Conferenze in sede

Iintervista condotta da Daniele Damele a proposito della recente pubblicazione del libro “Il tempo dei costruttori”

Daniele Damele  

Presidente Federmanager Friuli Venezia Giulia
Venerdì 10 febbraio Claudio Siciliotti, titolare dell’omonimo studio di commercialisti in Udine, ex presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei dottori commercialisti, nonchè autore di numerosi articoli sul Messaggero Veneto, ha tenuto una conferenza in sede Federmanager ad Udine. 
Più precisamente si è trattato di una intervista condotta da Daniele Damele a proposito dalla recente pubblicazione del libro “Il tempo dei costruttori” (introduzione di Omar Monestier e prefazione di Giuseppe De Rita), in cui Claudio Siciliotti ripercorre dieci anni di suoi contributi al Messaggero Veneto. 
I temi toccati durante l’intervista riguardano l’attualità economico-politica di questo nostro paese nell’ultimo decennio. Fin dall’inizo dalle parole di Siciliotti traspare pessimismo a propostito della situazione dell’Italia, pessimismo basato sui numeri. 
I numeri infatti sono spesso richiamati da Siciliotti, è il suo mestiere, ma sono accompagnati, da spiegazioni, commenti, domande, spesso tranchanti: quanti lavorano in Italia? quanti pagano le tasse? quanti giocano d’azzardo? dai numeri, dice, emerge un paese che non lavora, che non studia, ma che gioca. 
Metà della popolazione non paga tasse, solo 7 milioni di persone (su 60 milioni di italiani) pagano il 90% del gettito IRPEF. Ogni cittadino ha 46000 euro di debito a causa del debito pubblico. 
Conclusione: siamo una società di poveri benestanti. Ma attenzione, mette in guardia, anche nella antica Roma prima del crollo dell’impero non lavorava più nessuno. 
La situazione economica? siamo in stagflazione, che è la peggiore delle situazioni, i rimedi difficili. L’inflazione? siamo ritornati agli anni ’70. C’è quindi incertezza massima: gli imprenditori accettano il rischio, ma non la incertezza, sono due concetti diversi. 
L’evasione ammonta a 100 miliardi, ma c’è ancora l’invidia del furbo, di colui cioè che riesce a fregare lo Stato. 
E che dire della pubblica amministrazione? altro fendente: solo in Italia è stato inventato il Ministero della Semplificazione. Veniamo alla Giustizia: il 51% delle cause penali si conclude con assoluzione. 
È quindi chiaro che il sistema di accusa non funziona, che qualcuno sbaglia. E quindi come per tutti i cittadini anche per i PM deve valere il ‘chi sbaglia paga’. 
Ebbene di fronte a questi problemi noi che facciamo? durante un recente viaggio in America Centrale Siciliotti è riuscito a sentire un TG italiano. Di che si parlava? Rave party, tetto ai contanti e adesso continuiamo con un certo Cospito. 
È necessaria una profonda riforma, che deve essere basata su tre pilastri: sanità, fisco, giustizia. Questa riforma però dovrà partire da principi di base, che rispondano alle domande: che Italia vogliamo? che Sanità vogliamo? che Fisco vogliamo? ad esempio: vogliamo una Sanità pubblica gratuita o non gratuita? vogliamo veramente una equità fiscale orizzontale? Vogliamo privilegiare individuo o famiglia? Un altro tema importante è quello della burocrazia e più precisamente dei processi di autorizzazione: dobbiamo cambiare e cioè passare da ‘autorizzazione’ a ‘controllo’: è inutile complicare la vita alla gente con una montagna di carte per avere una autorizzazione e poi non fare controlli: bisogna privilegiare il controllo. 
Continuiamo con le Pensioni? Sono sostenibili per l’INPS le pensioni a quale età? Al centro della discussione deve invece esserci un invecchiamento attivo. 
È il turno della Scuola: Scuola e Lavoro? se ne parla tanto, ma l’Istruzione è per lavorare o per formare? La risposta è ovvia, avendo Siciliotti frequentato il Liceo Classico e qui si rivolge ad una ex compagna di classe presente tra il pubblico, per avere sostegno. Insomma serve una rivoluzione culturale. 
Ma lancia un dubbio: non è forse che ci va bene così? non è che non abbiamo fatto riforme perché non le abbiamo volute? il caso Tassisti e Balneari è istruttivo. 
Però, attenzione, non possiamo continuare così: siamo sotto attacco e il caso Grecia docet. Damele commenta: forse abbiamo una classe dirigente inadeguata, o meglio forse l’Europa non ha più una classe dirigente adeguata? si fa fatica ad individuare grandi leader, non ci sono più i Churchill. 
Però non è tutto negativo: pensiamo all’associazionismo, capace di mobilitare i cittadini su temi concreti, semplici, e cita una esperienza personale a proposito di una ristrutturazione di uno spogliatoio sportivo fatto senza attendere interventi pubblici. 
Alla fine, quasi per attenuare i toni, dice che il libro e tutto il resto va letto come una testimonianza di passione civile. Si era iniziato e si conclude con un ricordo di Omar Monestier da parte di Damele, che ne apprezzava tra le varie cose la franchezza e che Siciliotti conferma con un aneddoto: avendo egli informato Monestier che il libro sarebbe stato pubblicato da Franco Angeli, la risposta di Monestier via Whatsapp fu “che f**o!”