Islanda

Aurora boreale ma non solo

Durante un’estate inizialmente così torrida non poteva non tornarmi alla mente un viaggio particolarmente fresco e affascinante passato a caccia dell’aurora boreale tra i ghiacciai dell’Islanda

Fu una sorpresa che regalai a mia moglie sotto l’albero di Natale, un viaggio sempre rimandato per mille paure, troppo freddo, troppo lontano, troppo avventuroso. 

Invece mia moglie fu entusiasta ed un paio di settimane dopo Natale partimmo. Con bagagli pieni di maglioni piumini berretti guanti iniziò il lungo volo da Milano a Reykjavík, con la fortuna di aver ammirato già in volo un emozionante tramonto infuocato a 10.000 metri di quota. 

All’arrivo la città era completamente avvolta nel buio, la strada per l’albergo scarsamente illuminata, il quartiere era centrale ma con poche luci, proprio come se tutti fossero ampiamente abituati – o rassegnati – all’oscurità. 
Franco Torelli
Presidente
Federmanager Trento

Franco Torelli Presidente Federmanager Trento

Ed in effetti gran parte della giornata si svolgeva al buio, le cinque ore scarse di luce si sfruttavano per fare fotografie comunque suggestive: scoprimmo che la città era interessante, tante casette in legno addobbate di luci, le strade convergevano alla massiccia ed imponente cattedrale Hallgrimskirkja, l’aspetto pare ispirato alle colonne di basalto delle loro imponenti cascate, ma il vento gelido che tirava su questa collinetta ci convinse a cercare un posticino caldo per mangiare qualcosa. 

Capitammo nella zona del porto e trovammo un locale delizioso, un rifugio per pescatori adattato a ristorante con menù fisso a base di frutti di mare e zuppa d’aragosta annaffiato dalla loro potente birra scura Garùn: la bontà del pesce e della birra ci convinsero a tornarci piu e piu volte.
La cattedrale
Hallgrimskirkj
di Reykjavik

La cattedrale Hallgrimskirkj di Reykjavik

Ma la nostra mission era vedere l’aurora boreale per cui l’indomani ci affidammo ad un tour con una guida esperta: la sera armati di macchina fotografica salimmo sul bus e sotto la guida di… Salvatore (sic!), simpaticissima guida ma non proprio locale che con un inglese molto siciliano ci guidò nella lunare penisola di Osar, poco lontana da Reykjavík, zona brulla coperta di rocce e licheni; ci saranno stati anche i resti della più antica occupazione della penisola risalente al IX secolo, ma dopo parecchie ore di attesa col naso all’insù nessuno del nostro gruppo vide alcun bagliore verde, forse perché un po’ nuvoloso o forse perché non era la zona migliore, fatto sta che tornammo a notte fonda in albergo delusi ma determinati a ritentare un paio di sere dopo. 

L’indomani era in programma il mitico Cerchio d’Oro Islandese, un lungo percorso ad anello con le tre tappe imprescindibili dell’Islanda: la zona di Geysir, le cascate di Gullfoss, e il parco geologico di Thingvellir.
L’area geotermale
Geysir

L’area geotermale Geysir

Essendo le strade molto ghiacciate, tutti ci sconsigliarono di noleggiare una vettura per cui optammo per un tour in bus. 
Si partì a notte fonda e vedere la luna rischiarare le distese ghiacciate punteggiate delle luci delle poche abitazioni sparse, era già uno spettacolo; per non parlare poi dell’alba, che infuocò il cielo blu riflettendosi nei corsi d’acqua ghiacciati, vera poesia. 

La prima sosta fu l’area geotermale Geysir, che dà appunto il nome ai geyser che subito ti accolgono con vistose colonne di vapore che si innalzano dalle pozze d’acqua: il sole rosso ancora molto basso all’orizzonte attraversava gli sbuffi di vapore bianco e si rifletteva sui corsi d’acqua creando uno spettacolo surreale. 

È curioso che da un terreno completamente ghiacciato – molti camminavano con i ramponi – sgorga l’acqua a 100 gradi da queste profonde fessure e quelle più grandi con un ruggito sinistro sparavano, ogni 5-6 minuti, vigorosi sbuffi di vapore alti anche 80 metri. 
Un bel gejser

Un bel gejser

Prova questa di quanto qui il sottosuolo sia in continuo fermento e che le attività vulcaniche non siano mai sopite, anzi: le antiche popolazioni che approdarono in questa inospitale terra di ghiaccio trovarono inaspettatamente la mite corrente del Golfo dell’Oceano Atlantico e le bollenti acque sotterranee per affrontare i rigori più estremi.

Oggi l’Islanda sfrutta l’energia geotermica e idroelettrica con una completa indipendenza elettrica ed in più il 90 per cento delle famiglie riscaldano le proprie case attraverso l’acqua calda geotermica. 
Encomiabile esempio di autonomia energetica totalmente rinnovabile. 
Monumento alla nave
vikinga a Reykjavik

Monumento alla nave vikinga a Reykjavik

Il viaggio riprese alla volta delle cascate di Gullfoss, dove un ampio e lento fiume s’inabissa con fragore assordante in una profonda spaccatura della terra sollevando nuvole di acqua gelida: uno spettacolo da brividi in tutti i sensi. 

Gullfoss significa “cascata d’oro” per i riflessi dorati che il sole al tramonto dona alla cascata: nonostante il freddo e l’umidità insopportabili, restammo a goderci lo spettacolo fino alla fine! L’ultima tappa fu il parco geologico di Thingvellir, più interessante da capire che da vedere: in questo sito, patrimonio mondiale dell’UNESCO, si trova la faglia di Silfra, punto di divisione fra le placche tettoniche del Nord-America e dell’Eurasia

Qui le due placche tettoniche coesistono, affiorano e si stanno separando ad un ritmo di pochi centimetri all’anno. 

Quello che si poté vedere era un sentiero attrezzato in mezzo ad enormi pareti naturali che sembravano guidarci verso il cammino da percorrere tra i due continenti.
Il giorno dopo, in attesa di tentare ancora l’aurora, ci dedicammo alla visita della città e scoprimmo tante curiosità: passeggiando ci colpirono i tanti bei murales che movimentavano pareti di vecchi edifici; al porto troneggiava un monumento in acciaio che rappresentava stilizzata una maestosa nave vichinga con la prora rivolta all’oceano ignoto; da non perdere l’avveniristico edificio dell’Opera House, detta Harpan, che riflette sul mare la sua caleidoscopica facciata. 

Ma finalmente arrivò la sera e riprendemmo la caccia all’aurora boreale: nuova guida, nuovo bus e nuovo itinerario ma dopo ore e ore a girovagare per la costa islandese e dopo lunghe attese nel buio pesto e gelido, nessuno di noi scorse alcun bagliore vede nel cielo, così tornammo ancora in albergo infreddoliti, amareggiati e delusi. 
Peccato, sarà per un’altra vacanza. 
Aurora boreale...
simulata!

Aurora boreale... simulata!

L’indomani ripiegammo al museo dell’aurora boreale (qui c’è un museo per tutto!) dove scoprimmo tante cose interessanti, che l’aurora è visibile soprattutto nella zona dell’ovale aurorale, che in questi anni l’attività elettromagnetica solare che determina l’evento era modesta e soprattutto che fu possibile… farsi un “selfie di consolazione” che simulò noi due sotto un’aurora boreale in piena regola!