Favorire gli investimenti
Ponendo l'uomo al centro dello sviluppo
Daniele Damele
Presidente Federmanager Friuli Venezia Giulia
Coinvolti sono stati in particolare i settori dell’elettrodomestico, dell’automotive, della siderurgia, del termomeccanico e del meccanotessile. Settori che
vivono più pesantemente di altri una contrazione dei volumi degli ordinativi, ma soprattutto una scarsa visibilità che comporta
l’impossibilità di fare programmazione.
In Friuli la chiusura più lunga è quella di Savio, azienda del meccanotessile con headquarter a Pordenone e 350 dipendenti, che
ha visto tornare al lavoro solo il 29 gennaio
i diretti interessati alla produzione.
L’azienda, peraltro, ha reso noto che potrebbe fare
ricorso alla cassa integrazione in tempi brevi. C’è poi Electrolux, che a Nord Est ha stabilimenti a Porcia, in Friuli, e a Susegana, in
Veneto, dove la produzione è sì ripartita l’8
gennaio (dopo aver chiuso il 20 dicembre),
ma a ritmi ridotti, nel caso del sito friulano,
che è anche il quartier generale della società in Italia: con 6 ore di lavoro e 2 di contratti di solidarietà.
A Trieste la situazione di Wartsila è di attesa di dar seguito all’accordo con l’Ansaldo.
Ci si augura tempi celeri e un’estensione
dell’accordo per favorire la produzione.
Il ricorso agli ammortizzatori sociali sembra
essere il leitmotiv di questo inizio anno.
È
già importante la lista di imprese che, terminate le ore di cassa a disposizione a fine 2023, ne stanno facendo nuovamente
richiesta. È un inizio d’anno, quindi, difficile.
A quelle che erano le preesistenti vicende
internazionali, vedasi i due conflitti bellici
russo-ucraino e del Medio Oriente, ora si
aggiunge la crisi del Mar Rosso a Suez. Il
tema della logistica rischia di penalizzarci
ulteriormente. L’anno passato è finito in salita e il nuovo riparte in salita. Speriamo solo
che il costo del denaro si riduca, sia per i
bilanci delle famiglie sia per consentire alle
aziende di fare nuovi investimenti.
La Bce
deve battere un colpo presto e bene senza
attendere stavolta la Fed.
Passando dalla destra alla sinistra Tagliamento osservata speciale è l’Automotive
Lighting di Tolmezzo, azienda produttrice di
fanaleria per alcuni marchi premium dell’auto (in particolare tedeschi), che ha ripreso
a produrre l’8 gennaio (dopo aver chiuso
il 18 dicembre).
Qui la preoccupazione è
la frenata del mercato auto tedesco. E se
in provincia di Udine situazioni di chiusure
prolungate non ce ne sono non è strabismo
parlare di «manifatturiero in sofferenza».
Parecchie aziende stanno usando ammortizzatori sociali e la ripresa è ancora lontana.
In Veneto ad aver chiuso più a lungo sono
risultate, tra le altre Agritalia, Ferroli, Meccanica Veneta, Komatsu, Epta, Scm Group,
Fonderie Montorso, Fonderie Cestaro, Nidec Asi e Marelli.
Molte aziende metalmeccaniche del Veneto hanno disposto il prolungamento della
chiusura natalizia, con riaperture avvenute dall’8 al 15 gennaio, alcune ricorrendo
anche alla cassa integrazione ordinaria
mentre va da sé che il 2024 si prospetta
come un anno complicato, caratterizzato,
per molte imprese, da scarsa visibilità degli
ordinativi e quindi dall’impossibilità di fare
previsioni produttive per almeno tutto il primo semestre.
Cosa fare? Ricette non sono facili da prescrivere, certamente alcuni punti possono,
ragionevolmente, essere utili: chiedere alla
Bce di ridurre i tassi d’interesse al più presto, favorire gli investimenti e l’occupazione, eliminare, da parte della PA, lacci e lacciuoli inutili favorendo autorizzazioni uniche
in tempi certi e controlli ex post responsabilizzando i privati, affidarsi alla cultura manageriale, lanciare il cuore oltre all’ostacolo
ponendo l’Uomo al centro dello sviluppo.
15 febbraio 2024