Il manager della legalità: un ruolo di rilievo

Il 27 maggio scorso si è tenuto un interessante convegno nella cornice della suggestiva Sala degli Arazzi del Municipio di Verona in Piazza Bra

Mauro Nicoletti  

Federmanager Verona

Prevenire infiltrazioni di illegalità nelle aziende si può con la nuova figura del manager della legalità.
È questo il tema dell’interessante convegno tenutosi nella suggestiva Sala degli Arazzi del Municipio di Verona in Piazza Bra il 27 maggio scorso, organizzato da Federmanager Verona con il patrocinio del Comune di Verona e dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Verona e che ha visto la partecipazione di esponenti di Confindustria, della Camera di Commercio di Verona, dell’Ordine dei Commercialisti e degli Esperti Contabili di Verona e dell’Associazione Italiana Direzione del Personale.

Come sottolineato dal dottor Mauro Speciale, Manager della Legalità e moderatore dell’evento, il convegno fa seguito a un percorso sviluppato da Federmanager con l’Accademia Pontificia Mariana Internazionale della Santa Sede che ha coinvolto 70 manager provenienti da tutta Italia, con l’obiettivo di rafforzare il supporto all’imprenditore nel contrasto ai tentativi di infiltrazione criminale mafiosa nelle aziende, sostenendo e rafforzando i valori etici e del bene comune. 

La sensibilità al tema trattato da parte dell’Amministrazione locale è stata sottolineata, in apertura dei lavori, dall’Assessore alla Sicurezza, Legalità e Trasparenza del Comune di Verona, dott.ssa Stefania Zivelonghi, che ha evidenziato l’interesse per un ulteriore strumento di protezione della legalità nelle aziende del territorio, in quanto non sempre l’adozione di codici etici e l’applicazione dei modelli organizzativi prescritti dal D.Lgs. 231/01 possono tutelare pienamente l’economia delle aziende dalle infiltrazioni criminali. Proprio la subdola capacità delle organizzazioni malavitose di interagire con efficacia con il tessuto economico del territorio è stato l’accento posto dal Prof. Antonio Parbonetti, Prorettore dell’Università di Padova e Professore Ordinario del Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali “Marco Fanno”, nel suo intervento introduttivo.
Mauro Nicoletti

Mauro Nicoletti Federmanager Verona

Lo studio condotto sotto la sua direzione dal Centro di Ricerca Impresa, Mafie ed Economia (CRIME) dell’Università di Padova ha fatto emergere la numerosità delle aziende di derivazione criminale radicate al Centro Nord, con la regione Veneto collocata in una posizione di rilievo, pressoché equivalente a quella della Lombardia. Il rischio per la legalità dell’economia del territorio veneto è stato ben evidenziato anche dalla distribuzione dei ricavi dei casi presi in considerazione, che per il Nord Est “pesa” per circa il 37% dei casi esaminati. 

Meno rilevante, ma comunque significativo, l’indicatore degli investimenti delle aziende criminali, che nel Nord Est si attesta al 22% dei casi esaminati – pur in presenza di una maggior numerosità di casi –, contro percentuali dal 25% in su per le rimanenti aree geografiche nazionali. 

Ma quali sono le finalità per le quali le organizzazioni criminali costituiscono e gestiscono imprese sul territorio? Un obiettivo fondamentale è quello di acquisire “visibilità” e “reputazione”, che consentano l’esercizio del potere, influenzando le dinamiche sociali ed economiche del territorio, stabilendo connessioni e relazioni anche con la politica e con le amministrazioni locali. Altrettanto rilevanti sono le esigenze di riciclare il denaro derivante dai proventi delle attività illecite e parallelamente fornirne supporto, ma anche offrire e acquisire servizi dalle aziende del territorio. È quindi evidente che l’attenzione del sistema di prevenzione e del manager della legalità dovrà essere concentrata prevalentemente sui fornitori e clienti dell’azienda, partendo dall’analisi accurata dei loro bilanci e delle relative serie storiche, tenendo anche presente che l’operatività delle aziende criminali legate alle mafie si presenta spesso, soprattutto nel settore delle costruzioni, come una filiera integrata. 

L’analisi del Prof. Parbonetti, condotta sulle aziende criminali legate alle mafie oggetto dello studio, mette in luce gli elementi della situazione patrimoniale su cui soffermarsi con attenzione. Le elevate disponibilità “liquide” ottenute dalle attività illecite conferiscono in primo luogo una maggiore patrimonializzazione e elasticità degli investimenti, ma anche una dimensione dei crediti verso soci “anormalmente” più elevata.

Anche il conto economico e i relativi “ratios” possono fornire elementi da indagare per una preliminare valutazione. Maggiori costi per materie prime e per il personale e minori costi di ammortamenti e accantonamenti rispetto ad analoghe aziende del settore possono fornire spunti di approfondimento, così come significative differenze nel ROE e nel ROS e “anomali” tassi di crescita nel tempo delle grandezze economico-patrimoniali. In questo contesto, assumono rilevanza due aspetti caratteristici delle aziende guidate dalle organizzazioni criminali mafiose: il riciclaggio di denaro e le false fatturazioni, che possono generare elementi di incoerenza fra investimenti e ricavi, fra numero di dipendenti e ricavi, fra liquidità e redditività.
Ma come sviluppare la prevenzione dell’illegalità in Azienda? Una risposta articolata e convincente è stata fornita nel suo intervento dall’Avv. Luca D’Amore, Amministratore Giudiziario del Foro di Roma.
La fonte del diritto della prevenzione risiede nel Codice Antimafia (D.Lgs.159/2011), che si articola nella prevenzione amministrativa, per scongiurare il rischio delle infiltrazioni mafiose nell’economia, e nella prevenzione giurisdizionale, per contrastare la commissione di delitti.
Mentre la prevenzione amministrativa fa leva sulla documentazione antimafia (certificazioni antimafia e informazioni antimafia) e sulla “prevenzione collaborativa” (art. 94-bis del Codice Antimafia), la prevenzione giurisdizionale si sostanzia sulle misure “non ablative” (amministrazione giudiziaria dei beni, controllo giudiziario) e misure “ablative” (sequestro e confisca di prevenzione, cauzione e confisca di cauzione).

La dimensione dei beni sequestrati e confiscati in Italia assomma a 230.517 fra immobili, aziende, beni mobili registrati, beni mobili e beni finanziari e a oltre cinque miliardi di euro in denaro (Fonte Ministero della Giustizia – relazione al Parlamento – aggiornamento al 30.6.2022).

Per l’avv. D’Amore, nonostante questi importanti risultati, il rischio di infiltrazione criminale mafiosa nell’economia del Nord Est è vieppiù presente. La Relazione Semestrale della Direzione Investigativa Antimafia, nell’evidenziare la ripresa di vitalità, dopo il periodo pandemico, del tessuto economico-imprenditoriale del Nord-Est, in particolare dei settori dell’edilizia e del turismo, solleva l’attenzione sui “prossimi Giochi olimpici e paraolimpici di Milano e Cortina del 2026, la cui organizzazione richiede un notevole impiego di risorse rientranti nel PNRR che se, da un lato, costituisce un’opportunità di ulteriore sviluppo economico per il territorio, dall’altro, rappresenta elemento di forte attrattiva per le organizzazioni criminali”.

E quindi, nel quadro di un’economia sviluppata, che pone il Nord Est ai primi posti a livello nazionale per PIL e per reddito medio“la presenza delle organizzazioni criminali di tipo mafioso è stata evidenziata da numerose investigazioni che hanno dimostrato come, nel corso degli anni, il territorio sia stato infiltrato da esponenti di ‘ndrangheta, cosa nostra e camorra. In pregresse attività investigative emerge la capacità degli esponenti di ‘ndrangheta di intrattenere rapporti d’affari con gli operatori locali, preferendo alle forme tradizionali di intimidazione l’avvio di interlocuzioni con professionisti, imprenditori e funzionari pubblici”.

A conferma di questo preoccupante scenario, nel periodo 2020/2021, rispetto al biennio precedente, il Veneto e il Trentino Alto Adige hanno registrato un incremento delle interdittive antimafia del 471% e 300% rispettivamente.

Giunge quindi opportuno il monito lanciato dal Consiglio di Stato, che “la legislazione antimafia può e deve prevenire anche l’insidia della contiguità compiacente accanto a quella c.d. soggiacente e, con essa, le condotte, ambigue, di quegli operatori economici che, pur estranei ad associazioni mafiose, si pongono su una pericolosa linea di confine tra legalità e illegalità nell’esercizio dell’attività imprenditoriale” (Consiglio di Stato sent. n. 758/2019 del 30/01/2019).

Nel rassegnare le conclusioni del suo intervento, l’avv. D’Amore indica quali strumenti a supporto delle aziende per contrastare tali rischi la compliance integrata (ex D. Lgs n. 231/2001 – ex D.Lgs n. 81/2008, etc), le certificazioni di qualità e i connessi audit di certificazione, adeguati assetti organizzativi ex art. 2086 c.c., i protocolli di legalità ex art. 83-bis CAM, il rating di legalità.

Riprendendo il tema delle misure “ablative” per il contrasto della infiltrazione mafiosa nelle attività d’impresa, la dott.ssa Paola Pastorino, Presidente di Manager White List, in conclusione del convegno, riporta l’attenzione sulla numerosità dei provvedimenti di confisca di beni alla criminalità mafiosa in Veneto e quindi sull’esigenza di una managerialità consapevole della crescita dei fenomeni e dell’adozione di strumenti di contrasto.

La risposta del Manager della Legalità deve quindi essere articolata su un approccio integrale, multifunzionale e sistemico, che coniughi un sinergico utilizzo degli strumenti aziendali con lo sviluppo di nuove pratiche operative.