Convegno "Qual è la vocazione socio-economica del Friuli Venezia-Giulia
Nella sede di Confindustria Alto Adriatico di Trieste
L’evento “Qual è la vocazione socio-economica del
Friuli Venezia Giulia”, svoltosi nella sede di Confindustria Alto Adriatico di Trieste, si è posto come momento
cruciale per delineare il futuro socio-economico di una
regione unica nel panorama italiano ed europeo. Situato all’estremo Nordest dell’Italia, il Friuli Venezia Giulia,
rappresenta un crocevia strategico in Europa, non solo
geografico ma anche economico e culturale, che si affaccia su infinite possibilità di crescita e sviluppo.
Ad aprire i lavori è stato il presidente di Federmanager
FVG, Daniele Damele, che ha proposto un’analisi sul
momento storico attuale in cui diventa “difficile ritagliarsi un’occasione di riflessione, avvolti come siamo dal
vortice della tecnologia.
Federmanager FVG e ManagerItalia FVG hanno voluto organizzare questo convegno per condividere un documento che sia funzionale
a capire quale sia la vocazione socio-economica futura
del Friuli-Venezia Giulia, soffermandosi sul dato che ci
permette di capire in che direzione andare guardando
alle prossime generazioni”.
La parola d’ordine, per il
presidente Damele, è “innovazione. Bisogna guardare
oltre e innovare innanzitutto i nostri atteggiamenti mentali. Parliamo di sviluppo in un’ottica europea e mondiale, consci che la regione si differenzia dal resto d’Europa.
La nostra vocazione è, quindi, mista: parliamo di
industria e manifatturiero, di commercio, cultura, turismo e servizi. Solamente unendo questa multilateralità
possiamo pensare di fare qualcosa di bello”.
Stefano De Martin, presidente di ManagerItalia FVG, è
andato dritto al punto: “Il Friuli Venezia Giulia ha, innanzitutto, una disponibilità patrimoniale e bancaria, legata alla presenza di aziende, che rende il territorio eterogeneo e unico. I grandi “player” vengono raramente
interpellati ed è proprio per questo che proponiamo
alla Regione l’istituzione di un tavolo tecnico-scientifico
a cui potersi rivolgere per prendere decisioni informate.
È un tema di base che stiamo cercando, assieme a
CIDA FVG, di portare su tutto il territorio. Alcune regioni
si sono già mosse, prendendo accordi simili a quello
che proponiamo: una di queste è la regione Lombardia. Questo, siamo certi, può dare un’accelerazione
all’economia e, da parte nostra, c’è disponibilità”.
L’intervento del senatore Stefano Patuanelli è stato incentrato sul porto di Trieste: “La centralità di Trieste di
manifesta nel sistema portuale. Non mi sono aggregato
ai saluti e ringraziamenti al presidente Zeno D’Agostino
perché sto ancora elaborando un lutto. Guardando agli
ultimi dieci anni è stato lui a incidere nelle politiche della Regione, capendo le vere potenzialità del FVG”.
E
ha aggiunto: “Chi fa politica, complice anche un sistema di comunicazione molto rapido, ha bisogno di poter
raccontare un successo immediato invece di programmare gli eventi per un effetto a lungo termine. Avendo
avuto al possibilità di guardare il nostro territorio da
fuori, quand’ero Ministro ho notato che siamo un’oasi
felice e non ce ne rendiamo conto, pur con le nostre
complessità e criticità. Ma abbiamo risorse, capacità e
potenzialità uniche. E chi guida il territorio storicamente
ha mantenuto e sviluppato la sua multi-vocazione. Prima di tutto dobbiamo rendere il territorio attrattivo per
le persone: sanità, ambiente e qualità del lavoro”.
Il consigliere regionale Diego Bernardis ha fatto eco al
senatore Stefano Patuanelli, aggiungendo: “La regione
ha una vocazione multidisciplinare e i settori dei servizi
e del commercio la fanno da padrone. Come diceva Illy,
in Friuli Venezia Giulia vi è un’armonia delle diversità,
che si incasellano anche nel campo socio-economico
e nello sviluppo. Chi fa il nostro mestiere non dovrebbe basarsi solo sul consenso immediato, ma avere una
“vision” più ampia”.
Quello della programmazione è un
tema trattato a più riprese: “Sarebbe l’ideale programmare e fare politica in maniera lungimirante, anche se
le scelte dovessero risultare impopolari”.
E ha concluso: “Le infrastrutture e la logistica hanno un’importanza
strategica, ma i collegamenti viari non sono sufficienti.
Il retroporto la fa da padrone e non possiamo dimenticare la vocazione scientifica non solo di Trieste ma
dell’intera regione”.
Il consigliere regionale Andrea Carli ha cominciato il
proprio intervento con un quesito: “La vera domanda
di questo interessate convegno non è tanto quale sia la
vocazione del Friuli Venezia Giulia, bensì: lo facciamo
o non lo facciamo questo tavolo?”.
Anche il consigliere
Carli ritiene che le vocazioni siano “multilaterali e competitive. Cito un dato Fondazione Nord Est dice che
negli ultimi 20 anni la regione ha perso 40 posizioni in
termini di Pil pro capite, che in realtà è cresciuto, ma
non tanto quanto gli altri e ha perso posizioni a vantaggio di altri territori. Su questo dobbiamo farci delle
domande perché, forse, non ci si è confrontati a sufficienza per capire la vera vocazione rispetto al mondo
che cambia.
Dobbiamo recuperare il terreno perduto e
anche il tema del cambiamento climatico può essere
un’opportunità”. Ha colto poi l’“assist” della concretezza, precedentemente trattato dagli altri relatori: “Possiamo pensare a qualsiasi strategia, ma se non risolviamo il tema dell’attrattività facciamo i conti senza l’oste”,
ha concluso.
Un’analisi dell’approccio della politica al confronto
costruttivo anche da parte del consigliere regionale
Roberto Novelli: “Molto spesso la politica ragiona in
modo frammentato e si confronta poco all’interno del
sistema dei partiti”.
E ancora: “Si confronta poco con le
istituzioni, con i portatori di interesse che, a loro volta,
sono frammentati rispetto allo sviluppo socio-economico di una certa area. Abbassiamo il livello di diffidenza
con la formazione di questo tavolo, per trovare soluzioni percorribili perché condivise.
Volgendo lo sguardo
alla storia: parliamo di una regione che non aveva il
concetto di uno sviluppo nel merito di una progressione diversa rispetto al Friuli rurale.
Da pochi anni abbiamo raggiunto la consapevolezza di uno sviluppo più
ampio. Un tavolo di confronto può essere una “startup”
importantissima per cambiare le cose”. Anche il consigliere Carli è concorde nel dire che “la politica guarda
troppo al consenso, che è però variabile e mutabile.
Bisogna puntare sulla credibilità del costruire un sistema funzionante”.
La conclusione è stata affidata a Massimiliano Ciarrocchi, direttore generale di Confindustria Alto Adriatico e vicepresidente della Camera di Commercio I.A.A.
della Venezia Giulia: “È stato un confronto positivo perché tematiche così importanti si misurano con la volontà di trovare i punti di incontro. Porto con piacere i saluti
del mio presidente, Michelangelo Agrusti: come dice
lui il Friuli Venezia Giulia, più che a statuto speciale,
deve diventare una regione speciale.
E lo sta diventando, grazie anche alla capacità di utilizzate le proprie risorse che coesistono e danno risultati importanti.
Basta guardare alla Trieste scientifica, alla qualità del
capitale umano, al ruolo che in regione stanno avendo
gli ITS. Ci sono dei temi importanti da affrontare, come
la qualità delle istituzioni e delle pubbliche amministrazioni.
E ancora, c’è tema di ricambio. Siamo una regione piccola, dove il dialogo e la condivisione sono facili,
ma ci vuole scambio, confronto, programmazione. A
livello di attrattività torna il tema di portualità e retroportualità, della logistica, dei trasporti, ma Trieste da
sola non basta. Dobbiamo puntare sui giovani e su di
un sistema che sia accogliente, con una visione di medio-lungo termine”.
In estrema sintesi la risposta alla domanda “Qual è la
vocazione socio-economica del Friuli Venezia Giulia?”
non può essere univoca.
Il Friuli Venezia Giulia si delinea come territorio dalla vocazione multilaterale, che
tocca la scienza e la tecnologia, passando per il turismo e la cultura, con una forte vocazione industriale,
portuale e commerciale. Una regione che ha bisogno
di un cambio di passo nel merito dell’attrattività, attraverso un confronto politico di ampio respiro, che coinvolga le realtà amministrative e manageriali.
L’evento
si è posto come un’occasione per riflettere collettivamente sulle strategie più efficaci per promuovere una
crescita inclusiva e sostenibile. Il richiamo alle parole di
De Gasperi “non pensiamo al futuro delle prossime elezioni, ma pensiamo al futuro delle prossime generazioni” ha riecheggiato come un mantra, che guida l’azione
verso la realizzazione di un progetto di sviluppo che
abbracci l’intera regione in una visione comune, con
l’obiettivo di posizionare il Friuli Venezia Giulia come un
attore chiave nel panorama europeo, capace di coniugare innovazione, tradizione e sostenibilità.
Nelle prossime settimane il documento verrà consegnato nelle
mani dell’Amministrazione regionale.
19 aprile 2024