Evoluzione ed Economia circolare

L’implementazione di una economia circolare ha l’obiettivo di creare processi e condizioni che siano sostenibili ed in grado di gestire nel lungo periodo le risorse del nostro Pianeta

di Massimo Melega

Presidente Federmanager Bologna - Ferrara - Ravenna

L’implementazione di una economia circolare ha l’obiettivo di creare processi e condizioni che siano sostenibili ed in grado di gestire nel lungo periodo le risorse del nostro Pianeta.

Il valore ambientale, tuttavia, sarà sempre più legato al valore economico e quindi al profitto, alla stabilità ed alla resilienza finanziaria. Per tale motivo, sarà importante inserire nuove metodologie per supportare le decisioni all’interno delle aziende.

Ricordiamo per inciso come il cambiamento non sia – come qualcuno pensa – una variabile, ma una costante.

L’introduzione di tecnologie e processi digitali connessi all’industria 4.0, che si basano su un mix tecnologico di robotica, sensori, IA, verrà indirizzata anche a favorire lo sviluppo dell’economia circolare.
In tal modo, si renderanno la progettazione e la produzione più sostenibili, così come sarà possibile la realizzazione di processi che consentano di tracciare meglio il consumo delle risorse e l’utilizzo dei prodotti.

Di conseguenza, i ruoli manageriali nelle aziende saranno sempre più legati ai processi evolutivi e non soltanto alle prescrizioni di leggi e norme.  In altre parole, il manager non sarà solo un garante della conformità legislativa, ma sarà anche e sempre più protagonista di innovazione all’interno dell’azienda, una vera e propria “spugna” della crescita tecnologica, economica e sociale del mondo che ci circonda.
Non potrà quindi essere una figura “trainata” dagli eventi, ma al contrario sarà un virtuoso seminatore di novità, che si spinge ben oltre la compliance.
E dovrà saper analizzare i fabbisogni formativi delle varie fasce d’età della popolazione lavorativa.
Tutto questo grazie alla conoscenza approfondita del sito ed alla capacità di strutturare raccolte dati affidabili, individuare KPI significativi, suggerire azioni ed attività atte a migliorare le perfomances.

Alcuni esempi:

·      Consumi energetici legati alle singole macchine produttive.

·      Sistema di controllo dei dati dei rifiuti (acqua, sfridi, ecc.) per valutare processi che possano migliorarne la gestione.

·      Benchmark continui, al fine di individuare nuove opportunità.

·      Un occhio critico alla produttività, agli OEE, ai mercati… insomma: sempre più un vero “uomo – azienda”, partner prezioso dell’imprenditore.

Massimo Melega, Presidente Federmanager Bologna - Ferrara - Ravenna

Massimo Melega, Presidente Federmanager Bologna - Ferrara - Ravenna

Ma quali sono i possibili “incidenti di percorso” per il manager?

Può capitare che vi sia scarsa percezione – da parte del vertice aziendale o della proprietà – della necessità di trasparenza sui dati, oppure una chiusura rispetto alla ricerca di soluzioni a problemi che non vengono percepiti come tali.

Oppure, ancora, indisponibilità ad investire – e quindi chiusura verso la delega.

E questo – si badi bene – non solo da parte del datore di lavoro, ma anche da parte di altri livelli sottostanti, che potrebbero temere ingerenze.

Anche in perfetta buona fede: vi sono uffici tecnici che incorporano novità progettuali senza preoccuparsi della formazione di chi dovrà implementarle sui prodotti: talvolta le tecnologie crescono più in fretta di quanto noi riusciamo a spiegare…

Vi sono Corporate che danno linee guida condivisibili (ricordate l’onnipresente “safety first”?), ma quando arriva – se arriva - il data sheet relativo alla nuova linea/impianto/procedura/reagente da utilizzare, non vi si trova una riga su sicurezza ed ambiente.
E questo può causare errori clamorosi che sono poi molto difficili da gestire “a posteriori” (p.es. sottoprodotti inquinanti da processo).

In altri casi, possono essere sottovalutati i problemi: il cambio di reagente in un determinato processo – in determinate situazioni impiantistiche, per esempio alte temperature – può generare situazioni pericolose.
Un’altra criticità, spesso sottovalutata, è costituita dai piani di dismissione.
È necessaria molta attenzione nel passaggio produttivo ad altri siti del gruppo, che magari operano in contesti nazionali con norme diverse, o dove possono emergere resistenze nelle figure apicali.

In generale, occorre strettissimo coordinamento tra le direzioni tecnica, di produzione e di stabilimento, ma anche acquisti, vendite e logistica devono essere costantemente allineate.

Il Manager di ciascuna funzione viene dunque ad essere un cardine per la crescita aziendale sostenibile, e lo sarà sempre di più in questo contesto in rapidissima evoluzione.