Etica e responsabilità del manager

La tecnica è stata il decisivo e straordinario motore dell'economia

Fernando Armellin 

   
Le società economicamente e tecnicamente più avanzate, mi riferisco all’occidente, Europa, Nord America e la Cina, sono caratterizzate da grande complessità e contraddistinte da un inarrestabile cambiamento che ha nello sviluppo tecnico-economico, l’assoluto incontrastato dominio nel mondo, quale unico attuale modello di riferimento. 

Va sottolineato il fatto che, senza la tecnica, l’economia sarebbe probabilmente rimasta alla soglia delle tre rivoluzioni industriali che ne hanno caratterizzato l’evoluzione. La tecnica è stata il decisivo e straordinario motore dell’economia

Il filosofo Umberto Galimberti la definisce: “la forma più alta di razionalità mai raggiunta dall’uomo” e nel contempo afferma “che da strumento nelle mani dell’uomo, è diventata il soggetto della storia”. 
La tecnica ormai è il nostro mondo, nel quale operiamo a livello di funzionari di apparati, secondo logiche e modalità rigidamente prescritte, che di fatto comporteranno la progressiva sostituzione dell’uomo, vedi Intelligenza Artificiale (IA). Emanuele Severino, filosofo recentemente scomparso, afferma che la tecnica, non è più un mezzo a nostra disposizione per la realizzazione dei “nostri fini”, in quanto essa stessa si avvia a diventare l’unico “fine”, per la realizzazione di tutti i fini. In altre parole tutte le grandi istituzioni se vogliono realizzare i loro specifici fini o scopi, devono necessariamente rivolgersi alla tecnica, senza la quale gli scopi o i fini resterebbero solamente illusioni. 

Sempre Severino riferendosi alla tecnica chiarisce “che la sua capacità di realizzare fini, significa la capacità di colmare mancanze, risolvere problemi ed eliminare bisogni”. Una ferrea razionalità che nell’efficienza e nella produttività ha la sua ferrea legge. Grazie alla ricerca scientifica, in pochi decenni, l’economia ha potuto progressivamente decollare realizzando un tale diffuso e straordinario benessere, che mai nella storia dell’uomo si era conseguito. 
Tuttavia non si può ignorare come l’attività dell’uomo, senza regole e limiti, ha nel tempo compromesso il delicato equilibrio del nostro eco-sistema. Dobbiamo renderci conto che viviamo ormai in un ambiente “malato” che necessita di sollecite cure “disintossicanti” se non vogliamo correre il rischio che sia la Natura stessa a riparare, a modo suo però, i danni da noi provocati. Un antico monito greco “l’Oracolo di Delfi” esortava a rispettare i limiti o temere il destino. Il termine “sostenibilità”, una parola ormai di moda, dimostra in modo evidente la chiara ammissione della nostra responsabilità circa i danni arrecati alla Natura e l’urgenza di porvi rimedio. 

E qui entra in gioco la parola “etica” che ci permette di riflettere e sintonizzare il nostro modo di pensare e agire in tema ecologico, Purtroppo, ancora oggi, non disponiamo di una “etica ecologica” È bene chiarire che il problema ambientale e la relativa soluzione non è una esclusiva questione tecnica; è primariamente una questione “Culturale” o, come afferma Salvatore Natoli, professore ordinario Università Bicocca Milano, eminentemente filosofica. Vediamo insieme il perché. La scienza certamente ci fornisce delle importantissime informazioni e soluzioni al riguardo. 

Tuttavia per affrontare seriamente il problema, dobbiamo porci una semplice ma decisiva domanda: “in quale contesto ambientale vogliamo veramente vivere?” 

Solamente se vogliamo godere le straordinarie bellezze del nostro pianeta, la sua grandiosità, l’esperienza meravigliosa della vita, l’esserci come comunità umana in pace, ammirare le straordinarie varietà della flora e della fauna, saremo in grado di realizzare la “qualità della vita” come irrinunciabile obiettivo. 
Per questo fine dobbiamo “amare” e rispettare” il nostro ambiente e soprattutto difenderlo e agire di conseguenza. Tutto questo lo si deve “sentire”, essere interiorizzato dalla psiche, come il bene supremo valido per tutta l’Umanità! Noi dobbiamo avere la “volontà di voler” realizzare il “bene comune” per noi e per le future generazioni; un vero e proprio “imperativo categorico” Kantiano. Noi manager, siamo tra i principali protagonisti dello sviluppo economico, con importanti ricadute sociali.

Un coinvolgimento responsabile che, oltre alla dimensione “economica”, ci vede coinvolti in merito agli effetti che irrimediabilmente l’attività produttiva fa ricadere sugli “enti di natura”. Richiami per rallentare o addirittura fermarne lo sviluppo, non sono assolutamente vie praticabili, pena tragiche ricadute sociali. 
Il filosofo spagnolo, Fernando Savater scrive opportunamente: “noi oggi cavalchiamo una tigre dalla quale non possiamo scendere, pena essere sbranati”. 

- Per questo, “l’etica ecologica” deve contribuire a descrivere cosa si deve intendere per “impresa etica”, in grado di coniugare le imprescindibili esigenze di una economia moderna, accettandone i relativi costi, con le altrettanto irrinunciabili esigenze per una adeguata qualità della vita. 
Come noto operiamo in mercati sempre più esasperatamente “competitivi” che di fatto complicano seriamente il problema. Si potrebbe parlare di una responsabilità “metafisica”? Un tema su cui riflettere. 

Federica Pascucci (professore università studi Roma Tre) nel suo bellissimo articolo intitolato “Responsabilità sociale e questione etica nell’impresa”, fa riferimento a M. Schroeder (professore University of Illinois), che nel 2002 afferma: “è indubbio che la costruzione di un’etica manageriale, ovvero della moralità di chi governa l’impresa, specialmente ai livelli decisionali più elevati dell’organizzazione aziendale rappresenta un’esigenza centrale nella realtà attuale. 
Non può sfuggire infatti che sono le convinzioni dell’imprenditore o dei top manager a tracciare le linee-guida della condotta strategica d’impresa e ad indirizzare i comportamenti individuali del personale. 
Il ruolo del vertice aziendale appare pertanto critico, per favorire l’orientamento dell’organizzazione verso il rispetto e la valorizzazione di principi etici”

I problemi sul tappeto sono talmente complessi, che solo il coinvolgimento responsabile di tutti, a diverso titolo e ai vari livelli, permette di affrontarli con successo. Siamo consapevoli che nel mondo, vi sono purtroppo comportamenti che violano volontariamente qualsiasi norma etica e giuridica. 
Si tratta di definire un chiaro confine, per quanto possibile, tra ciò che si può rispetto a ciò che non si può più fare. In altre parole è una questione di garantire un “sostenibile” equilibrio. 
Tuttavia per affrontare questo delicato problema, è assolutamente indispensabile che la Politica riprenda attivamente il suo fondamentale ruolo, nel coordinare, mediare, decidere congiuntamente, le migliori iniziative da attuare, garantendone l’applicazione. La consapevolezza dei singoli Popoli è altrettanto necessaria per dare forza a tutte le iniziative che verranno concordate, ben sapendo che vi saranno inevitabili sacrifici da accettare, che a vario titolo, coinvolgeranno tutti. Il Professor Stefano Zamagni (professore Università Bologna), elenca tre elementi base da tenere in considerazione: 
  • Crescita economica (PIL) 
  • Aspetto socio-relazionale 
  • Aspetto spirituale 
Le tre condizioni sono in rapporto moltiplicativo; ovvero se nella moltiplica un addendo ha valore zero, azzera tutti gli altri. Ora dobbiamo chiederci: è giustificato l’ottimismo generale pensando al futuro? Il sociologo Max Weber afferma: “se non si tentasse “l’impossibile”, il possibile non sarebbe mai realizzato”
Alla fine propongo alcuni temi sui quali può essere utile riflettere. 

La “Cultura”: avviare una grande campagna “culturale” per sensibilizzare le persone ad un corretto comportamento “etico”. 
Fonti inquinanti: individuare le fonti di maggiore inquinamento, vedi legge di Pareto, concentrando quindi in quella direzione, i vari interventi. 

La “Donna”: dobbiamo riconoscere che le sue straordinarie facoltà e diversità, rispetto all’uomo. sono “qualità” indispensabili per affrontare e superare le difficoltà “culturali” e non solo, facendole accettare. 

Il mondo orientale; Il filosofo Max Scheler scrive: “l’occidente può insegnare all’oriente le tecniche capaci di fornire alle sue sterminate masse i mezzi per una vita migliore da un punto di vista dello sviluppo civile e sociale. Ma l’oriente a sua volta ha molto da insegnare all’occidente: le grandi esperienze metafisiche di auto-consapevolezza e di meditazione”

La Politica: Platone ne parlava come “la tecnica regia”. La Politica (con la P maiuscola) infatti deve essere la protagonista centrale come guida e alla salvaguardia del bene comune. Alla fine dobbiamo chiederci: che tipo di società vogliamo veramente per noi i nostri figli e nipoti? 
Hans Jonas nel suo libro: “Principio responsabilità” parla proprio di questo nostro preciso impegno a salvaguardare responsabilmente il nostro unico mondo e trasmetterlo così alla futura generazione. Quale scenario futuro? 

A noi la risposta.