Il ruolo del manager nel mondo VUCA
Lo scenario politico-economico si presenta sempre più complesso e articolato: dai dazi al riaccendersi di tensioni locali fino all’instabilità politica. Sono diversi i fattori critici che impattano sulle aziende e sulle decisioni di chi ogni giorno deve analizzare, valutare e assumersi responsabilità: i manager.
Bruno Villani
Presidente ALDAI-Federmanager
“V.U.C.A.” ovvero Volatile, Uncertain, Complex e Ambiguous. Ecco come si presenta il mondo del business oggi. Un mondo che, se da un lato è dominato da un mercato che fatica a crescere – quest’anno abbiamo assistito per la prima volta dal 2013 ad un calo della produzione industriale lombarda secondo i dati del secondo trimestre 2019 –, dall’altro è attraversato da una profonda trasformazione industriale che, grazie anche al 4.0, sta rivoluzionando il modo di creare beni e servizi, portando con sé una nuova concezione del lavoro e della produzione. Non a caso infatti le tecnologie digitali sono, se bene usate, una delle armi di cambiamento più formidabili, capaci di liberare le forze necessarie allo sviluppo: l’ultimo Global Survey sul tema Data e Analytics di McKinsey evidenzia che i leader nell’uso di queste tecnologie ottengono un contributo di almeno il 20% sul loro EBIT degli ultimi 3 anni.
Le aziende, in questo contesto, sono quindi inevitabilmente chiamate ad una sfida per non soccombere all’ondata del cambiamento e per creare un ambiente stimolante e innovativo. Per vincerla è necessario non solo dare impulso all’imprenditorialità aziendale e a nuovi modelli di leadership, ma anche generare una nuova cultura di impresa basata sulla managerialità.
La complessità del business rende necessaria la collaborazione a tutti i livelli unitamente ad un approccio collettivo che sia costruttivo e non competitivo. Alla complessità del contesto si unisce una complessità dinamica, o dove spazio e tempo giocano un fattore chiave nel binomio causa – effetto. L’ultimo elemento è la A di ambiguità. Un’ambiguità che si gioca su due fronti, da un lato intesa come metafora di una realtà oggi sempre più incerta, dove i messaggi del mercato sono spesso poco catalogabili o prevedibili, dall’altra come incapacità di concettualizzare anticipare eventuali minacce prima che sia troppo tardi.
Alla luce di tutto questo i Manager oggi non solo devono mettere in conto una buona percentuale di incertezza nelle scelte, ma devono sviluppare anche propensione al rischio e abilità di trarre beneficio dai fallimenti, al fine di non provare ad eliminare l’ambiguità, ma di conviverci e volgerla, ove possibile, a proprio favore. In un mare in tempesta il Capitano sa bene che è fondamentale è tenere la rotta.
Insieme alle sempre più richieste “soft skill” per stare al passo con la marcia trionfale di scienza, tecnologia, sviluppo organizzativo, oggi l’esperienza che abbiamo, e che è confermata dal confronto con i competitor esteri, ci dice che il mercato richiederà a noi Manager competenze sempre più qualificate e complesse.
Avere una visione e continuare a sognare, con visione strategica di lungo termine, è comunque un must irrinunciabile.
“Le nostre tecnologie si sono sviluppate più velocemente della nostra capacità, come società, di capirle. Adesso dobbiamo rimetterci in pari” (Joichi Ito, Direttore del Media Lab del M.I.T.).
La tecnologia può cambiare l’Italia, ma per cambiare ci vuole uno sforzo complessivo e collettivo, è necessario mettere insieme le competenze di tutti, come ci insegna il “concetto” di intelligenza collettiva, ed è necessario farlo all’interno di un disegno strategico di innovazione che abbia alla sua base una visione di sistema. Per passare dalle parole ai fatti, dalle promesse alla realizzazione concreta del cambiamento che vogliamo vedere.
01 novembre 2019