Noi lo avevamo detto
“Se decarbonizzazione diventa deindustrializzazione, siamo finiti”,
Di Alberto Pilotto
Federmanager Vicenza
La frase potrebbe suonare un po’ supponente, specialmente se detta dallo scrivente, ma, in questo caso, l’autrice è nientepopodimeno che Laura Dalla Vecchia, presidente di Confindustria Vicenza, all’inizio della relazione presentata all’Assemblea annuale, lo scorso 5 ottobre. L’incipit mi ha fatto ritornare con la memoria a parecchi lustri fa quando aveva un significato di rimbrotto, di tirata d’orecchi da parte dei genitori verso i figli per qualche marachella o degli insegnanti verso gli alunni per scarso profitto quando le rispettive raccomandazioni di attenzione non venivano ascoltate.
Curioso, come mio solito, di conoscere chi, in questo caso, potessero essere i genitori/figli e gli insegnanti/alunni, ho letto tutta la relazione. Ammetto che qualche intuizione ce l’avevo già; d’altra parte si trattava di temi, argomenti, casi, vision e mission (per dirla in modernese), che riguardano gli imprenditori così come i loro più diretti e vicini collaboratori, cioè noi.
In questo caso, però, più che di raccomandazioni si trattava di “preoccupazioni e di rabbia” perché già nel corso della precedente Assemblea 2023 erano stati forniti dati e, quindi, lanciati segnali di allarme alle varie istituzioni, compresa la Commissione Europea.
Ho trovato nella relazione parecchi temi e considerazioni che ho descritti in diversi numeri di questa rivista nel corso degli ultimi anni a cominciare dalla ideologica e propagandistica politica della Commissione europea nei confronti dell’industria mediante il tanto osannato Green Deal.
Ricordiamo che l’Italia ha la seconda manifattura dell’Europa, che le revisioni ISTAT del PIL mostrano una crescita economica superiore a quelle di Germania e Francia, che l’industria vicentina ha visto calare nei primi 6 mesi del 2024 l’export verso la Germania del 12%.
La situazione dell’automotive è drammatica: colossi come Volkswagen, Mercedes, BMW, Stellantis e le altre società coinvolte nella filiera, costretti a seguire le forzature sull’elettrificazione, sono in grandi difficoltà con conseguenti riduzione degli orari di lavoro, del numero dei turni giornalieri e alla fine la chiusura degli stabilimenti.
Luca di Montezemolo (uomo che ha avuto qualche esperienza nel settore) ha dichiarato: “l’industria dell’auto in Italia non esiste più e nessuno si indegna”.
È facile intuire chi trarrà vantaggi da queste scelte e non saremo certo noi italiani ed europei (memento Anreotti!) Un altro importante settore è stato coinvolto: elettrodomestico.
I settori della concia, legno, gomma, alimentare hanno subito un ulteriore batosta a causa di un nuovo regolamento entrato in vigore (29 giugno 2023): l’EUDR (European Deforestation-free Products Regulation).
L’obiettivo è combattere la deforestazione e il degrado forestale a livello mondiale, quindi vieta l’immissione o l’esportazione di prodotti nel o dal mercato comunitario da/in Paesi che non rispettino requisiti di legalità e sostenibilità.
Lo scenario illustrato da Dalla Vecchia è molto preoccupante e il tranchant invito finale: “L’Europa cambi e torni alla realtà” suona come una bocciatura totale delle politiche visionarie finora adottate ed un invito a tornare ad un sano pragmatismo.
La nuova Commissione Europea in cui è stata confermata la presidente Ursula von der Lyen non è ancora operativa e, quindi, non si possono dare giudizi sui nuovi commissari; tuttavia, i curricula di alcuni di loro non sembrano tali da poter sperare in drastici cambiamenti nelle politiche dei settori più importanti.
Desidero concludere con due frasi: la prima è del neo eletto presidente nazionale di Confindustria Emanuele Orsini: “Se decarbonizzazione diventa deindustrializzazione, siamo finiti”, la seconda del maestro Alberto Manzi (docente, pedagogista, conduttore TV): "Non è mai troppo tardi”.
Prosit!
24 novembre 2024