Islanda
Aurora boreale ma non solo
Durante un’estate inizialmente così torrida non poteva non tornarmi alla mente un
viaggio particolarmente fresco e affascinante passato a caccia dell’aurora boreale
tra i ghiacciai dell’Islanda.
Fu una sorpresa che regalai a mia moglie
sotto l’albero di Natale, un viaggio sempre
rimandato per mille paure, troppo freddo,
troppo lontano, troppo avventuroso.
Invece
mia moglie fu entusiasta ed un paio di settimane dopo Natale partimmo. Con bagagli
pieni di maglioni piumini berretti guanti iniziò il lungo volo da Milano a Reykjavík, con
la fortuna di aver ammirato già in volo un
emozionante tramonto infuocato a 10.000
metri di quota.
All’arrivo la città era completamente avvolta nel buio, la strada per l’albergo scarsamente illuminata, il quartiere era centrale
ma con poche luci, proprio come se tutti
fossero ampiamente abituati – o rassegnati – all’oscurità.
Ed in effetti gran parte della giornata si svolgeva al buio, le cinque ore scarse di luce si sfruttavano per fare fotografie comunque suggestive: scoprimmo che la città era interessante, tante casette in legno addobbate di luci, le strade convergevano alla massiccia ed imponente cattedrale Hallgrimskirkja, l’aspetto pare ispirato alle colonne di basalto delle loro imponenti cascate, ma il vento gelido che tirava su questa collinetta ci convinse a cercare un posticino caldo per mangiare qualcosa.
Capitammo nella zona del porto e trovammo un locale delizioso, un rifugio per pescatori adattato a ristorante con menù fisso a base di frutti di mare e zuppa d’aragosta annaffiato dalla loro potente birra scura Garùn: la bontà del pesce e della birra ci convinsero a tornarci piu e piu volte.
Ma la nostra mission era vedere l’aurora
boreale per cui l’indomani ci affidammo ad
un tour con una guida esperta: la sera armati di macchina fotografica salimmo sul
bus e sotto la guida di… Salvatore (sic!),
simpaticissima guida ma non proprio locale
che con un inglese molto siciliano ci guidò
nella lunare penisola di Osar, poco lontana
da Reykjavík, zona brulla coperta di rocce
e licheni; ci saranno stati anche i resti della più antica occupazione della penisola
risalente al IX secolo, ma dopo parecchie
ore di attesa col naso all’insù nessuno del
nostro gruppo vide alcun bagliore verde,
forse perché un po’ nuvoloso o forse perché non era la zona migliore, fatto sta che tornammo a notte fonda in albergo delusi ma
determinati a ritentare un paio di sere dopo.
L’indomani era in programma il mitico Cerchio d’Oro Islandese, un lungo percorso ad
anello con le tre tappe imprescindibili dell’Islanda: la zona di Geysir, le cascate di Gullfoss, e il parco geologico di Thingvellir.
Essendo le strade molto ghiacciate, tutti ci
sconsigliarono di noleggiare una vettura
per cui optammo per un tour in bus.
Si partì
a notte fonda e vedere la luna rischiarare
le distese ghiacciate punteggiate delle luci
delle poche abitazioni sparse, era già uno
spettacolo; per non parlare poi dell’alba,
che infuocò il cielo blu riflettendosi nei corsi
d’acqua ghiacciati, vera poesia.
La prima
sosta fu l’area geotermale Geysir, che
dà appunto il nome ai geyser che subito
ti accolgono con vistose colonne di vapore che si innalzano dalle pozze d’acqua: il
sole rosso ancora molto basso all’orizzonte
attraversava gli sbuffi di vapore bianco e
si rifletteva sui corsi d’acqua creando uno
spettacolo surreale.
È curioso che da un
terreno completamente ghiacciato – molti
camminavano con i ramponi – sgorga l’acqua a 100 gradi da queste profonde fessure e quelle più grandi con un ruggito sinistro
sparavano, ogni 5-6 minuti, vigorosi sbuffi di
vapore alti anche 80 metri.
Prova questa di quanto qui il sottosuolo sia in continuo fermento e che le attività vulcaniche non siano mai sopite, anzi: le antiche popolazioni che approdarono in questa inospitale terra di ghiaccio trovarono inaspettatamente la mite corrente del Golfo dell’Oceano Atlantico e le bollenti acque sotterranee per affrontare i rigori più estremi.
Oggi l’Islanda sfrutta
l’energia geotermica e idroelettrica con
una completa indipendenza elettrica ed
in più il 90 per cento delle famiglie riscaldano le proprie case attraverso l’acqua calda
geotermica.
Encomiabile esempio di autonomia energetica totalmente rinnovabile.
Il viaggio riprese alla volta delle cascate
di Gullfoss, dove un ampio e lento fiume
s’inabissa con fragore assordante in una
profonda spaccatura della terra sollevando
nuvole di acqua gelida: uno spettacolo da
brividi in tutti i sensi.
Gullfoss significa “cascata d’oro” per i riflessi dorati che il sole
al tramonto dona alla cascata: nonostante il
freddo e l’umidità insopportabili, restammo
a goderci lo spettacolo fino alla fine!
L’ultima tappa fu il parco geologico di
Thingvellir, più interessante da capire che
da vedere: in questo sito, patrimonio mondiale dell’UNESCO, si trova la faglia di Silfra, punto di divisione fra le placche tettoniche del Nord-America e dell’Eurasia.
Qui le due placche tettoniche coesistono,
affiorano e si stanno separando ad un ritmo di pochi centimetri all’anno.
Quello che
si poté vedere era un sentiero attrezzato in
mezzo ad enormi pareti naturali che sembravano guidarci verso il cammino da percorrere tra i due continenti.
Il giorno dopo, in attesa di tentare ancora
l’aurora, ci dedicammo alla visita della città
e scoprimmo tante curiosità: passeggiando ci colpirono i tanti bei murales che movimentavano pareti di vecchi edifici; al porto
troneggiava un monumento in acciaio che
rappresentava stilizzata una maestosa nave vichinga con la prora rivolta all’oceano ignoto; da non perdere l’avveniristico
edificio dell’Opera House, detta Harpan, che riflette sul mare la sua caleidoscopica
facciata.
Ma finalmente arrivò la sera e riprendemmo
la caccia all’aurora boreale: nuova guida,
nuovo bus e nuovo itinerario ma dopo ore
e ore a girovagare per la costa islandese e
dopo lunghe attese nel buio pesto e gelido,
nessuno di noi scorse alcun bagliore vede
nel cielo, così tornammo ancora in albergo
infreddoliti, amareggiati e delusi.
Peccato, sarà per un’altra vacanza.
L’indomani ripiegammo al museo dell’aurora boreale (qui c’è un museo per tutto!) dove scoprimmo tante cose interessanti, che l’aurora è visibile soprattutto nella zona dell’ovale aurorale, che in questi anni l’attività elettromagnetica solare che determina l’evento era modesta e soprattutto che fu possibile… farsi un “selfie di consolazione” che simulò noi due sotto un’aurora boreale in piena regola!
22 novembre 2023