Gestire il presente, costruendo il futuro

Nel dibattito odierno sulle teorie di management, così come nella letteratura economica, mai come in questi ultimi anni sono presenti richiami al cambiamento, al movimento e alla flessibilità. In una parola, all’innovazione.

Adolfo Farronato     

Presidente Federmanager Vicenza
La rivista americana Forbes un paio d’anni fa pubblicò una serie di elementi che caratterizzano la generazione di innovazione.
Innanzitutto l’innovazione non si verifica mai come singolo evento ma come effetto di un processo che, partendo da un’intuizione, passa all’ingegnerizzazione di una soluzione e alla conseguente trasformazione in attività industriale.
Raramente il risultato è ottenuto da una singola persona e nemmeno da una singola organizzazione, bensì con azioni di più attori che intervengono nel processo di modifica dei modelli esistenti. La vera novità nasce infatti quando più imprese, accomunate da business o aree tecnologiche similari, fanno rete e riescono a combinare più elementi, come prodotto di una sintesi tra diversi ambiti. Anche la dimensione d’impresa non è una discriminante per l’innovazione; siamo soliti pensare alle start up ma, se è vero che le piccole aziende possono muoversi velocemente e con agilità, è altrettanto vero che le grandi dispongono di maggiori risorse e possono investire a lungo termine.
Pensare a fenomeni come Uber o Airbnb ci insegna poi che le innovazioni dirompenti richiedono spesso nuovi modelli di business e pertanto non sono solo i prodotti che dobbiamo innovare, ma soprattutto i processi.

Progettare il nostro futuro: dalla parte del manager

Il buon manager agisce in base ad alcuni principi guida fondamentali, riconducibili a concetti chiave e skills che nella nostra professione dovremmo sempre coltivare e sviluppare, specialmente in questo periodo storico perennemente instabile e complesso. Ne cito alcuni che mi sembrano più caratterizzanti di altri.
Dobbiamo innanzitutto imparare a gestire il disordine, perché questo sembra essere la condizione caratterizzante la nostra “società liquida”. Il disordine, inteso come situazione di dinamica apertura e di continua ricerca, ci apre alla possibilità di trovare un senso ed un equilibrio nelle cose, nell’ottica del problem solving: il disordine è strettamente connesso alla creatività e una persona disordinata sicuramente saprà adattarsi meglio al cambiamento. Essere resilienti ci allena alla capacità di adattamento agli agenti esterni: comunicatività, compostezza e autorevolezza consentono di meglio interagire con l’ambiente esterno, scambiando informazioni e affrontando gli ostacoli con la giusta dose di umiltà e con la lucida determinazione nei nostri comportamenti.
Sugli aspetti appena citati, percorsi di studio e di formazione possono fungere da stimolo per la diffusione in azienda di una condizione di perpetuo disordine costruttivo e di tendenza all’innovazione, che dev’essere prima di tutto mentale. Non posso non citare una definizione del giornalista Luca De Biase che conia lo slogan “vivere in prospettiva”, parola quest’ultima che unisce il senso di spazio e tempo. Una prospettiva, si badi, che non sia sempre la nostra. Comportarsi da ottusi conservatori, incapaci di una visione globale è la negazione dell’essere manager.
Adolfo Farronato

Adolfo Farronato

Programmare il futuro del nostro territorio: il Nordest e le politiche di sviluppo.

Pur modificandone la terminologia, i concetti espressi in precedenza sono validi con maggior vigore per il sistema d’impresa ed il contesto socio-economico. La creatività, la collaborazione tra soggetti, l’integrazione di funzioni e ruoli diversi, traduce per le imprese la tipica affermazione “fare squadra” in “fare rete”: condividere progetti tra diverse realtà rappresenta spesso una chiave di successo.
Favorire lo sviluppo di tali integrazioni è compito, oltre che delle associazioni di categoria, anche della politica e delle istituzioni economiche. Da questo punto di vista è da sottolineare che alcuni recenti interventi ci inducono ad un ragionevole ottimismo:
  • il mese scorso la regione Veneto ha aperto un bando per sostenere il riposizionamento competitivo delle PMI che operano nei sistemi produttivi dei distretti industriali, delle reti innovative regionali e delle aggregazioni di imprese, con l’obiettivo di incentivare gli investimenti e promuovere il transito verso l’industria 4.0;
  • sempre nel mese di gennaio, il Ministero dello Sviluppo Economico ha emesso finalmente il bando di gara per la creazione dei Competence Center, previsti dal piano Calenda “Industria 4.0”: le nove sedi universitarie del nordest dovranno individuare il percorso più idoneo per una sinergica collaborazione, valorizzando le proprie specifiche discipline;
  • sono stati finalmente definiti i termini per la realizzazione di opere infrastrutturali importanti quali la TAV BS-VI, con una spesa di 8 miliardi annunciata dal Ministro Del Rio, il finanziamento della Pedemontana e lo sblocco della Valdastico nord;
  • infine, ottimo auspicio anche il recente accordo tra FVG, Veneto ed Emilia Romagna, per la gestione integrata dei porti di Ravenna, Venezia, Trieste: dopo le pluriennali battaglie fratricide a vantaggio dei porti croati e sloveni è quasi da non crederci!
Ebbene, il mondo oggi procede velocemente con regolare disordine e instabilità: innovare, ricercare la diversificazione dei modelli, trarre vantaggio dalle diversità degli altri e quindi integrarsi, pianificare gli interventi (da parte della politica) sono le basi di un percorso ingegnoso e obbligato per attrezzarci, manager, imprese, cittadini, per un futuro che vorremmo costruire e non subire.