Investire e rilanciare produttività e lavoro nel 2023

Pil al ribasso nel 2023 e in crescita nel 2024

Daniele Damele  

Presidente Federmanager Friuli Venezia Giulia
La crescita del Pil del Friuli Venezia Giulia e prevista al ribasso nel 2023. Secondo le analisi dell’Ufficio Studi di Confindustria Udine su dati Prometeia aggiornati al 18 ottobre 2022, la crescita nel 2023 è prevista essere nulla, con una significativa revisione al ribasso (da +1,7% nella stima precedente). 

Nel 2024 si prevede una variazione nuovamente positiva, +0,9% (da +1,6% stimato a luglio). Eppure nel 2022 è stato rilevato un buon andamento dell’economia regionale, soprattutto nel secondo trimestre, superiore alle attese, sostenuto non soltanto dai consumi (con il forte contributo dei servizi turistici), ma anche dagli investimenti e dalle esportazioni, a dimostrazione della dinamicità e resilienza del sistema produttivo del nostro territorio. 

Il Friuli Venezia Giulia ha recuperato velocemente i livelli pre-pandemici (-7,5% il calo del Pil nel 2020, il più contenuto fra tutte le regioni italiane, +7% lo scorso anno), mostrando una capacità di recupero che non si era verificata nelle precedenti crisi. Ma le prospettive economiche appaiono ora meno favorevoli. 
Le incertezze sono legate alla crisi energetica, ai costi delle materie prime, all’inflazione, alle tensioni geopolitiche internazionali, fattori che stanno determinando un rallentamento del ciclo economico, che ha portato a rivedere significativamente al ribasso le stime per il prossimo biennio. 

Per gli investimenti, dopo il forte rimbalzo registrato nel 2021 (+17,8%), si prospetta una dinamica vivace anche nell’anno in corso, +7,9%, grazie agli incentivi per la riqualificazione del patrimonio edilizio e alle risorse del PNRR (nonostante le difficoltà di approvvigionamento dei materiali, la carenza di manodopera qualificata, i rialzi dei prezzi dei beni). Il prossimo anno, viceversa, si potrebbe registrare una brusca frenata, -1,4%. I consumi delle famiglie, cresciuti lo scorso anno non sufficientemente per ricoprire il gap pre-Covid (+6,1% nel 2021, -11% nel 2020), penalizzati dalle tensioni inflazionistiche, nella media del 2022 mostreranno un andamento leggermente meno sostenuto, +5,1%, rispetto al 2021, per l’affievolirsi della fiducia e il ridotto potere d’acquisto delle famiglie. Nel 2023 si stima una variazione del +0,2%. 

Le esportazioni, dopo una crescita in volume a doppia cifra nel 2022, +10,5%, dovrebbero rallentare bruscamente nel 2023, +1,3%. Frenata ancora più accentuata per le importazioni, attese aumentare addirittura del +14,7% quest’anno, che potrebbero segnare una variazione negativa, -0,7%, il prossimo. Sul dato dell’export estero peserà la brusca frenata dell’attività produttiva e della domanda internazionale nell’ultima parte dell’anno in corso e nella prima parte del prossimo, soprattutto nei principali mercati di sbocco delle merci del FVG (Europa, Germania in primis, e Stati Uniti). Il dato dell’import per il 2023 sarà determinato dall’indebolimento della domanda, in particolare quella per investimenti. Dal lato dell’offerta, a trainare l’economia quest’anno saranno soprattutto le costruzioni (+13,6% nel 2022, +18,3% nel 2021) e i servizi (+3,8% nel 2022, +4,6% nel 2021), mentre l’industria potrebbe registrare una leggera flessione dopo la forte crescita del 2021 (-0,6% nel 2022, +12,7% nel 2021). Cosa fare allora? Investire e rilanciare produttività e lavoro. 

Daniele Damele
Presidente
Federmanager FVG

Daniele Damele Presidente Federmanager FVG

Non basta fare analisi su passato e presente, occorre sforzarsi di immaginare il futuro. Va sostenuto chi richiede un price cap per condurre in prospettiva, nella seconda metà del 2024, a un mercato stabile. Va anche contrastata l’inflazione per permettere una circolazione più forte del denaro. Abbiamo in Italia un enorme debito pubblico accumulato (anche se ultimamente è calato), ma proprio per questo serve un aiuto europeo per evitare situazioni ancora più delicate. Se nel 2023 consumi e disponibilità di spesa delle famiglie saranno in calo, l’industria deve mantenere competitività e valore aggiunto, possibile con uno sforzo manageriale di forte impatto.