Dighe: alcune cause di disastro
Nell'immaginario collettivo la "diga" di sbarramento è connotata da un diffuso senso di timore e di ostilità; per contro le persone con conoscenze tecniche la considerano un'opera del tutto razionale, comparabile con la creatività e la tecnica delle cattedrali gotiche. Purtroppo, eventi luttuosi verificatisi nell'arco degli ultimi 120 anni, in diverse aree del mondo, danno ragione dell'esistenza della visione negativa presente nell'immaginario collettivo: sono oltre 100 i casi di crollo di dighe e relativi disastri umani ed ambientali.
Giulio Gentili
Come e perché una diga può crollare e/o dare origine a un evento disastroso?
L'analisi delle cause mette in evidenza errori e mancanze umane. Spesso si è trattato di errori, non singoli, che concorrono con altri a causare il disastro, il tutto talvolta in concomitanza con eventi naturali di rilevante portata.
Criteriologicamente, le cause rientrano in: errori di progetto; inadeguata indagine geologica; carenze/errori nella valutazione geotecnica delle rocce del bacino e del sito di fondazione; mancata consultazione dei geologi e dei geotecnici in caso di variazioni di progetto; carenze nelle scelte dei materiali; inadeguato controllo geotecnico ed ingegneristico nelle varie fasi operative; inadeguata indagine idrologica pluviometrica preliminare; lavori malamente eseguiti; errori nella gestione della fase di riempimento del bacino e di collaudo. L'analisi, forzatamente breve, di quattro casi (Pian del Gleno, Sella Zerbino, Malpasset e Teton) è ben esplicativa di quanto sopra.
Il disastro della Diga di Pian del Gleno (crollo di 10 arcate centrali il 1° dicembre 1923) fu un "disastro annunciato" per:
- una progettazione carente, radicalmente modificata in corso d'opera da diga a gravità a diga ad archi multipli, impostata sul tampone a gravità realizzato secondo il primo progetto, creando in tal modo una discontinuità strutturale, per giunta con aumento dell'invaso da 3,9 a 6 milioni di metri cubi;
- una pessima esecuzione dei lavori per modalità operative, ritmi di lavoro, inadeguata qualità dei materiali, scarsa assistenza tecnica, tempo insufficiente per la maturazione del calcestruzzo delle arcate (i muratori lavoravano alle casseforme dalle barche. Il lago veniva fatto crescere secondo il progredire dei lavori!).
Il disastro di Molare, o catastrofe dell'Ortiglieto o di Sella Zerbino (13 agosto 1935), scaricò a valle una massa d'acqua e fango di 25 milioni di m3. Le cause? Progetto modificato in corso d'opera: la diga a gravità di Bric Zerbino alzata di 7 metri (divenuta Diga principale); a Sella Zerbino, ove era previsto uno sfioratore a stramazzo, fu invece costruita una diga secondaria in calcestruzzo di 15 metri di altezza (senza consultare il geologo), priva di scarichi, impostata su una roccia friabilissima (milonite!). Crollò la diga secondaria, scalzata alla base dall'acqua che l'aveva superata; era stata calcolata una portata di deflusso di 6 m3/sec/kmq di bacino (e quindi un inadeguato dimensionamento degli scarichi) quando nel nubifragio di quel giorno la portata di deflusso fu di oltre 15 m3/sec/kmq di bacino.
La diga di Malpasset (disastro di Fréjus-Var) era una diga a doppio arco, la più sottile del mondo, impostata su gneiss compatti. Collassò in fase di riempimento il 2 dicembre 1959 rilasciando 50 milioni di metri cubi d'acqua. Negli studi geotecnici non erano stati rilevati un piano di faglia e una frattura intersecantesi con lo stesso, che formavano un cuneo roccioso su cui era impostata la spalla sinistra. L'aumentata pressione dell'acqua, nel rapido incremento di livello del lago, "sparò" fuori il cuneo come un tappo e la diga miseramente crollò.
Il repentino collasso della Teton Dam (Idaho), il 5 giugno 1976, prima ancora del riempimento totale, scaricò a valle 356 milioni di metri cubi d'acqua! Dal rapporto della Commissione d'inchiesta: "La causa fondamentale del crollo (fu) una combinazione di fattori geologici e di decisioni di progetto…"; "Numerose fratture nella roccia delle spalle"; "La roccia vulcanica del sito è molto permeabile e fessurata"; "I limi argillosi non plastici, di deposito eolico, usati per il nucleo ed il riempimento del taglione sono altamente erodibili… uno dei fattori determinanti del crollo della diga". Insomma un insieme di insufficienti considerazioni delle problematiche geologiche, di errori geotecnici ed ingegneristici e l’impiego di materiali impropri per il nucleo della diga ed il riempimento del taglione.
L'incontro si terrà in ALDAI
sala Viscontea Sergio Zeme - via Larga 31 - Milano
Mercoledì 21 novembre 2018 alle ore 17.30
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