Un contratto per i dirigenti

Le trattative in corso per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro dei Dirigenti Industria per portare a casa un contratto condiviso dai colleghi che rafforzi l’impegno per l’impresa.

Manuela Biti

Vicepresidente ALDAI - Federmanager
Per molti anni le trattative contrattuali sono state condotte all’insegna dell’evoluzione del ruolo dirigenziale che non si è però concretizzato secondo le aspettative, con una sostanziale perdita di valore del contratto, malgrado gli sforzi negoziali delle rappresentanze delle imprese e manageriali. 
Ne è derivata, con una caduta di credibilità, un'oggettiva situazione di accresciuta precarizzazione della categoria: ora, un dirigente in servizio che opera al massimo delle sue forze alla realizzazione degli obiettivi aziendali non può operare per così dire sotto minaccia costante di non vedere riconosciuti i propri meriti o, peggio, di mettere a rischio la sua serenità e quella della sua famiglia, con la minaccia al proprio posto di lavoro.
Questa precarietà ha rischiato e rischia di compromettere il rapporto di collaborazione e fiducia fra dirigente e impresa, pilastro fondante del rapporto di partnership per un concreto rilancio del sistema manifatturiero. Serve un patto di collaborazione che possa arricchire di competenze emergenti il tessuto produttivo, che nonostante le difficoltà del contesto dimostra vitalità e opportunità di crescita. 
Riportare sotto piena tutela contrattuale la funzione, la retribuzione e la difesa del lavoro del dirigente sono i temi di questa tornata contrattuale.
Il percorso di rinnovo del contratto è iniziato “con il piede giusto”, definendo con chiarezza obiettivi e ambiti della trattativa, sforzandosi di prefigurarne e dimensionarne gli impatti e di definire una linea di condotta.
Ai dirigenti va riconosciuto il valore delle competenze insieme all’impegno e alla responsabilità che ne caratterizzano il ruolo, in questo momento di snodo ed evoluzione delle organizzazioni aziendali per conseguire nuovi modelli di business. Alla dirigenza va riconosciuto il contributo all’impresa con una giusta retribuzione, che certo non costituisce una voce capace di mettere a rischio i bilanci aziendali.
Invece, una dirigenza motivata e serena potrebbe configurarsi come un imperdibile fattore di successo.
Nell’attuale dibattito sulla necessità di nuovi investimenti, in particolare orientati alle infrastrutture, risulta prioritario l’investimento in “capitale umano”, ovvero in formazione, internazionalizzazione e motivazione delle risorse. Ecco, anche i dirigenti sono pronti a ripartire da qui, nella convinzione che a loro competa un ruolo determinante nel futuro industriale del Paese.  Un ruolo che non può essere delegato ad altre figure, pur importanti dell’organizzazione aziendale. 
È anche una questione di dignità.
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