Gestire l’AI, Federmanager: “prima della formazione ‘tecnica’ servono educazione e consapevolezza”
Convegno “Dalla società del sapere alla società del capire” promosso da Federmanager Bologna-Ferrara-Ravenna e Ordine degli Ingegneri di Bologna. Il mercato dell’AI in Italia vale 760 milioni di euro e gli investimenti sono in crescita.

di Monica Dall'Olio

Accelerazione tecnologica e approccio Human AI Teaming
Ha aperto i
lavori Tullio Patassini, capo
segreteria presidente commissione Attività produttive della Camera dei
Deputati, che ha sottolineato: "Con l’Intelligenza Artificiale siamo di
fronte a un’accelerazione tecnologica che non ha eguali nella storia, una
macchina che potrebbe sostituirsi all’uomo nella possibilità di scegliere tra
opzioni disponibili, con profonde implicazioni di carattere etico. Ringrazio
gli organizzatori del convegno odierno per aver evidenziato che l’innovazione,
che è innata alla natura dell’uomo, va governata e non subita, al fine di
massimizzarne i risultati contenendo i rischi sia di natura cybernetica che
sociale. Cogliendo le potenzialità della tecnologia, è opportuna un’adeguata
regolamentazione pubblica che tuteli tutti i cittadini senza limitare la
velocità di ricerca, fondamentale elemento competitivo nazionale in un mondo
globalizzato."
Ha evidenziato
gli aspetti che caratterizzano un approccio vincente Human AI Teaming Emanuele Frontoni, professore ordinario
di Informatica all’Università di Macerata e co-director del VRAI Vision
Robotics & Artificial Intelligence Lab, che ha spiegato: “Human-AI Teaming
rappresenta un paradigma collaborativo in cui esseri umani e sistemi di
intelligenza artificiale operano in sinergia, ciascuno valorizzando le proprie
capacità distintive. L’obiettivo non è la sostituzione dell’intelligenza umana,
bensì il suo potenziamento attraverso l’integrazione di strumenti intelligenti
in grado di amplificare l’efficacia decisionale, l’efficienza operativa e la
personalizzazione dei processi. Tale cooperazione si fonda su una distribuzione
funzionale dei compiti: l’AI si occupa di elaborazioni complesse, gestione di
grandi moli di dati e identificazione di pattern, mentre l’umano esercita
giudizio etico, pensiero critico e responsabilità. Affinché questo modello
possa realizzarsi in modo sostenibile ed etico, è necessario promuovere
trasparenza algoritmica, accountability condivisa e una formazione mirata per
sviluppare competenze tecniche, cognitive e relazionali. Questa non è solo una
strategia tecnologica, ma una visione culturale e organizzativa del futuro del
lavoro, dell’apprendimento e della cittadinanza.

Gli impatti giuridici e sociali della trasformazione digitale
Luna Bianchi, CEO e Co-founder Immanence, membro del World Economic Forum
Working Group for Metaverse Governance, è intervenuta sugli impatti giuridici e
sociali della trasformazione digitale e ha evidenziato: “L’IA non è neutra:
amplifica bias, automatizza disuguaglianze e ridefinisce il potere decisionale
nelle nostre società. Per questo il rischio etico è oggi una componente
fondamentale sia a livello di strategia aziendale, sia di costruzione sociale.
Essere consapevoli e comprendere che l’IA ci pone davanti a sfide non solo
tecnologiche, ma soprattutto culturali, sociali ed etiche è l’unica soluzione
per costruire un futuro giusto e sostenibile”.

L’AGI? Un problema di rappresentazione della conoscenza

Intelligenza Artificiale e Intelligenza Umana: cosa ci rende veramente umani?
Della
straordinaria convergenza tra le moderne scoperte scientifiche di meccanica
quantistica, Platone e le filosofie religiose orientali ha invece trattato
l’intervento di Fabrizio Bartoli,
professore di fisica, classicista e appassionato di Platone: “C’è un
collegamento tra nuove scienze, come fisica quantistica ed epigenetica, e
antica filosofia, soprattutto con Platone, riferimento per i filosofi venuti
dopo. A lui dobbiamo il concetto dell'interconnessione espresso nel Timeo con
la Nutrice, matrix, intreccio, che in fisica si chiama entanglement. Noi non
siamo come abbiamo spesso creduto separati, ci sono continue interazioni tra
tutte le cose che sono nel cosmo. Anche l'AI è un esempio di questo intreccio,
nello specifico tra l'umanità ed enormi raccolte di dati, nel quale la macchina
favorisce il collegamento, ma i dati li abbiamo forniti noi.”
Ha chiuso la
giornata lo speech di Padre Natale Brescianini,
monaco e coach spirituale, Eremo di Monte Giove, che ha chiuso i lavori
toccando aspetti legati a spiritualità e tecnoumanesimo: aspetti complementari
che, se opportunamente gestiti, possono esaltarsi vicendevolmente.
“Da sempre –
ha spiegato – la condizione dell’essere umano è tecno-umana e ogni sviluppo
tecnologico ha cambiato il modo e la prospettiva di capire la realtà. Grazie
alla tecnologia possiamo comprendere l’infinitamente grande e l’infinitamente
piccolo; ora con l’AI possiamo comprendere e gestire l’infinitamente complesso.
Siamo chiamati a capire la particolarità e l’unicità delle diverse intelligenze
per entrare in una logica non di sostituzione o competizione, ma di
collaborazione (cit. B. Giovanola). L’intelligenza artificiale ha bisogno di
dati, di velocità nella elaborazione e ha come risultato delle informazioni e
delle previsioni. L’intelligenza umana ha bisogno di relazione, esperienza, di
una qualità del tempo profonda per giungere ad una comunicazione che non è solo
scambio di informazioni. Abbiamo bisogno di sapienza pratica, che parte
innanzitutto dal saper porre le domande giuste.”

