La partita a scacchi

Paragonabile con le situazioni che stiamo vivendo in Italia e a cui assistiamo in Europa e nel Mondo

Alberto Pilotto 

Associato Federmanager Vicenza

Ho cominciato a giocare a scacchi alla fine degli anni cinquanta del secolo scorso quando, ancora liceale, feci amicizia con due giovani universitari, a Padova.

Di quegli anni e di quel gioco, ricordo uno dei più importanti e significativi film di un famoso regista svedese Ingmar Bergman (1918- 2007): Il settimo sigillo (1958). Il film, che avevo visto assieme a compagni e compagne di scuola, un sabato pomeriggio presso il Cineforum Antonianum, luogo di cultura e di aggregazione per i giovani (più questo che quello, per me!) mi era rimasto impresso per la lunga partita a scacchi tra il Cavaliere (reduce dalle Crociate) e la Morte

Questi episodi mi sono venuti alla mente ora, a distanza di tanti anni, per il casuale ritrovamento nella mia biblioteca di un libro sugli scacchi; l’ho sfogliato con piacere, come capita quando si riprendono vecchi testi, e mi è venuto naturale fare un paragone con le situazioni che stiamo vivendo in Italia e a cui assistiamo in Europa e nel Mondo.
 
Una breve illustrazione del gioco che si effettua tra due giocatori: la scacchiera è un quadrato composto da 64 caselle (32 bianche e 32 nere); i pezzi sono 16 per giocatore e sono diversi: 1 Re, 1 Donna, 2 Torri, 2 Cavalli, 2 Alfieri, 8 Pedoni. I vari pezzi hanno movimenti diversi (1° termine di paragone), hanno importanze diverse (2° termine di paragone) ma vanno visti come un insieme unico, armonioso e coordinato (3° termine di paragone). L’obiettivo finale è catturare e uccidere il Re nemico (4° termine di paragone). Si usa il termine: Scacco matto, che deriva dall’antico persiano “shah mat” che significa: il Re è morto

I termini usati sono quelli usati in campo militare: attacco, contrattacco, difesa, occupazione di punti strategici, creazione di punti deboli nello schieramento nemico, sortite, diversioni tattiche.
La teoria generale della partita prevede 3 fasi: Apertura (in cui si sviluppano i vari pezzi), Centro-partita (si consolida il piano strategico) e la Finale (cattura del Re). 

A questo punto suggerisco di provare a guardare gli eventi nazionali e internazionali almeno degli ultimi 30 anni come fossero parti di una partita a scacchi mondiale, senza utilizzare i “rose glasses” (occhiali rosa - termine usato dai colleghi americani e che indica un’attitudine positiva e gioiosa che non rileva le cose negative, portando ad una visione della vita non realistica). 

Possiamo cominciare la partita a scacchi dal World Economic Forum, fondazione nata nel 1971 in Svizzera, per iniziativa dell’economista e accademico Klaus Schwab, e finanziata da circa mille società multinazionali con fatturato superiore ai 5 miliardi di euro. 

L’evento più importante e più noto è il forum annuale di Davos, ad inviti e a porte chiuse. Il WEF si considera “impegnato a migliorare la condizione del mondo” che potrebbe essere attuata attraverso un “Great Reset” dei sistemi politici-economici-sociali per arrivare ad una Governance Mondiale, gestita da organismi sovranazionali di vario genere. Secondo il Prof. Schwab la recente epidemia Covid-19 costituisce una “grande opportunità” per ripensare, reimmaginare e resettare il nostro mondo. Proseguiamo con il Rapporto Brundtland (primo ministro norvegese): è un documento pubblicato nel 1987 dalla Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo (WCED) in cui viene introdotto per la prima volta il concetto di sviluppo sostenibile.
Alberto Pilotto
Federmanager Vicenza

Alberto Pilotto Federmanager Vicenza

Lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri”. 
Ne consegue logicamente che si dovrà tenere conto, ogni volta e in ogni caso, delle tre dimensioni dello sviluppo sostenibile: economica, sociale, ecologica
Sembra, invece e purtroppo, che certi governanti, certi Stati, certi media e certi maitres à penser, non riescano, o non vogliano, considerare le tre condizioni contemporaneamente e con la stessa importanza. 
Le ragioni possono essere le più diverse e di diversa evidenza e comprensione: il tipo di governo, gli interessi delle attività specifiche del Paese, gli investimenti futuri. 
Non a caso, si sente sempre più parlare di green per qualsiasi attività, iniziativa, comportamento, lasciando ai posteri le inevitabili conseguenze socio-economiche. 
Ricordiamo le decisioni prese dall’Eu sull’auto elettrica (e conseguente bando dell’auto benzina e diesel), sulla casa green, le norme anti pesca, le norme anti allevamenti, le norme anti coltivazioni, le regole sugli imballaggi, il pacchetto ETS (Emission Trading System è il pricipale strumento adottato dall’Eu per raggiungere gli obiettivi di riduzione della CO2 nei principali settori industriali e nel comparto dell’aviazione). 
Non mi sembra che le decisioni finora prese a livello europeo e mondiale abbiano i requisiti richiesti dalle tre dimensioni dello sviluppo sostenibile: ecologica, sociale, economica. 
Mi viene alla mente una frase semplice e comprensibile nella sua intrinseca affermazione: è la somma che fa il totale (Totò). In questo caso il totale è il Mondo; ma, sembra, che per molti, troppi, il Mondo sia solamente l’Eu. 
A loro si può ricordare una frase latina: “Quod Deus perdere vult, dementat prius” (a quelli che vuole rovinare, Dio toglie prima la ragione). 

Tornando alla partita a scacchi, i nostri affezionati lettori sapranno, con la loro intelligenza ed esperienza, dare un nome ai pezzi (gli attori), alle mosse (gli eventi) e, ai due giocatori (global players). La partita non è ancora conclusa: vincerà il Re bianco o il Re nero? 
Desidero concludere con un motto del poeta latino Orazio (65-8 a.C.): “Sapere aude”, ripreso successivamente dal filosofo tedesco I. Kant (1724- 1804), uno dei più significativi esponenti dell’Illuminismo tedesco: “Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza”.