“Ma mi stai ascoltando?”

L’Ascolto Attivo: uno strumento potente per risultati inaspettati

Alessandro Gatteschi - Elena Toffetti

Executive Tutor ALDAI
Forse vi è già capitato – durante una conversazione – di capire al volo i concetti chiave esposti dal vostro interlocutore, di essere o non essere d’accordo con quello che avete capito e di pensare immediatamente a cosa potete dire per confermare o confutare quello che avete appena inteso. Siete lì, concentrati sui vostri pensieri e aspettate solo che il vostro interlocutore vi dia spazio per poter esprimere il vostro punto di vista. 

Se avete avuto di queste esperienze siete in buona compagnia, la maggior parte delle conversazioni soffrono di questo problema. Le persone molto spesso non ascoltano per capire davvero che cosa l’altro voglia esprimere, ma si fermano in superficie e, in base alla stima che hanno per la persona, “ascoltano per confermare” o “ascoltano per dissentire”, con il risultato di non sfruttare appieno la comprensione della prospettiva dell’altro, del suo punto di vista.
Molti sociologi e psicologi hanno classificato la qualità dell’ascolto in livelli di crescente attenzione e intimità tra gli interlocutori. Stephen Covey – consulente aziendale, educatore, scrittore e un’autorità sulle tematiche di leadership – nel suo libro The 7 Habits Of Highly Effective People descrive cinque livelli di ascolto che sono cruciali per la comunicazione efficace e la comprensione reciproca. 

  1. Il primo livello, ignorare, si riferisce al fatto di non prestare alcuna attenzione al relatore. 
  2. Fingere di ascoltare, il secondo livello, consiste nel manifestare alcune reazioni, verbali e non, a ciò che viene detto, ma in realtà non prestare attenzione affatto. 
  3. L'ascolto selettivo, il terzo livello, consiste nel concentrarsi solo su certe parti della conversazione che interessano l'ascoltatore. 
  4. L'ascolto attento, il quarto livello, implica dedicare il proprio tempo e prestare molta attenzione a quanto espresso dal relatore, restando comunque all’interno del proprio schema di riferimento. 
  5. L'ascolto empatico o ascolto attivo, il quinto e più alto livello, implica la comprensione della prospettiva dell’interlocutore e la percezione delle emozioni che esso vive mentre esprime un pensiero. Questo livello di ascolto porta a una stretta connessione tra relatore e ascoltatore.
L’essenza dell’ascolto attivo o empatico è quindi la comprensione dell’altro da due prospettive  differenti, quella razionale/intellettuale (cosa mi dice e pensa) e quella emotiva (cosa sente e prova).
Diventare dei professionisti dell’ascolto attivo significa – come dice Stephen Covey – spogliarsi della propria autobiografia, uscire dai propri schemi di riferimento e sistemi valoriali, dimenticare la propria storia e la tendenza a giudicare gli altri ed entrare in profondità nello schema di riferimento dell’interlocutore per vedere la storia dal suo punto di vista.

Come illustrato nella figura sopra, nei primi quattro livelli chi ascolta rimane all’interno del suo schema di riferimento. Per ascoltare empaticamente, al quinto livello, bisogna invece essere in grado di entrare nello schema di riferimento del nostro interlocutore.
L’ascolto attivo è una delle tecniche e capacità basilari, ma non per questo semplici, che buoni coach e tutor devono saper utilizzare con le persone che si rivolgono a loro. Gli Executive Tutor ALDAI, sia nei percorsi MyExecutiveTutoring – dedicati ai colleghi manager in servizio o in transizione di carriera – sia durante i percorsi Tutoring Next Generation – dedicati ai figli/nipoti dei Soci ALDAI – sfruttano l’ascolto attivo, appreso e praticato nei corsi di Coaching annuali, per entrare in relazione con i Tutoree, per creare quel clima di fiducia necessario per intraprendere un percorso efficace e accompagnarli verso i loro obiettivi. 

L’ascolto empatico, oltre che aiutare l’Executive Tutor nelle sessioni di Tutoring, è particolarmente importante anche nelle relazioni professionali e personali, poiché consente una comunicazione costruttiva ed efficace evitando di entrare in conflitto o quantomeno smorzandone l’entità. Questa preziosa competenza dovrebbe, a nostro avviso, essere sviluppata e utilizzata come una potente leva per costruire qualsivoglia relazione sociale e professionale che sia efficace e, perché no, anche piacevole.   

To truly listen means to transcend your autobiography, to get out of your own frame of reference, out of your own value system, out of your own history and judging tendencies, and to get deeply into the frame of reference or viewpoint of another person.  This is called empathic listening.  It is a very, very rare skill.  But it is more than a skill.  Much more...
STEPHEN R. COVEY


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