Il prezzo della libertà

Al momento di scrivere non sappiamo ancora dove ci porteranno le follie, ma sarebbe più giusto chiamarle strategie imperialiste, di Vladimir Putin; addirittura, se arrivasse ad attuare le minacce atomiche, queste note potrebbero essere cenere nel vento

Marco Vezzani 

Presidente Federmanager ASDAI Liguria
Anche sperando che la saggezza, ammesso ve ne sia, prevalga, è un fatto che dopo la pandemia, che peraltro farà sentire ancora a lungo i suoi effetti, un’altra sciagura ancora più terribile si è abbattuta sulle nostre vite, sui nostri paesi e sulle nostre economie; e la guerra a sua volta è andata a drammatizzare le carenze energetiche e le spinte inflazionistiche minando la competitività delle nostre imprese e intaccando i risparmi e le pensioni.

Tra l’altro, mentre i governi si accingevano ad aumentare i tassi d’interesse per raffreddare l’inflazione e interrompere la “pioggia di denaro” elargita durante la pandemia, la nuova tempesta perfetta richiederebbe invece di allentare ancora i freni: insomma, si rischia il peggio del peggio, e cioè la cosiddetta “stagflazione”, dove, come ricordano i più anziani di noi, coesistono in un cocktail micidiale 
inflazione e stagnazione dell’economia.

Ad aggiungersi a tutto ciò, le sanzioni che l’Occidente ha ritenuto (giustamente) di comminare alla Russia, non potranno che ripercuotersi pesantemente sul prezzo dei prodotti energetici e su altri a cascata. Qui voglio essere chiaro: la libertà non ha prezzo e le sanzioni sono l’unica alternativa all’uso delle armi; il ricordo della seconda guerra mondiale dovrebbe essere scolpito nel nostro DNA: il compito dei manager, quindi, è accettare per sé e per le proprie imprese questo peso mettendo in campo tutte le personali capacità per assorbirne il più possibile l’impatto.

Ma sempre come manager dovremmo anche ricordare a chi oggi si lamenta e straparla alcune cose che rispetto all’energia abbiamo sostenuto inascoltati per decenni.

Se oggi dipendiamo per circa il 50% dalla Russia per l’approvvigionamento energetico, infatti, non è colpa del destino ma di scelte politiche scellerate cui ci siamo sempre inutilmente opposti: no ai rigassificatori (quando l’allora AMGA ne ha realizzato uno a Livorno ha subìto ogni sorta di attacco; oggi ne servirebbero almeno 10); no alle trivellazioni nell’Adriatico, che galleggia sul petrolio e il gas naturale; no al gasdotto in Puglia (fortunatamente Grillo e i 5S non sono riusciti ad impedirlo, e ora tacciono); no al nucleare, e qui ovviamente i pareri sono diversi, ma noi liguri avevamo e abbiamo nell’Ansaldo chi avrebbe potuto costruirle in sicurezza.

Non è mai troppo tardi, e speriamo almeno che questa crisi aiuti ad ascoltare di più i manager impegnati nelle energie rinnovabili, spesso anch’esse contestate, ma anche nell’approvvigionamento di vettori energetici tradizionali ancora necessari.

Federmanager sarà ancora al fianco dei manager impegnati in queste battaglie e ancor più di chi a causa dello sconvolgimento in atto rischierà di perdere il lavoro; ci sarà ancora più bisogno del Vostro sindacato per difendere il nostro potere d’acquisto, per sostenere la
sanità integrativa, per difendere le Aziende minacciate dagli eventi; rinnovateci dunque la Vostra fiducia, iscrivetevi anche nel 2022: 
non Vi deluderemo!