima volta i confini della black literature, una realtà fino a quel momento taciuta, nascosta, tenuta ai margini, non solo dei libri.
Toni Morrison è quindi da ricordare non solo come scrittrice, ma anche come madrina della letteratura afroamericana negli Stati Uniti, per il suo appassionato e meticoloso lavoro come editor alla Random House, che inizia nel 1965, attraverso il quale si propone di recuperare le origini del suo popolo e far conoscere al pubblico americano importanti nomi di scrittori e scrittrici afroamericani contemporanei che trovano così spazio nelle antologie scolastiche. È emblematica in questo senso la pubblicazione del Black Book (1974) che documenta la presenza degli afroamericani negli Stati Uniti nell’arco di ben trecento anni.
Nei suoi undici romanzi e in tutta la sua variegata opera narrativa ha sempre avuto in mente di costruire un immaginario comune, un’estetica, una storia, una cultura nei quali gli afroamericani si potessero ritrovare, perché “io sono tutto quello cui sono sopravvissuta”, scriverà sulla quarta di copertina, non firmata, del Black Book.
Nel suo discorso all’Accademia di Svezia, rivendica vigorosamente la difesa della lingua e del linguaggio come identità, come “mezzo per cogliere il significato, per fornire una guida o per esprimere amore”.
In quel discorso Toni Morrison indica il senso del suo essere scrittrice, l’importanza che per lei rappresenta la scrittura: “Intessere parole è sublime, perché è generativo, ha un significato che fissa la nostra differenza, la nostra differenza umana: il modo in cui siamo dissimili da ogni altra forma di vita. Noi moriamo. Questo potrebbe essere il significato della vita. Ma mettiamo al mondo il linguaggio. E questa potrebbe essere la misura delle nostre vite”.
Nelle sue opere ritornano con insistenza alcuni temi fondamentali: il valore della memoria, l’importanza della comunità, la forza femminile; dai suoi testi emerge chiaramente la volontà di raccontare dal suo punto di vista di afroamericana e di donna, offrendo una cornice di dignità alle tormentate vicende della sua gente, e in particolare alle donne, grandi protagoniste dei suoi romanzi. Alle prese con una duplice oppressione, quella del razzismo e quella del maschilismo, esse vengono descritte e indagate in una grande pluralità di aspetti: il loro ruolo nella società afroamericana, l’amicizia tra donne, la sorellanza, il rapporto uomo-donna, la maternità, la crescita e l’autonomia personale.
Molte delle sue storie si ispirano ai racconti della tradizione orale afroamericana o a fatti di cronaca, come il suo capolavoro del 1987 Amatissima. Il romanzo trae spunto da un fatto realmente accaduto che vede una schiava, fuggita da una piantagione di cotone, uccidere la figlia quando sta per essere ricatturata, per non farle subire ciò che ella stessa ha patito.
Sethe, la protagonista, è una donna spezzata da ciò che ha subito, da tutto ciò che le è stato portato via: l'amore, i suoi figli, la sua integrità fisica e morale. Sethe è il simbolo dell'orrore della schiavitù, di ciò che i bianchi hanno inflitto ai neri pensando che fosse un loro diritto, credendosi superiori. Sethe rappresenta una pagina di storia che è necessario ricordare, che è necessario raccontare – anche perché i tempi delle battaglie per i diritti civili non sono affatto trascorsi da molto.
Il genio immaginativo della Morrison ha voluto esplicitamente “costruire un monumento” per tutti i neri che sono stati torturati, schiavizzati, violentati e uccisi a causa della schiavitù
SAVE THE DATE
L'incontro Amatissima di Toni Morrison si terrà
mercoledì 11 maggio 2022 alle ore 17.
Per partecipare è necessaria la registrazione sul sito www.aldai.it