Finanza e credito devono essere etiche
Il sostegno a imprese e cittadini non deve mai venire meno
Daniele Damele
Presidente Federmanager Friuli Venezia Giulia
È evidente che il tema del credito e il rapporto banche, finanza e imprese, anche alla luce dell'aumento dei tassi di interesse e del recente crollo di una banca americana e di Credit Suisse, è costantemente di forte impatto anche se la trattazione di detto argomento spesso è confinato oppure assume la cosiddetta ribalta solo in occasioni come quella del default dell’istituto bancario della Silicon Valley e di altre realtà statunitensi ed europee.
Ho scritto più volte di quanto sia necessario innovare, a livello tecnologico e non, e come questo comportamento sia molto etico in quanto sarà proprio grazie all’innovazione che usciremo dalle varie crisi che si succedono e vivremo in un mondo differente e migliore. Ma a porre in essere un atteggiamento etico, oggi, dev’essere anche la finanza.
In fin dei conti è proprio a causa dell’assenza di etica in questo settore che nel 2008 siamo sprofondati in questa situazione. Ricordo come fosse oggi le parole che il compianto e indimenticabile presidente degli industriali del Friuli Venezia Giulia, Adalberto Valduga, mi disse nell’ultima (ahinoi) sua intervista: “la finanza ha voluto camminare con le sue gambe senza basarsi più sull’economia reale, impossibile da farsi e da qui la crisi che si sta avvicinando e che durerà alcuni anni”.
Parole profetiche, ma soprattutto vere. Il mercato deve tornare a essere caratterizzato da enfasi e positività e ciò è possibile anche grazie a un atteggiamento differente della finanza. Da questa ci si attende che torni a prestare fondi alle imprese.
Dobbiamo favorire le vendite all’estero e determinare una situazione per cui i nostri prodotti e i nostri territori costano troppo. I tassi d’interesse americani e tedeschi a lunga scadenza evidenziano le aspettative dell’economia. Attualmente non siamo ancora in una fase di ripresa decisa e marcata e ciò è confermato anche dall’analisi dei prezzi e dall’andamento dei mercati azionari.
Il post pandemia Covid e la guerra russo-ucraina ci fanno vivere in una crisi praticamente costante. È ipotizzabile che nel giro di tre o quattro anni si possa tornare a un’espansione superando la recessione che sta caratterizzando l’economia reale in questo periodo. In questo momento leva finanziaria e tassi d’interesse non garantiscono indicazioni meravigliose ed è convinzione di tutti che sia in atto una certa decelerazione dell’economia.
È il momento dell’equilibrio tra intuito e razionalità, della volontà di attuare una corsa per uscire dal tunnel delle crisi. È opportuno avere la mente libera e positiva per vivere qui e ora al massimo e costruire e prepararsi al futuro. In questa fase la finanza può fare la differenza, può diminuire il tempo che ci divide da qui alla nuova fase d’espansione, ma soprattutto può ridare fiato e gambe all’economia reale, all’occupazione, ai cittadini. Se tornerà a essere etica avrà fatto anch’essa la sua parte.
Molti anni fa ebbi l’occasione di fare una riflessione pubblica sostenendo che i tanti risparmi depositati dalla popolazione prevalentemente anziana nelle banche del Friuli Venezia Giulia dovevano essere utilizzati per investire nell’economia regionale. Era una tavola rotonda sul futuro del porto di Trieste e dell’economia del Friuli. Il presidente della Giunta regionale del Friuli Venezia Giulia di allora, Adriano Biasutti, apprezzò e rilanciò. Sembra preistoria e in effetti sono passati parecchi anni (anche Biasutti non c’è più), ma certe idee del passato forse possono tornare utili anche oggi. La finanza torni all’etica e svolga il suo ruolo di sempre, solo così avremo una ripresa, e una nuova, certamente diversa, crescita dell’economia.
16 marzo 2023