Perché si pagano le tasse

Ovvero "Pagare le tasse è bello" Tommaso Padoa-Schioppa

Franco De Renzo

Si sa che sono solo due le cose certe della vita, una volta nati. 
Prima o poi si dovrà morire, e sarà certo il pagamento delle tasse, per tutto il resto…
Normalmente si definisce imposta quella parte di ricchezza che il cittadino deve cedere allo Stato per la soddisfazione di bisogni pubblici di ordine generale, mentre la tassa è la somma che si paga in corrispettivo di una prestazione che, pur recando a tutti i consociati un vantaggio indistinto, ne reca uno particolare e distinto a coloro che ne profittano (per esempio, le tasse che si pagano per frequentare l’università, la Tari, la tassa di registro per i contratti d’affitto, le tasse di successione, le tasse automobilistiche, sul possesso di navi ed aerei, ecc.).
Lo Stato è una grande famiglia. Il contributo di ogni cittadino permette di accrescere il benessere dell’intera comunità e di provvedere ai bisogni di tutti. Questa condivisione si chiama solidarietà sociale.
Ci sono diritti e doveri da rispettare. Come in tutte le famiglie ci sono delle regole. Lo Stato deve garantire ai cittadini il diritto ai servizi; i cittadini devono contribuire al loro buon funzionamento pagando le tasse. Per questo si chiamano contribuenti. Il diritto alla salute, all’istruzione, alla sicurezza… Tra i diritti che lo Stato deve garantire a ogni cittadino, c’è il diritto alla salute, per ricevere cure in caso di malattia; il diritto all’istruzione, per conoscere e imparare; il diritto alla sicurezza, per essere difesi in caso di necessità. Lo Stato garantisce questi diritti con servizi offerti gratuitamente: gli ospedali, le scuole, la polizia…

Il dovere di pagare le tasse

Per avere questi servizi dobbiamo fare tutti la nostra parte: le tasse sono il contributo che ci è chiesto, secondo le nostre possibilità, e che va nel “grande salvadanaio” dello Stato per tutto ciò di cui abbiamo bisogno.
Se nessuno pagasse le tasse… lo Stato non potrebbe garantire i servizi: non avremmo l’acqua, la luce, non ci sarebbero le strade né i giardini pubblici per far giocare i bambini, tutti i servizi costerebbero moltissimo e solo pochi potrebbero utilizzarli. Chi non paga le tasse è il tuo primo nemico! Chi non paga le tasse non rispetta la legge e danneggia gli altri: è un “evasore”. Per un disonesto ci rimettono tutti i cittadini onesti. L’evasore toglie anche a ciascuno di noi una parte dei nostri diritti.

Anche tu puoi fare la tua parte

Ognuno di noi è un protagonista, una parte importante della famiglia dello Stato. Quindi, noi sappiamo cosa sono i diritti e i doveri, e possiamo fare qualcosa a beneficio di tutti: rispettando le regole e chiedendo agli altri di rispettarle, per garantire il bene comune.
In effetti, si deve condividere l’idea che lo Stato deve essere considerato come un grande condominio, ove ognuno è tenuto a versare quanto previsto in proporzione ai millesimi attribuiti alle sue proprietà. 
Se qualcuno non versa il dovuto, per permettere alla “macchina condominiale” di continuare a fornire i servizi attesi (pulizie scale, uso dell’ascensore, consumo acqua fredda e calda, riscaldamento, mantenimento del giardino, pagamento dello stipendio al portinaio, la pronta manutenzione quando necessaria, e via dicendo), costringerà altri a sostituirli nel versare il necessario con l’aggravante di non poter escludere i cattivi pagatori dal godere dei beni comuni.
Sembra che le ricerche storiche possano aiutare a dire che già cinquemila anni fa, i potenti avevano inventato cose strane per spremere i produttori di ricchezza. E questo non deve destare tanta meraviglia. A scuola abbiamo appreso che l’imperatore Vespasiano aveva tassato anche la raccolta delle urine, usata in quei tempi per conciare le pelli. I nostri progenitori hanno pagato le tasse sul camino, sul focolare, sulle finestre, sulla lunghezza della barba, sulle parrucche, sulla cipria usata soprattutto dai ricchi, e furono obbligati a comprare un certo quantitativo di sale (fornito dall’autorità, a prezzo imposto) a prescindere dalle proprie necessità. Solo nel 1927 i Savoia hanno tolto la norma che obbligava gli eredi di chi moriva in battaglia a pagare anche la tassa di successione. Ed è recente anche la norma che ha tolto la medaglietta che i padroni dei cani dovevano annualmente richiedere al Comune, ovviamente, versando i relativi diritti. La revoca è avvenuta solo quando ci si è accorti che la gestione costava più di quanto incassato.
Molti si lamentano perché pagano tasse troppo elevate, il che può anche essere vero. La verità assoluta, comunque, è che se ognuno pagasse il dovuto, l’ammontare delle tasse, da ciascuno dovute, sarebbero inferiori. In un mondo ideale dovremmo essere contenti di quanto versiamo allo Stato perché è la diretta relazione con quanto abbiamo guadagnato. Gli americani USA, prima di presentare la propria candidatura per qualsiasi incarico pubblico, devono indicare i propri redditi e le disponibilità patrimoniali. 
Sembra che in Italia ci sia una forte evasione di imposte, ma nonostante le leggi molto severe, in carcere c’è poca gente condannata per questa ragione. In Germania, dicono che l’evasione sia poca cosa ma in carcere, per i reati fiscali, ci sono persone dieci volte in più che da noi. Qualcosa non quadra. Non disperiamoci. L’Agenzia delle Entrate ci scriverà comunicandoci come sono utilizzate quasi tutte le tasse che paghiamo. Non è tanto, ma a qualcosa servirà. Speriamo.

L'incontro si terrà in ALDAI
sala Viscontea Sergio Zeme - via Larga 31 – Milano

Martedì 23 ottobre 2018 alle ore 17.30
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