Nuovo Parlamento e dirigenza
La rappresentanza parlamentare della dirigenza è numericamente molto modesta in paragone ad altre categorie ed è quindi necessario presidiare i luoghi dove si prendono decisioni importanti per la categoria, facendo massa critica con i colleghi di altri settori
Massimo Rusconi
Presidente Federmanager Torino
In questo periodo mi sono preso la briga di esaminare un dossier dal titolo “Il nuovo Parlamento”: in esso sono elencati, regione per regione, tutti i parlamentari sia del Senato sia della Camera.
La lettura non è stata propriamente divertente, ma neanche noiosa. Infatti, accanto a ciascun nome, oltre al partito di appartenenza, compare anche un brevissima auto-descrizione che ha, presumo, l'intento di mettere in luce professionalità, doti e meriti, ma che mi ha anche offerto l'occasione di capire, ancorché superficialmente, da quali categorie di cittadini siamo maggiormente rappresentati.
Non sono stato sorpreso di vedere un gran numero di avvocati, di funzionari di partito, nonché di sindaci ed assessori vari, ma mi hanno divertito coloro che si presentano come “ex” di qualcosa, “politico di lungo corso”, ed uno addirittura come “figlio di ex ministro”.
Nello scorrere i nomi mi sono poi appuntato tutti coloro che si presentano come dirigente, non solo di azienda, ma anche, ad esempio, della sanità e di altri settori, ed alla fine ho contato (posso aver sbagliato di qualche unità) 9 senatori e 14 deputati su, rispettivamente, 200 e 400 componenti. Avevo coscienza che pochi di noi erano in Parlamento, ma sono stato sorpreso dall'esiguità dei numeri!
E poi, quanti di questi saranno iscritti a Federmanager o comunque a CIDA – Confederazione Italiana Dirigenti e Alte professionalità? Ovviamente nulla da eccepire, questa è la democrazia, nel bene e nel male, ma qualche riflessione è opportuna.
Forse i dirigenti in servizio non si sono neppure candidati perché non hanno tempo o non possono permettersi di rischiare il posto di lavoro (non hanno studi avviati che li accolgono dopo il mandato o aziende che concedono aspettative), forse non sono avvezzi alla politica oppure sono disgustati dai suoi “metodi”.
E i pensionati? Credo che, dopo una vita spesa in azienda trovino arduo “scendere in campo” laddove vigono regole e abitudini diverse da quelle a cui sono usi. Magari preferiscono fare volontariato o semplicemente “godersi” la pensione (da molti giudicata “d'oro”).
Resta comunque il fatto che in Parlamento la nostra categoria è poco presente e quindi, per vedere rappresentate le nostre idee ed i nostri valori, dobbiamo contare sui pochi di noi eletti e sulla sensibilità di altri.
Mi chiedo allora se servirebbe avere più dirigenti in Parlamento e la mia risposta è sicuramente sì, anche se qualcuno potrebbe sostenere che in realtà un parlamentare in quanto tale ha un compito più di studio, di elaborazione, che di managerialità.
A mio avviso, invece, non è corretto pensare che i dirigenti e la cultura manageriale siano solo utilizzabili per attività "operative": un buon manager sa certamente studiare, progettare, elaborare mettendo in gioco la capacità di gestire la crescente complessità dei problemi del nostro tempo con concretezza e determinazione.
In ogni modo, rebus sic stantibus, e in attesa e speranza che nelle prossime tornate elettorali avremo più dirigenti eletti, possiamo, e anzi dobbiamo, agire al fine di dare un fattivo contributo al Paese.
Federmanager non è mai stata ferma, ma negli ultimi tempi ha incrementato l'attenzione verso il mondo politico, conscia che non basta confrontarci con le nostre controparti classiche, ma che occorre anche almeno presidiare i luoghi ove si prendono decisioni importanti che incidono sulla nostra categoria.
Detto in estrema sintesi:
- Sono state istituite le Commissioni nazionali ad hoc per alcuni settori chiave (siderurgia; innovazione e trasformazione digitale; transizione ambientale ed energetica; infrastrutture, trasporti e logistica; automotive) per definire position papers e supportare i vertici.
- Si seguono i lavori parlamentari tramite la consulenza di Cattaneo Zanetto & Co.
- Si intrattengono contatti continui con i politici.
- Si cerca di inserire nostri colleghi nei CdA delle aziende pubbliche.
Ma tutto ciò, pur fondamentale, può non bastare per essere adeguatamente ascoltati.
Dobbiamo assolutamente fare massa critica assieme ai colleghi delle federazioni di altri settori, del terziario, della funzione pubblica, della scuola, della sanità, del terzo settore, tutte aderenti alla CIDA, che è presieduta per il prossimo triennio dal nostro presidente nazionale Stefano Cuzzilla.
Il 15 novembre a Roma, si terrà l'assemblea nazionale CIDA (quando leggerete questo editoriale sarà già avvenuta), alla quale presenzieranno anche personalità del mondo economico, finanziario e politico e dove comunicheremo la nostra posizione, le nostre richieste, i nostri suggerimenti per la ripresa del Paese.
Come ha detto il presidente Cuzzilla “forti della certezza che, solo se uniti, riusciremo a raggiungere l’ambizioso traguardo di un paese inclusivo, innovativo e sostenibile, parleremo di cultura manageriale e nuovi modelli d’impresa, di welfare, di pubblica amministrazione, formazione, transizione ecologica e digitale, infrastrutture, parità di genere.
In breve, del presente e del futuro che abbiamo in mente, attraverso proposte concrete che superino la ritualità delle parole di conforto”.
Ovviamente una delegazione di Federmanager Torino sarà presente e avremo quindi modo di ritornare sul discorso, riportandovi l’esito dei lavori sul prossimo numero di questo periodico.
01 novembre 2022