Pubblico, privato… o efficace ed efficiente? Il caso Veritas Venezia

Intervista di Gianni Soleni ad Andrea Razzini

Gianni (G): Dott. Razzini, da diversi anni, per non dire decenni, si è diffusa l’idea che le aziende pubbliche debbano per forza essere dei carrozzoni inefficienti
Qual è il Suo pensiero al riguardo? 
Andrea Razzini  (AR): Molte aziende, per il solo fatto di essere pubbliche, vengono tradizionalmente sottovalutate o screditate poiché considerate “protette” e poco inclini alla competizione. In sostanza, sono considerate inefficienti, quindi inutili. Anche Veritas è un’azienda pubblica. È infatti interamente di proprietà dei 44 Comuni dell’intera Città metropolitana di Venezia e di altri 7 della provincia di Treviso (con la maggioranza a Venezia) e in questi territori gestisce il servizio idrico integrato e il ciclo integrato dei rifiuti urbani. Si tratta di un’area geograficamente estesa e unica al mondo per le sue caratteristiche, che conta circa 950.000 residenti, con fabbriche, Università e infrastrutture di primo livello, ai quali ogni anno si aggiungono 50 milioni di presenze turistiche (ultimi dati precedenti il periodo pre Covid), 23 milioni delle quali nel solo capoluogo. 
G: Progettare e gestire servizi complessi ed efficaci come questi non sarà difficile come andare sulla Luna, ma sicuramente non è nemmeno una passeggiata
AR: Veritas è una società per azioni pubblica e credo sia difficile affermare che sia un’organizzazione inefficiente. Siamo infatti tra le prime dieci utility del Paese, sviluppiamo importanti servizi e investimenti, sia relativi alla gestione industriale dei rifiuti e alla loro raccolta differenziata (anche in territori particolari come quelli balneari e lagunari), che alla depurazione delle acque reflue. Tale azione deve essere così efficace da proteggere i più famosi litorali adriatici, tutti dotati di Bandiera blu, e la Laguna di Venezia, peraltro regolata da leggi speciali ambientali particolarmente severe. 
Non parliamo poi delle tante emergenze che devono essere affrontare per effetto di siccità, ricorrenti acque alte a Venezia, profondi mutamenti climatici, eventi calamitosi come trombe d’aria, alluvioni, gelate, nevicate e mareggiate o, ancora, epidemie, eventi sportivi, sagre, manifestazioni, premiazioni.
Sono tutti momenti, alcuni anche molto critici, che impongono a un’Organizzazione come Veritas di essere preparata per affrontare in modo adeguato i picchi di attività, se non addirittura a prevenirli. Anche se non sempre è possibile. In ogni caso vale la pena ricordare che la nostra Organizzazione ha ricevuto molti ringraziamenti dalle comunità servite, soprattutto nell’imminenza del bisogno. 
G: Come è strutturata la vostra organizzazione? Secondo quali principi? 
AR: Veritas conta su circa 3mila dipendenti diretti, terziarizza solo in minima parte i cicli di raccolta e spazzamento, ha una organizzazione flessibile e riesce a chiudere i bilanci in modesto ma costante attivo, in quanto il 90% del fatturato è derivato dagli incassi di fatture e bollette relative ai servizi pubblici essenziali forniti. Siamo una SpA pubblica e da oltre otto anni emettiamo obbligazioni quotate nei Mercati regolamentati, così da essere considerati un “Ente di interesse pubblico”. Questa è la corretta definizione per le aziende equiparate alle quotate che seguono regole di compliance pubblica e principi e regole di trasparenza determinate dalla Consob. Negli ultimi 15 anni, su impulso dei Comuni soci e delle norme dell’ordinamento, Veritas ha portato a termine oltre 35 operazioni straordinarie di razionalizzazione societaria, concludendo fusioni e incorporazioni, acquisendo sempre più efficienze complessive e migliorando i servizi pubblici metropolitani forniti. Da anni applichiamo la normativa 231/01, adottiamo un Codice Etico per adeguare la nostra gestione ai principi e alle regole di trasparenza e corretta gestione, abbiamo certificato i nostri Sistemi di Anticorruzione, applichiamo e rispettiamo le norme contenute nei diversi Contratti di Lavoro nazionali applicati. 
Andrea Razzini
Direttore generale
Gruppo Veritas - Venezia

Andrea Razzini Direttore generale Gruppo Veritas - Venezia

Tutta la nostra gestione interna è improntata allo sviluppo professionale e alla meritocrazia, in un contesto di continuo miglioramento dei servizi. Inoltre, sviluppando anche modelli interni di gestione, raggiungiamo i vertici nazionali della raccolta differenziata: negli ultimi 5 anni il Comune di Venezia è risultato quattro volte primo e una volta secondo tra le città con oltre 200mila abitanti, mentre il nostro territorio per tre anni consecutivi è stato al vertice della graduatoria tra le Città metropolitane
Veritas traccia tutti i rifiuti che raccoglie e porta in discarica meno del 3% del totale, a fronte di una media nazionale di utilizzo di questo sistema che supera il 35%. La nostra organizzazione industriale avvia al riciclo il 73% delle circa 500mila tonnellate di rifiuti raccolte ogni anno nel territorio e trasforma in energia elettrica (come da indicazioni dell’Unione Europea) il rifiuto che non è riciclabile o trasformabile in altri materiali. Si tratta di circa 150mila tonnellate di rifiuto secco residuo che, nel nostro impianto di Fusina, vengono dapprima trasformate in circa 60mila tonnellate di Combustibile solido secondario (Css), quindi in elettricità utilizzata per l’autoalimentazione dei nostri impianti. In sostanza, il 97% dei rifiuti e materiali raccolti sono riciclati o trasformati in altri materiali o energia elettrica.
G: Tutto questo avrà probabilmente ripercussioni positive sulla gestione, quindi sulle tariffe dei servizi 
AR: Da molti anni le tariffe dei nostri servizi sono contenute: la tariffa idrica è storicamente la minore del Veneto e tra le più basse a livello nazionale. Tutto questo rende l’azienda efficiente e concentrata sulla produzione di qualità e sulla sobrietà, dal momento che i nostri Enti locali soci hanno sempre puntato (e tuttora lo fanno) sull’economicità dei servizi pubblici essenziali, ma contemporaneamente sulla loro massima garanzia e sicurezza. Infatti il nostro territorio è al riparo dalle emergenze di cui periodicamente soffrono altre parti del nostro Paese; possiamo affermare con convinzione che questo qualificante punto non risulta essere frutto della sola fortuna. Tuttavia – nonostante chiunque possa confrontare il benchmark di Veritas e il rispetto dei rigidi standard imposti da Arera, l’Autorità di Regolazione del settore – nell’immaginario di alcuni la nostra azienda viene considerata poco funzionale. Talvolta pure associata a comportamenti negativi (dai quali purtroppo nessuno è indenne, e ce ne scusiamo) propri degli uomini deboli e non certo delle organizzazioni, anche se pubbliche. IL DIBATTITO TRA PUBBLICO=INEFFICIENTE E PRIVATO=EFFICIENTE È IN REALTÀ UNA VERA SCIOCCHEZZA. Ma nel nostro Paese, spesso afflitto da congenita superficialità dei giudizi, non si bada molto al sodo anche se sotto gli occhi di chiunque voglia approfondire seriamente l’argomento. Anzi, si tende spesso a denigrare chi lavora bene o emerge, avvantaggiando in questo modo i mediocri o chi tende a “tirarsi indietro”. Fare di tutta l’erba un fascio è purtroppo una specialità nazionale, frutto anche di una certa cultura dell’appiattimento che in realtà, con la scusa di rendere tutti uguali, fa torto a tutti. In realtà, nessuno è uguale, se non a se stesso. Anzi, è con le diversità e le qualità individuali di ognuno che si può dare pari opportunità allo sviluppo delle singole persone e migliorare anche le organizzazioni che da queste sono formate. Bisogna considerare che di pari passo all’evoluzione umana ci deve essere anche quella del lavoro che l’Uomo fa, e quindi anche della propria Organizzazione. Nel nostro caso evolvere vuol dire aumentare e mantenere l’efficienza dei servizi pubblici essenziali, contenerne al massimo i costi ed evitare sprechi ma anche servizi inutili, salvaguardare la sicurezza delle persone che lavorano insieme a quella dell’ambiente dove viviamo e risparmiare al massimo le risorse naturali, che come noto non sono sempre rigenerabili.
Gianni Soleni
Federmanager Venezia

Gianni Soleni Federmanager Venezia

G: Da qualche mese si è tornati a parlare di competizione e concorrenza anche nel settore dei servizi pubblici essenziali. Qual è la Sua opinione? 
AR: Nel nostro Paese questo dibattito non è mai concluso; è una realtà però quella che vede sempre meno presenti le aziende pubbliche. Salvo qualche recente ondata di nuove “nazionalizzazioni”, l’idea che il Settore Pubblico sia inefficiente e vada tagliato continua a circolare tra il Parlamento, il Governo ed anche tra le Autorità di settore e gli Organi di controllo. Nel settore dei servizi pubblici è stato promesso un nuovo DDL denominato “CONCORRENZA” che, almeno prima della crisi bellica in Ucraina, sembrava ridurre la possibilità per le aziende pubbliche, in particolare quelle in house, di poter contare su nuovi affidamenti. È evidente che senza contratti di medio/lungo periodo non si possono fare investimenti né si possono organizzare servizi moderni e, come si diceva un tempo, EFFICACI ED EFFICIENTI. Se confermato, quindi, questo genere di impostazione segnerà il destino delle aziende pubbliche, indipendentemente dal fatto che risultino essere efficaci ed efficienti. Certamente in un contesto nuovo, fatto di tante gare, tutte partecipate in nome della concorrenza e del benessere degli Utenti, ci sarà qualcuno che si accorgerà che GLI APPALTI NON SONO SEMPRE LO STRUMENTO ADATTO PER LA GESTIONE DI SERVIZI COMPLESSI, MUTEVOLI E ARTICOLATI quali (ma è solo un esempio) il servizio idrico integrato o la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti urbani. 
Per garantire questi servizi, infatti, si sta facendo sempre più largo la DISCIPLINA REGOLATORIA dei medesimi, destinata a fissare standard e parametri sempre più precisi e puntuali cui dovremmo tutti riferirci per giudicare in quantità e qualità i servizi richiesti, indipendentemente quindi dalla natura del soggetto che li fornisce. Nonostante questa ultima importante novità per il nostro Paese e nonostante sia semplice capire che ci vorrà del tempo per vederne affermati dei modelli, restano intanto ancora vivi gli schemi di un dibattito vecchio e superato quale quello Pubblico/Privato.