Un tram per Bologna. Ottimizzare le strategie di mobilità per una città più efficiente, moderna e sostenibile
Era il 3 novembre 1963 quando, a Bologna, i tram 210 e 218 effettuarono l'ultima corsa. Furono così dismesse le ultime due linee tramviarie della città, la n.6 per Chiesa Nuova e la n.13 per San Ruffillo. Da quel giorno di quasi sessanta anni fa la nostra città, a differenza di tante altre in Italia e in Europa, si è sviluppata in assenza di tramvia, unicamente a misura di un sistema di pubblico trasporto su gomma (bus e filobus). Reintrodurre oggi una rete tramviaria ex novo risulta quindi un esercizio complesso che deve affrontare numerose impegnative criticità infrastrutturali, urbanistiche e di percezione da parte della cittadinanza, che non avremmo se si fosse mantenuto e progressivamente adeguato e modernizzato il “vecchio” sistema di trasporto urbano su ferro.
Massimo Kolletzek
Consigliere e membro Commissione Sostenibilità e Infrastrutture per Ambiente, Territorio ed Energia (SIATE) di Federmanager Bologna - Ferrara - Ravenna
Quali presupposti: Riduzione emissioni climalteranti, incidentalità e domanda di mobilità
A tale proposito, si osserva come a Bologna, al pari di altre città, da anni si perseguano politiche della mobilità che penalizzano l’efficienza, causando rallentamento e congestione del traffico privato con inevitabili ricadute sulla circolazione dei mezzi pubblici.
Tali inefficienze di sistema generano conflittualità tra mobilità pubblica e privata, che dovrebbero invece integrarsi; aggravio dei costi per entrambe le componenti; maggiore impatto ambientale tipico di un sistema a bassa efficienza; diseducazione alla mobilità responsabile, sicura e realmente sostenibile.
L’efficienza, come noto, rappresenta uno dei principali fattori di competitività dell’economia, di sostenibilità ambientale (una “fonte energetica” in più) e, in ultima analisi, di qualità della vita.
“Per quello che riguarda il traffico privato, sono da sottolineare alcuni effetti tra loro correlati: da un lato, l’ingombro dell’infrastruttura tramviaria sulla piattaforma stradale causa una relativa diminuzione di capacità del corridoio per il trasporto privato. La diminuzione di capacità provoca un aumento della congestione riscontrabile principalmente soprattutto lungo il corridoio tramviario, che porta l’utenza ad una diversa scelta di itinerario, con conseguente aumento dei tempi di percorrenza e allungamento dei percorsi”.
- Nel breve periodo una riduzione del traffico auto del 20% (senza peraltro indicare obiettivi di riduzione dei gas serra da traffico).
- Nel lungo periodo una riduzione del 40% delle emissioni di gas serra da traffico generate per il 28% dal contenimento del traffico auto e per il 12% dal rinnovo parco circolante.
Altra criticità è costituita dall’influenza sulla domanda, che si tende a forzare con provvedimenti sempre più restrittivi della libertà di movimento privata, domanda che resta sostanzialmente anelastica per ragioni indipendenti dalle scelte e dalla volontà dell’utenza, come evidenziato da qualificate analisi svolte dal CENSIS , che nel Rapporto sulla Mobilità degli italiani (Roma, 2019, in situazione pre-covid) evidenzia tra l’altro che:
Migliorare la sostenibilità del progetto
- L’intero progetto non appare coerente col tessuto urbanistico, residenziale, produttivo e dei servizi in quanto l’ingombro trasversale compromette la mobilità privata e le restanti linee bus su assi storici portanti della viabilità urbana. L’inevitabile conseguente dirottamento di parte del traffico su vie interne residenziali causerà un peggioramento delle condizioni ambientali in tali zone, oltre ad impattare negativamente su numerose attività commerciali e di servizi, che subiranno limitazioni anche per l’eliminazione di numerosi posti auto, solo in parte sostituiti, per di più in modo improprio e in tempi non definiti.
- Poiché la tramvia non potrà essere ostacolata da attività riguardanti edifici adiacenti alla linea che richiedono la sosta temporanea di automezzi anche voluminosi, quali: autospurgo, traslochi, cantieri di ristrutturazione edilizia e relativo carico/scarico e deposito materiali, ecc., tali attività potranno essere autorizzate solo nei limitati orari notturni in cui la circolazione tramviaria non è attiva. Risultano evidenti le ricadute negative sulla sostenibilità di una tale situazione, oltre alle conseguenze in termini di costi ed efficienza.
- La mobilità (pubblica e privata) su gomma dovrà comunque essere garantita e resa fluida su alcuni assi portanti, per garantire sostenibilità ambientale, trasportistica e sociale. A traffico più lento e congestionato consegue maggiore tempo di permanenza dei mezzi sulla strada e quindi maggiori emissioni e costi diffusi.
In sede di progetto si dovrà quindi prevedere una soluzione su due livelli in alcuni punti critici di intersezione della viabilità stradale con il tracciato della tramvia:
- Viale Masini con Via Indipendenza - Via Matteotti, (due linee di tram nei due sensi con frequenza media di passaggio di un convoglio al minuto);
- Porta San Felice, dove i viali di circonvallazione sono abitualmente congestionati in entrambe le direzioni;
- Via Pertini - Prati di Caprara con Via Emilia Ponente in prossimità dell'Ospedale Maggiore, dove, oltre alla grande densità di traffico, si dovrà agevolare il flusso dei mezzi di soccorso che accedono all'ospedale.
In queste intersezioni (ed eventualmente alcune altre) si dovranno prevedere sottopassi stradali per la viabilità su gomma, in assenza dei quali si aggraverebbe la già rilevante congestione. Anche la diminuzione del traffico ipotizzata in sede di progetto (tutta da verificare nei fatti) difficilmente potrà compensare l’interferenza imposta dalla tramvia.
Appare quindi essenziale cogliere l’occasione per realizzare le opere di sottopasso, anziché rinviarle a tempi successivi, peraltro non definiti, che comporterebbero costi più elevati e disservizi, oltre all’incertezza nell’effettiva esecuzione.
4. Da considerare poi criticità relative a sicurezza e decoro urbano, in particolare:
- l’impatto sui tanti accessi laterali di strade pubbliche e passi carrai che, quand’anche semaforizzati, dovranno sottostare alla priorità della circolazione tramviaria e all’uscita/immissione su arterie ridotte spesso ad una sola corsia, con il peggioramento degli accodamenti e rischio di incidentalità con i tram, come illustrato nella fig. 2 sopra;
- grave limitazione ai percorsi dei mezzi di soccorso: Ambulanze, VV.F. e Forze dell’Ordine. Ci si chiede come si pensa di assicurarne il transito veloce nei numerosi tratti in cui con la realizzazione del tram resterà una sola corsia stradale e i mezzi di emergenza non potranno sorpassare sulla corsia di marcia del tram, così come in presenza di tratti promiscui in cui i mezzi dovranno accodarsi ai convogli tramviari, subendone le esigenze di sosta e i limiti di velocità. Situazioni non compatibili con la rapidità di intervento dei mezzi di soccorso (v. Fig. 3 sotto);
- Non appare in alcun modo giustificata la ri-scopertura del canale sulla Via Riva di Reno, a suo tempo opportunamente tombato. Quest’opera, che non risulta funzionale alla realizzazione del tram, darà origine ad infestazioni (zanzare, topi), cattivi odori, abbandono di rifiuti, oltre a favorire situazioni di spaccio e degrado. Va da sé che nel caso la struttura dell’attuale copertura risultasse non idonea al carico della tramvia si procederà alle opere di rinforzo necessarie. Sarebbe dunque doveroso eliminare dal progetto questo intervento, con indubbi risparmi di tempo e denaro. (v. Fig.4 in basso).
- Non sfuggirà inoltre la grande attenzione da porre alla complessa e delicata rilocazione dei sottoservizi, molto critica per i potenziali danni agli edifici storici e dai costi difficilmente ipotizzabili.
- Infine, ma non ultimo, si osserva che la cantierizzazione in contemporanea con il Passante porterà per diversi anni al sommarsi dei disagi e delle gravi ricadute sulla mobilità e sulla vivibilità del territorio, criticità che già sarebbero rilevanti nel caso di esecuzione di una sola delle due opere.