Tra natura e tradizioni: la sostenibilità che sa di buono nel cuore delle Dolomiti

Intervista a Cristina Dallapiccola

Cristina Dallapiccola, Direttore Marketing e Comunicazione del Pastificio Felicetti e socia Federmanager Trento

Amelia Bertolaso, Comitato Esecutivo Federmanager Minerva

Amelia Bertolaso, Comitato Esecutivo Federmanager Minerva

Il Trentino Alto Adige è una Regione che ha fatto della sostenibilità ambientale uno dei suoi punti di forza, impegnandosi in un’ambiziosa politica di tutela delle aree protette, che coprono oltre il 25% del territorio regionale. 
Qui la natura è salvaguardata e valorizzata e la sostenibilità va oltre la protezione delle aree naturali: l’agricoltura adotta pratiche sostenibili, promuove la produzione di alimenti locali e biologici e valorizza prodotti tipici del territorio. 
Le aziende investono sempre di più in tecnologie innovative e in iniziative a basso impatto ambientale e in questo contesto anche Marketing e Comunicazione responsabile diventano leve importanti per valorizzare i prodotti del territorio. 
Ne parliamo con Cristina, Direttore Marketing di un’azienda familiare in Val di Fiemme, il Pastificio Felicetti, che dal 1908 produce pasta di alta qualità. 
Cristina ha una vasta esperienza nel marketing, avendo lavorato in realtà internazionali e in Cantine Ferrari, azienda trentina conosciuta in tutto il mondo. In questa intervista, ci concentreremo sulla peculiarità dello sviluppo del marketing, sulla sostenibilità nel settore agroalimentare e sulle sfide e opportunità di un futuro dove la leadership gentile e inclusiva diventerà punto di forza.
Cara Cristina, grazie per la tua disponibilità, inizierei chiedendoti come sei giunta a lavorare presso il Pastificio Felicetti e in cosa consiste il tuo attuale ruolo. Ci descrivi in modo sintetico l’azienda? 

Ho iniziato il mio percorso in Pastificio Felicetti nel 2018 dopo tanti anni trascorsi nel mondo del vino, durante i quali ho vissuto con un ruolo di primo piano il passaggio generazionale e il conseguente importante sviluppo strategico di tutti i marchi del Gruppo Lunelli.
 Ho poi sentito la necessità di cimentarmi in un nuovo percorso per un’azienda consolidata ma con un grandissimo potenziale e ho deciso di cogliere la sfida della Famiglia Felicetti in un ambito per me del tutto nuovo come quello del food. 
In Pastifico Felicetti ricopro il ruolo di Direttore Marketing e Comunicazione, posizione svolta ad interim, prima del mio arrivo, dall’Amministratore Delegato. 
Nel primo periodo di inserimento ho voluto conoscere sia il contesto che le dinamiche aziendali, in quanto il mio arrivo è coinciso con la fase di managerializzazione dei ruoli strategici dell’azienda, fino ad allora ricoperti da membri della famiglia. 
Una volta trovato l’assetto e l’equilibrio con le varie funzioni e il consiglio di amministrazione, ho lavorato principalmente su progetti di brand identity, corporate communication, business development e accordi di sponsorship e partnership e packaging innovation. 
In quest’ultimo ambito abbiamo fatto un coraggioso passo in avanti in termini di progettazione sostenibile che ha rappresentato una importante novità per il mercato e stabilito nuovi standard con cui d’ora in poi si dovranno misurare le aziende dell’industria alimentare. Siamo stati i primi a lanciare sul mercato della pasta secca, una confezione 100% in carta.
Come pensi che il marketing possa contribuire alla creazione di un mondo più sostenibile, e come non cadere nel greenwashing? 

Essere sostenibili non è una moda o una tendenza di marketing: è la risposta ad una richiesta precisa che arriva dal pianeta e dai consumatori. 
Le aziende possono quindi farsi portavoce di un ruolo sociale, veicolando il messaggio che “consumare meglio” consente di ridurre gli sprechi ed avere un approccio più responsabile nei confronti dell’ambiente. 
Le aziende non sono fatte solo di prodotti ma anche di valori e prima di comunicare messaggi di sostenibilità, devono identificare all’interno dei propri processi, tratti di reale sostenibilità o quantomeno un orientamento in tal senso ed avere coerenza tra il messaggio e il contenuto, per evitare il rischio greenwashing. 
Il percorso di sostenibilità deve trovare reale riscontro nell’azienda e abbracciare tutti gli aspetti della vita aziendale e chiama necessariamente un approccio di filiera. 
Abbracciare la sostenibilità è un processo che richiede all’azienda di rimettere in gioco una visione consolidata del proprio essere e del proprio operato, che richiede investimenti, partecipazione e tempo. 
Il livello di sostenibilità deve essere misurabile e i dati raccolti devono essere comunicati: il marketing può lavorare anche in un’ottica di Report di Sostenibilità, raccontando il posizionamento solido, creando cultura e consapevolezza con gli stakeholders e permettere uno sviluppo virtuoso. 
Essere sostenibili non è una dichiarazione di intenti ma deve essere una solida realtà, misurabile e validabile. 
La sostenibilità incide sulla reputazione aziendale e sul brand e può quindi diventare una leva competitiva che porta distintività rispetto alla concorrenza.
Rebranding come leva strategica per migliorare la competitività aziendale, ci racconti le tue esperienze? 

I progetti di rebranding sono attività che amo molto perché mi piace essere il garante e il custode delle marche assumendone la responsabilità a 360 gradi. 
Sia Cantine Ferrari che Felicetti hanno le potenzialità di farsi portavoce di storie di marca uniche ed autentiche, figlie di un territorio speciale, di un saper fare profondo e di coraggiose scelte imprenditoriali intraprese negli anni dalle Famiglie. 
Nell’ottica di una visione prospettica, è fondamentale chiedersi quali elementi del patrimonio della marca siano effettivamente significativi e rilevanti per il consumatore e allo stesso tempo unicizzanti. 
Con i progetti di rebranding si valorizza il patrimonio di idee, know how e prodotti, si fanno emergere gli elementi differenzianti e si cerca di comunicarli con un linguaggio proprietario, per far diventare la marca unica, ricca di significato e memorabile. 
Per il Pastificio Felicetti il progetto di rebranding è stato l’espressione di un progetto di marca che è culminato con il restyling dell’immagine: il nuovo packaging è stato frutto di due anni di studio e fa parte di un ampio progetto volto a creare e cristallizzare in uno storytelling visivo sul pack tutti gli elementi di distintività e identità del Pastificio: le Dolomiti, patrimonio dell’UNESCO, luogo di origine e produzione della pasta, la sorgente di acqua purissima che sgorga in alta quota, la semola di grano duro 100% italiano (ad eccezione del Kamut® khorasan) e il fatto che la pasta sia “pensata per gli Chef”. 
Il nuovo packaging Felicetti, di per sé uno storytelling sul quale viene raccontata la sintesi del prodotto – la montagna, l’acqua e il grano 100% italiano – è completamente sostenibile e di rottura con tutto ciò che sino ad allora c’era sul mercato: siamo stati pionieri nel realizzare una confezione 100% in carta in pura cellulosa certificata Pefc proveniente da foreste gestite responsabilmente. In Cantine Ferrari invece, i progetti sono stati moltissimi e hanno riguardato tutte le aziende del Gruppo e individuato strategie di marca per la riqualificazione dei portafogli prodotti. 
Ho gestito e coordinato non solo i rebranding di tutte le marche (Ferrari Spumante, Acqua Surgiva, Grappa Segnana, Vini Lunelli, Locanda Margon, Prosecco Bisol), ma anche lo studio della corporate identity per l’ideazione di un marchio che identificasse il Gruppo Lunelli, ne garantisse l’eccellenza del bere, il legame con il territorio e la tradizione. 
Innovativo, a suo tempo, ma ancora oggi in auge, è stato il corposo progetto di brand identity della marca Ferrari: la creazione della texture con la F di Ferrari, nella sua purezza in bianco e nero, è diventata uno stile e ha creato una elevata visibilità della marca, capace anche di delimitare spazi, basti pensare ai Ferrari Spazio Bollicine degli aeroporti. 
Al tempo, nel mondo del vino ancora molto conservativo e poco incline ad un’immagine così nuova con uno stile fino ad allora appartenente al mondo del beauty o della moda, il progetto era stato di rottura e di grande impatto.
Ambiente e sostenibilità: in che modo Pasta Felicetti fa leva sulla tradizione e l’artigianalità nella produzione di pasta rigorosamente Made in Val di Fiemme e come questi elementi sono valorizzati nei messaggi di marketing? 

La pasta Felicetti nasce in un contesto unico e difficilmente replicabile e la collocazione ad alta quota ci consente di beneficiare di fattori senza uguali: sono infatti le stesse Dolomiti a farci dono di un’acqua di sorgente purissima e di un’aria pulita. 
Quando poi la pasta esce dai confini nazionali si aggiunge il valore del “made in Italy” che all’estero è particolarmente apprezzato. 
La sensibilità ambientale è elemento fondamentale: sono sempre state fatte scelte pensando alla tutela dell’ambiente. 
Ci si preoccupa sia di avere semole di qualità superiore e di provenienza nazionale (con la sola eccezione delle linee Kamut® khorasan), che di avere un packaging 100% in carta per chiudere la filiera e rispettare l’ambiente. Si produce pasta biologica dal 1995 e paste monovarietali della linea Monograno Felicetti dal 2004: la produzione, fatta di innovazione spinta e know how centenario, dialoga costantemente con l’ambiente circostante, impiegando rispettosamente le risorse naturali, dall’acqua per gli impasti, all’aria delle Dolomiti per l’essicazione. 
Il 95% dell’energia è prodotta attraverso impianti di cogenerazione e di cellule fotovoltaiche e per la costruzione del nuovo Pastificio a Molina di Fiemme è stata adottata un’architettura sostenibile. 
Nel 2021 il Pastificio è entrato nella lista delle 100 aziende italiane più sostenibili, pubblicata da Forbes in occasione del Sustainability Award 2021 premiando le aziende che hanno saputo integrare la sostenibilità ambientale, sociale ed economica nelle proprie strategie di business. 
Sono tutti messaggi differenzianti, veritieri e coerenti che cerchiamo di trasferire al consumatore affinché possa capire cosa c’è oltre il prodotto.
Patrimonio naturale, culturale e gastronomico del Trentino in un mercato sempre più globale: come mantenere un forte legame con il territorio e contribuire alla sua promozione? 

Come già detto, la pasta Felicetti nasce in un contesto di eccezionale bellezza naturale, le Dolomiti, patrimonio mondiale dell’UNESCO che riportiamo anche nel logo. 
Per promuovere i nostri prodotti ci avvaliamo di Chef Ambassador stellati regionali, quali Alessandro Gilmozzi e Norbert Niederkofler come testimonial di cucina di montagna, grandi interpreti e creatori di nuove prospettive di utilizzo. 
I ristoranti e gli Chef svolgono un ruolo fondamentale nel valorizzare i prodotti locali e sono promotori del territorio attraverso il turismo enogastronomico. 
Per questo siamo orgogliosi di produrre la pasta che diciamo essere “pensata per gli Chef” in quanto abbiamo uno scambio continuo con la categoria per migliorarne la qualità e accogliere le loro richieste. 
Siamo anche partner di Care’s e Cook the Mountain, il cui fine è quello di unire professionisti e aziende enogastronomiche per prendersi cura dell’ambiente, della comunità, della cultura e del ritmo della natura e promuovere un approccio etico e sostenibile alla cucina: ogni anno attribuiamo il premio Young Ethical Chef Award a giovani Chef emergenti che si contraddistinguono in una cucina sostenibile. 
Il nostro legame con il territorio è anche agevolato dal fatto che la pasta è uno dei pochi prodotti alimentari con etichetta corta: acqua e semola. 
L’utilizzo di sola acqua delle Dolomiti, materia prima unica e incontaminata, con la quale si ottiene un impasto privo di residui e impurità che viene poi essiccato con aria di montagna è di per sé un messaggio di trentinità che veicoliamo con il claim “impastiamo la farina con il cielo”: la montagna diventa quindi più che un luogo di origine ed è un valore differenziante che rende unica la marca.
Quali sono i consigli che daresti a chi vuole intraprendere una carriera nel marketing, e quali competenze pensi siano le più importanti per avere successo in questo campo? 

Una carriera nel marketing implica un ventaglio di funzioni e competenze. 
Ho sempre attribuito al marketing un ruolo di cerniera con tutti i dipartimenti aziendali e per questo è importante l’empatia per un’armoniosa gestione delle relazioni e facilitare l’allineamento all’interno dell’organizzazione. 
È importante avere una competenza trasversale in più aree aziendali ed essere alimentati da una curiosità di fondo, dalla creatività, da un pensiero critico e dalla capacità di problem solving. 
Una carriera nel marketing è un percorso sempre in evoluzione, basti pensare ai nuovi modelli di marketing indotti dall’ingresso dei canali social ed al potenziale del digitale degli ultimi anni. 
Un ruolo in questo ambito non può sottovalutare l’analisi delle tendenze e non può prescindere dal gusto del bello: è strettamente connesso alla comunicazione aziendale e quindi abbraccia anche gli eventi e le pubbliche relazioni, ed è quindi un ruolo ad ampio raggio che permette di affascinanti opportunità di carriera e prevede diverse figure e specializzazioni.
Come donna manager, quali difficoltà hai incontrato nella tua carriera? E come sei riuscita a superarle? 

Ad essere sincera non ho mai attribuito eventuali mie difficoltà al fatto di essere donna, anche se la Dirigenza è stata una vera conquista. 
Non credo che noi donne abbiamo bisogno di una corsia preferenziale, credo molto di più nella necessità di riconoscere il merito e di dare a tutti pari opportunità, senza pregiudizi e stereotipi. 
Una cultura meritocratica e inclusiva può riconoscere i talenti, valorizzandoli, indipendentemente che siano uomini o donne. 
È comunque vero che le donne dirigenti in Italia sono ancora una quota minima ma mi auguro che i modelli organizzativi e gestionali possano cambiare velocemente e permettere alle donne di conciliare il lavoro con la famiglia, gli affetti e con i figli in particolare.
Quali le caratteristiche del leader del futuro? Leadership gentile e inclusiva, cosa ne pensi? 

Oggi più che mai è necessaria una leadership inclusiva e partecipativa, basata sulla fiducia reciproca, sulla condivisione e sul garbo. 
Un buon leader deve avere competenza, dare l’esempio, essere leale, essere capace di formare team motivati anteponendo il successo collettivo a quello individuale. 
Essere un buon leader significa incoraggiare ed ispirare un team al quale le persone desiderano di appartenere. 
Io credo che un buon leader sia una combinazione di disciplina e libertà. 
Sicuramente un buon leader non è colui che esercita solo forza o potere. 
Un buon leader può essere indistintamente uomo o donna. 

“In a gentle way, you can shake the world”. 
Mahatma Gandhi
Cristina Dallapiccola, ciò che ama di più è costruire e preservare l’identità del marchio. Originaria di Trento, ha una laurea in Economia e Commercio con il massimo dei voti e un Master in Marketing Management con lode. 
Dopo aver lavorato in STA Travel a Londra e Benetton Sportystem in Italia, ha trascorso quasi vent’anni alle Cantine Ferrari, raggiungendo la posizione di Direttore Marketing e Art Director del Gruppo. 
Durante il suo incarico, ha guidato la riqualificazione di tutti i brand aziendali (Ferrari Spumanti, Tenute Lunelli, Acqua Surgiva, Grappa Segnana, Locanda Margon e Bisol Prosecco), coordinando molti progetti di visibilità e posizionamento. 
Nel 2018, ha accettato la sfida di diventare Direttore Marketing e Comunicazione del Pastificio Felicetti, per implementare una nuova logica manageriale. 
Ha portato l’azienda ad adottare una progettazione sostenibile, passando dalle confezioni in plastica a quelle in carta 100%, e ha guidato il progetto di rebranding. 
Inoltre, ha contribuito all’inaugurazione del nuovo sito produttivo a Molina di Fiemme per continuare la crescita nel mercato italiano ed estero. 
Appassionata di sport e montagna, Cristina è una donna solare, curiosa e dinamica, che crede nella gentilezza e nella leadership inclusiva.