Il paese delle emergenze
"La top ten dei rischi possibili"
Alberto Pilotto
Associato Federmanager Vicenza
A fine febbraio, assalito da uno dei miei periodici desideri di fare ordine e pulizia nelle varie zone della casa adibite ad archivi
di libri, riviste, giornali, fotografie, mi sono
imbattuto in una rivista la cui copertina riportava, in grandi caratteri, la scritta “LA
FINE DEL MONDO”.
"Oddio", ho esclamato;
poi, guardando con più attenzione, ho notato che la data riportata era il “21 dicembre
2012” e ho tirato un sospiro di sollievo.
La rivista in oggetto “OGGI” numero speciale era infatti datata novembre 2012.
Ho
sfogliato con attenzione i vari articoli: la data indicata deriverebbe dal calendario dei
Maya, antico popolo del Centro America di
ampia e varia cultura, in particolare sullo
studio dell’astronomia. Sull’argomento venivano riportati i pareri di illustri scienziati
italiani (il geologo Mauro Rosi, l’astrofisica
Margherita Hack, la virologa Ilaria Capua,
il futurologo Roberto Vacca) e l’elenco “La
Top Ten dei rischi possibili” stilata da
scienziati internazionali: Pandemia globale, Guerra apocalittica, esplosione di raggi
gamma causata dal collasso di una stella
gigante, Impatto con un asteroide, Eruzione di un super vulcano, Esperimenti fisici,
Catastrofe climatica, Attacco extraterrestre, Mega intelligenza artificiale, Creazione in laboratorio di un nuovo virus. Di alcuni di questi venivano riportati i possibili
modi per evitare il loro realizzo.
Questa sostanziosa premessa serve per
introdurre il tema di fondo di queste note
e cioè quella che io ritengo la mancanza
totale o parziale di piani di emergenza relativi ad alcuni dei rischi possibili da parte delle strutture nazionali e locali preposti
assieme alla mancanza di programmi per
evitare che certe crisi produttive, economiche e sociali possano avverarsi come conseguenza di varie tipologie di emergenza.
Ricordiamo che le diverse crisi sono accomunate da scarsità e/o aumento di
prezzo delle materie prime e del costo di
lavorazione: la crisi energetica gas, petrolio, energia elettrica; la crisi produttiva,
in alcuni settori particolari; la crisi agricola
(mancanza di fertilizzanti); la crisi della zootecnia (mancanza di mangimi); la crisi alimentare (mancanza di frumento e di mais).
Possiamo cominciare dalla emergenza
sanitaria di più di due anni fa: il piano
di emergenza predisposto dal Ministero
della Sanità era obsoleto, non era stato
aggiornato, non era applicabile. Abbiamo
continuato con la conseguente emergenza economica, con alcune filiere produttive pesantemente colpite, e la attuale
emergenza energetica resa ancora più
grave dalle conseguenze della guerra
Russia-Ucraina.
Le emergenze mettono a nudo le carenze di programmazione, di conoscenze e
competenze degli enti governativi preposti
(nazionali e locali) che si sono affiancate a
certe scelte politiche (scelleratamente ideologiche) effettuate negli ultimi decenni.
La somma ha dato risultati evidentemente
estremamente negativi e pesantemente impattanti sulla vita dei cittadini.
soliti “soloni del day after” (categoria molto
diffusa tra politici, accademici, giornalisti,
scrittori, cantanti e compagnia bella) stanno riscoprendo termini (!) che fino a poco
tempo fa era peccato solo pronunciare: il
nucleare (ricordiamoci del referendum nel
1987), le trivelle (idem nel 2016), i rigassificatori (in uso solo tre; gli altri sono fermi
ai progetti), le centrali a carbone (…vanno riaperte; N.d.R. ma vogliamo copiare la
Germania?!).
Lasciamo ai nostri cari e pazienti lettori l’approfondimento di queste voci e il confronto
con gli altri Paesi EU; da effettuare rigorosamente prima dei pasti onde evitare rischi
di cattiva digestione. I suddetti strateghi,
inoltre, hanno scoperto, adesso, l’importanza della diversificazione delle tipologie energetiche e dei fornitori (!!) e, addirittura, dell’autonomia energetica (!!!).
Di fronte al livello di questi progetti, che
naturalmente dovremo fare in armonia con
l’Eu, magari con un Pnrr versione 2.0, noi
possiamo ritornare un po’ più sereni perché
con questi "maitres à penser" i nostri figli e
nipoti ne vedranno (forse) la realizzazione.
Io, nell’attesa, andrò in montagna a riscaldarmi con il fuoco della stufa a legna, a coltivare l’orto, e mangiare i funghi del bosco.
11 aprile 2022