Il bel paese

Con il nome Bel Paese viene generalmente identificata l’Italia.

Alberto Pilotto 

Associato Federmanager Vicenza
Sono nato durante la seconda guerra mondiale: un pesante bombardamento aereo (Padova 8 febbraio 1944) che aveva come obiettivo la ferrovia colpì anche il luogo dove la mia famiglia aveva cercato rifugio.

Tra le 200 vittime ci furono mio padre, il nonno e la nonna paterni e lo zio. Mia madre ed io ci salvammo perché eravamo sfollati in campagna presso la famiglia da cui proveniva la nostra domestica. Io avevo 2 mesi e divenni orfano di guerra. 

Questo particolare e inusuale inizio per la nostra rivista mi è venuto alla mente in modo improvviso in questi giorni (ormai più di 2 mesi) di guerra Russia-Ucraina contraddistinti dalle quotidiane visioni televisive di terribili e commoventi scene di distruzioni, di bombe, di morti, di sfollati, di persone che ad ogni sirena di allarme corrono nei rifugi per cercare scampo.

Il nostro Paese è stato ed è pesantemente coinvolto nello scenario europeo per quanto riguarda gli aiuti militari, l’accoglimento degli sfollati e le sanzioni economiche decise dalla Eu. 

Le conseguenze di queste ultime sul nostro sistema industriale ed economico si sono fatte già sentire e potrebbero peggiorare in futuro, in particolare quelle legate a forniture di gas e petrolio. Avevamo già assistito ad una guerra, circa 30 anni fa, nella vicina ex Jugoslavia ma questa in Ucraina, a differenza di quella limitata ad un livello regionale, potrebbe diventare mondiale. 
Alberto Pilotto
Federmanager Vicenza

Alberto Pilotto Federmanager Vicenza

Ho già avuto modo, nei precedenti numeri di questa rivista, di descrivere e di commentare le gravi situazioni in cui le varie tipologie della società produttiva e i cittadini si sono trovati a causa di quelle che io ritengo delle scellerate decisioni politiche, prese negli ultimi 35 anni, frutto di ideologie fantasiose o di incompetenze (tertium non datur direbbero coloro che nel 117 d.C., al tempo dell’imperatore Teodosio, avevano costruito l’Impero Romano che si estendeva, in tutto o in parte, su 52 dei 196 Stati ora riconosciuti nel mondo). Recentemente, la mia pazienza ha superato ogni limite consentito dalla mia età assistendo al vorticoso e frenetico tentativo dei nostri governanti di trovare altre fonti di energia, mediante viaggi in diversi stati africani; mi hanno fatto ricordare il criceto, simpatico animaletto che corre continuamente sulla ruota. 

Ho, quindi, cercato rimedio a tali e tante tristezze dedicandomi alla lettura di libri di diverse tipologie e lingue (per rinfrescare le vecchie conoscenze) e mi sono imbattuto su “Il Bel Paese - Conversazioni sulle bellezze naturali, la geologia e la geografia fisica dell’Italia”, dell’abate Antonio Stoppani (1824-1891), pubblicato per la prima volta nel 1876. 

Ecco, mi sono detto, questo è il titolo che fa per me, per cercare di allontanare, almeno per qualche momento, i lutti, le tristezze, la visione opaca ed incerta del nostro futuro e, soprattutto, di quello dei nostri figli e nipoti.
Con il nome Bel Paese viene generalmente identificata l’Italia, in ricordo dei versi di Dante “le genti del bel paese là dove ‘l si sona” (Divina Commedia, Inferno XXXIII, 80) e del Petrarca “il bel paese ch’Appennin parte, e ‘l mar circonda e l’Alpe” (Canzoniere, CXLVI). La lettura non poteva iniziare in modo più interessante e piacevole; infatti, il titolo del primo capitolo è: “Da Belluno ad Agordo” per proseguire poi con “Gli alpinisti e i viaggi alpini” e poi “Da Agordo a Udine”. Luoghi da me ben conosciuti e frequentati e temi a me particolarmente cari che mi hanno trasmesso qualche momento di serenità. Tornando all’incipit, la mia esperienza personale e famigliare mi porta, in ogni caso e a distanza di tanti anni, ad essere ancora ottimista per il futuro perché il nostro Belpaese ha già dimostrato, nel corso della sua Storia e in diverse e tragiche occasioni, con le caratteristiche e le intelligenze del suo popolo, di saper trovare l’unità di intenti e, quindi, di trovare le vie giuste per superare questo difficile periodo, per ripartire e ricrescere. Desidero concludere queste brevi riflessioni con una frase del Mahatma Gandhi (1869-1944): “Un uomo può uccidere un fiore, due fiori, tre… ma non può contenere la Primavera”.