Twin Revolution Program

Quando innovazione digitale e sostenibilità (ri)disegnano il futuro delle managerialità globali

Dirigenti @ NBPA

A cura di Francesco Airenti, Cecilia Chizzali, Massimo Colorio, Giuseppe Dominici, Valeria Grillo

Prosegue il racconto dei manager del Triveneto che hanno partecipato della quarta edizione del TWIN REVOLUTION Program e il relativo study tour americano, organizzato da Federmanager Academy, in collaborazione con 4.Manager.
Durante il proseguo dell’esperienza newyorchese, il Gruppo Federmanager Academy ha avuto l’opportunità di incontrare il Console Generale italiano a New York, dott. Fabrizio Di Michele, durante un talk guidato al Presidente di Federmanager, Marco Bertolina, e il Direttore, Federico Mioni, dove lo stesso ha fornito una prospettiva molto luci
da e dettagliata sullo sviluppo del business tra Italia e Stati Uniti.
Negli ultimi anni, infatti, il Governo italiano ha messo in campo risorse e network per la promozione del “Made in Italy” negli Stati Uniti cercando di valorizzare non solo la parte agrifood e lifestyle, che rappresentano il biglietto da visita dell’italianità nel mondo, ma anche la parte manifatturiera e tecnologica, un fiore all’occhiello del tessuto industriale italiano che non tutti conoscono.
Ci sono ancora molti passi in avanti da fare e lo sforzo governativo attuale si sta concentrando su:
  • una strategia di sistema per la promozione e l’attivazione del business e del network a livello locale;
  • una comunicazione efficace e virtuosa dei nostri punti di forza per modificare il percepito che ci incatena lo stereotipo italiano all’estero.
Questi aspetti ancora da sviluppare hanno condizionato anche gli investimenti diretti nei mercati: mentre l’Italia ha raddoppiato le risorse dirottate in USA negli ultimi tre anni gli Stati Uniti hanno avuto un trend in forte decremento.
Due le ragioni di questa flessione: l’impatto inaspettato del #Covid e una progressiva fase di re-shoring voluta dalla politica, che sta coinvolgendo i principali settori dell’economia americana, a discapito dell’import.
Inoltre, a causa delle dimensioni e delle aspettative di sviluppo del business italiano, l’Italia non rientra ancora nel radar screen dei grossi investitori americani che in Europa e nel resto del mondo privilegiano mercati più solidi, meno “burocraticizzati” e con masse critiche significative.
Oggi, infatti, le startup italiane faticano a trovare visibilità in un contesto ampio e veloce come quello americano, che è cresciuto negli ultimi anni investendo in venture capital oltre 60 miliardi di dollari (contro i due miliardi che si sono investiti in Italia).
Relativamente al contesto, Francesco Airenti racconta: “Da questo incontro abbiamo compreso che è in corso una vera e propria sfida culturale per il nostro Governo per dare una visione strategica al nostro potenziale economico, creando canali di conversazione con gli Stati Uniti. 
L’obiettivo è quello di portare i fondi di private equity e corporate a valutare l’Italia come terreno fertile per investimenti di medio e lungo periodo, dove innovazione digitale e sostenibilità possano diventare elementi di facilitazione in questa direzione. Naturalmente, molto dipenderà anche dall’evoluzione del contesto economico americano in vista delle prossime elezioni politiche”.


Lo study tour ha fatto poi tappa presso l’headquarter di IBM a Manhattan dove membri del management del calibro di Riccardo Forlenza, Billy Seabrook e Andrea Hennemann hanno introdotto la strategia sulle tematiche digital e sostenibilità focalizzando il passaggio di mindset del colosso IT dall’investire su tecnologie a cui poi aggiungere l’AI al valorizzare progetti dove, invece, è l’AI a creare e guidare il successo (“AI does the work for you”).
“Ho trovato la visione di IBM estremamente fattiva e di prospettiva, soprattutto perché considerano la digitalizzazione e la sosteni
bilità come due nuclei di una stessa cellula” ci spiega Massimo Colorio “Quattro sono i concetti chiave che mi hanno colpito nella visione strategica del management del IBM:
  1. Riqualificare le persone senior rispetto a tematiche sensibili e cruciali per la crescita sostenibile.
  2. È sempre più difficile soddisfare le aspettative dei consumatori al ritmo dell’innovazione.
  3. La personalizzazione è la chiave del successo, grazie all’intelligenza artificiale generativa.
  4. Trasformare le ambizioni in azioni, realizzando profitti con responsabilità”.
Anche Cecilia Chizzali evidenzia l’importanza che queste tematiche rivestono a livello economico-sociale: “Stiamo vedendo che l’impegno delle big corp in ambito ESG sta diventando sempre più pervasivo e concreto; non è più solo un fatto di “spuntare” la check-list dei requisiti di sostenibilità, ma vengono definite precise strategie, piani operativi e responsabilità di controllo per assicurare la creazione di valore per un’ampia comunità di stakeholder interni ed esterni”.
Per Valeria Grillo uno dei temi più sensibili della conversazione è stato quello dell’AI: “Il messaggio che mi ha fatto prendere coscienza sull’importanza di un utilizzo consapevole dell’intelligenza artificiale è quello che riguarda la “paura” diffusa che le persone vengano progressivamente sostituite dalle “macchine”; per fortuna, la Gen AI non sostituirà mai le persone: saranno le persone che la utilizzeranno a prendere il posto di quelle che non la useranno. E questo è un elemento importante da non sottovalutare nel nostro quotidiano”.

L’esperienza newyorchese si è conclusa con la visita a due importanti realtà che fanno della sostenibilità un punto focale della loro “vision”: la Ford Foundation e la NBPA (National Basketball Players Association).
La Ford Foundation è un luogo sorprendente nel paesaggio urbano di Manhattan, sulla 42 strada a poca distanza dal palazzo delle Nazioni Unite.
La Ford Foundation, infatti, è stata creata nel 1936 da Edsel Ford e Henry Ford per perseguire scopi sociali e umanitari, con attività in diversi settori: dall’istruzione alla ricerca scientifica, all’arte, ai diritti umani e all’aiuto ai paesi del terzo mondo.
L’architetto Michele Busiri Vici, professionista e docente in prestigiose scuole di design di New York, ci ha guidato alla scoperta di questo edificio, progettato per la fondazione dall’architetto irlandese Kevin Roche. 
Si tratta di un elegante cubo di vetro di dodici piani, incorniciato da elementi in cor-ten a vista, acciaio e granito, dove un grande spazio centrale a tutta altezza si presenta come una grande serra, un giardino con alberi, arbusti e piante fiorite, su cui si aprono uffici tutti intorno.
Cecilia Chizzali, Valeria Grillo e Massimo Colorio concordano sul valore dell’esperienza: “La vista è stata l’occasione di conoscere un progetto di valorizzazione urbana e dei luoghi di lavoro che ha rappresentato negli anni della sua costruzione, tra il 1963 e il 1967, un’assoluta modernità.
L’ambizione del progetto è stata creare un luogo piacevole e umano dove lavorare, con uffici non isolati e chiusi, ma aperti sulla comunità di appartenenza e con il privilegio di una vista sulla natura, un parco climatizzato con temperatura mitigata tutto l’anno, grazie a uno speciale sistema di aerazione, un luogo messo anche a disposizione della comunità cittadina.
Un’esperienza d’ispirazione per l’attualissima riflessione sulla qualità degli spazi e sul benessere delle persone negli ambienti di lavoro”.
La NBPA è il sindacato dei giocatori che fanno parte della National Basketball Association (NBA).
Fondata nel 1954, la NBPA è la più vecchia associazione sindacale fra le quattro maggiori leghe sportive statunitensi.
In ambito sostenibilità, in particolare per le tematiche di governance e social dell’acronimo ESG, Matteo Zuretti, Chief Player Experience Officer nella NBPA, ci ha introdotto al mondo dell’NBA spiegandoci come un business mondiale milionario riesca ad essere sostenibile grazie ad una governance, che mira ad innalzare la competitività, ed ad una solida gestione economico-finanziaria voluta da Adam Silver, commissioner NBA, senza eguali nel mondo degli sport di squadra.
Inoltre, anche il tema sociale è estremamente sensibile ed importante per il business dell’NBA, soprattutto per quanto concerne inclusività, integrazione e pari diritti.
“È impressionante vedere come il sistema del basket professionistico americano sia evoluto negli ultimi decenni, riuscendo a fare “squadra” tra le diverse parti e diventando sostenibile da un punto di vista economico, sociale e di governance. L’NBA è un sistema di revenue share, completamente diverso dai sistemi sportivi del resto del mondo, che garantisce la stabilità e la virtuosità del sistema basket americano: poter contare ogni anno su 10 miliardi di dollari di BRI (basketball related incomes) suddivisi tra i proprietari delle franchigie (49%) e i giocatori (51%, il cosiddetto salary cap), attrae i billionaires d’America che vedono nell’NBA un investimento con rendite significative e progressive” sottolinea Francesco Airenti.
“Interessante il ruolo dei giocatori NBA che non sono dipendenti delle franchigie ma sono “soci beneficiari” del sistema, grazie ad uno strumento partecipativo che li responsabilizza sia sul campo che fuori dal campo, anche in ambito sociale” racconta Giuseppe Dominici “In Italia, per fare un parallelismo, le squadre di calcio con più tifosi sono quelle che hanno diritto a più soldi; in USA, invece, le squadre che generano più business ricevono più risorse e, se superano il cap (tetto salariale) definito contrattualmente, devono pagare una tassa sulla parte eccedente che viene redistribuita tra tutte le squadre, anche quelle più piccole. Questo crea le basi per un futuro economicamente e finanziariamente sostenibile”.
Oggi l’NBA è l’unico destination brand nella pallacanestro e un connettore di storie diverse che caratterizzano i 450 giocatori della lega: chiunque giochi a pallacanestro nel mondo ambisce a giocare in NBA.
Inoltre, i giocatori internazionali saranno sempre più il vero driver di espansione globale del percepito e del business per l’NBA.
Il mondo del basket si prepara quindi a diventare un impero globale (virtuoso e sostenibile) e benchmark per altri sport con un giro d’affari significativo (es. tennis).

CONTINUA...

Francesco Airenti, Cecilia Chizzali, Massimo Colorio, Giuseppe Dominici, Valeria Grillo

Francesco Airenti, Cecilia Chizzali, Massimo Colorio, Giuseppe Dominici, Valeria Grillo

Nel prossimo numero di Dirigenti Nord-Est, lo Study Tour di Federmanager si sposta nella West Coast e, più precisamente, a San Francisco in California per parlare di sostenibilità e digital innovation nella culla della Silicon Valley.