Capitale manageriale e strumenti per lo sviluppo in Europa
Presentato il rapporto dell’Osservatorio 4.Manager, scaricabile del sito, che esplora il tema delle competenze manageriali necessarie per affrontare le sfide economiche e sociali future e di come trasformarle in opportunità di sviluppo, benessere e equità.
Stefano Cuzzilla
Presidente 4.Manager
Oggi più di ieri le strategie, le azioni e gli strumenti da mettere in campo devono includere la valorizzazione della dimensione europea, senza la quale non è possibile realizzare un rilancio sostenibile, innovativo e competitivo del sistema produttivo italiano.
È necessario scongiurare il rischio che la crisi economica e sociale causata dalla diffusione del contagio da COVID-19 diventi strutturale. A questo rischio sono esposti tutti gli Stati membri, sebbene in diversa misura. Per questo, le imprese devono essere sostenute e guidate verso nuovi modelli di business capaci di gestire il delicato momento attuale e le continue trasformazioni del mercato che vi sono connesse.
Quando si attraversa uno scenario di tale incertezza, non si può far a meno dei manager, di coloro che con le competenze adeguate possano gestire questa fase difficile di ripresa della produttività che sta colpendo non solo l’Italia ma tutto il mondo.
Solo con le competenze qualificate si possono avviare le riforme e gli investimenti necessari, soprattutto in termini di capacità progettuali e dell’utilizzo efficiente delle risorse.
Gli studi condotti dall’Osservatorio 4.Manager negli ultimi mesi mostrano un incremento esponenziale della complessità che manager e imprenditori stanno affrontando per gestire la fase acuta della pandemia, quindi il progressivo allentamento del lockdown, e infine l’individuazione di strategie per affrontare le fasi post-pandemiche.
La ripresa però non è solo foriera di problematiche, ma anche di opportunità. Pensiamo, ad esempio, alle tante misure messe a disposizione dal Governo e dalla stessa Europa. Ma come cogliere al meglio le numerose occasioni che si presentano sotto varie forme, ad esempio pubbliche, di mercato, tecnologiche?
Bisogna essere pronti, dotarsi di strumenti capaci di gestire i momenti di tensione, creare modelli organizzativi efficienti e avere persone qualificate al proprio fianco.
Il manager può essere la bussola delle imprese nel mare della complessità europea. In simili frangenti tutto il sistema richiede managerialità. Il mondo pubblico, come quello imprenditoriale. Un altro ruolo fondamentale del manager è quello di aiutare, insieme agli imprenditori, le istituzioni italiane nella definizione di proposte, iniziative e progetti che il sistema istituzionale italiano deve proporre, anche in sede comunitaria, per rispondere alle esigenze del sistema produttivo.
Con il progetto Europa, sviluppato da 4.Manager e dalla Delegazione di Confindustria presso l’Unione europea, in collaborazione con Federmanager, abbiamo puntato sulla preparazione di figure professionali capaci di predire, comprendere e gestire i trend del futuro.
4.Manager, Associazione bilaterale fondata da Confindustria e Federmanager nel 2017, rappresenta un caso italiano di successo che sposa le esigenze di imprenditori e manager in un’ottica collaborativa che, grazie allo sforzo comune, realizza lo sviluppo guardando cosa unisce e non cosa divide.
Vogliamo essere presenti in Europa con la voce unita e forte di manager e imprese.
Noi crediamo che il dialogo pubblico-privato facilitato dal ruolo delle Associazioni, ancor di più quando bilaterali e costruite sul principio del mutuo soccorso, sia la strategia vincente per favorire la crescita solida delle imprese e l’inclusione di professionalità competenti che il Paese non può disperdere o tenere al palo.
Tutto ciò rende ben chiaro che la crisi chiama a sé una trasformazione che è anche culturale, sociale e organizzativa. Occorre pertanto un impegno non più rimandabile per sostenere gli attori pubblici, economici e le famiglie a comprendere il senso dei cambiamenti in atto per attrezzarsi a un futuro dai contorni sempre più incerti e, al contempo, permeati di nuove opportunità.
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Diffusi il 14 Luglio in un webinar organizzato da 4.Manager in collaborazione con la Delegazione di Confindustria presso l’Unione europea e Federmanager, i risultati della ricerca sulla managerialità in Europa condotta dall’Osservatorio 4.Manager.
La crisi sanitaria ha investito i paesi europei in una fase di significativa trasformazione dello scenario economico, sociale, tecnologico e competitivo, impattando in modo determinante sulle politiche comunitarie. Il progetto Next Generation UE, presentato a fine maggio per stimolare la ripresa, accelerare la transizione ecologica e digitale e rafforzare competitività e resilienza della produzione europea prevede una dotazione iniziale di 750 miliardi di euro con l’obiettivo di mobilitare, a regime, almeno 1,85 trilioni di euro e intervenendo principalmente su 14 ecosistemi produttivi.
Una strategia così ambiziosa, la cui efficacia dipenderà molto dalla capacità delle singole nazioni di riformare i propri apparati burocratici e fiscali, di risolvere i limiti strutturali e di rilanciare gli investimenti verso le infrastrutture, l’economia reale e, soprattutto, le competenze manageriali.
Nella sola Italia, secondo il Cerved Industry Forecast (maggio 2020) a seguito della crisi le imprese potrebbero perdere tra 509 e 671 miliardi di fatturato nel biennio 2020-2021. Il mercato del lavoro è senza dubbio l’ambito economico che la crisi innescata dal COVID-19 colpirà con più durezza. Tuttavia, la pandemia ha innescato trasformazioni che potrebbero anche incrementare la domanda di professionalità con competenze elevate e innovative.
In tale prospettiva, un aspetto critico è rappresentato dagli skill gap del mercato del lavoro. Il disallineamento tra competenze offerte e richieste diventa ancora più evidente anche considerando solo la trasformazione digitale, ulteriormente accelerata dalla pandemia e che sta cambiando profondamente i modelli di business di intere filiere.
Milioni di imprese, in poche settimane, hanno radicalmente modificato i modelli organizzativi, diversificato prodotti e servizi offerti, aperto o rafforzato canali commerciali online, esternalizzato interi processi produttivi verso aree geografiche meno colpite dal virus, modificato le catene di approvvigionamento, internalizzato lavorazioni che venivano affidate all’esterno.
Nella discontinuità epocale determinata dal Covid, e più in generale in una fase storica caratterizzata dal susseguirsi di “cigni neri” (si pensi alla Brexit) le competenze manageriali assumono un’importanza fondamentale per garantire resilienza, reattività e capacità di cambiamento e in tale ottica rappresentano una infrastruttura fondamentale per la tenuta e lo sviluppo della produzione e dell’occupazione, per la competitività delle imprese sui rispettivi mercati e per la competitività internazionale dei Paesi.
Secondo l’Osservatorio 4.Manager, l’importanza della competenza manageriale quale fattore di competitività non sembra essere ancora sufficientemente considerata dalle istituzioni comunitarie che producono “visioni” e politiche di lungo periodo (es: transizione energetica, green deal, gender equality) ma trascurano la promozione, lo sviluppo e la diffusione della managerializzazione a tutti i livelli.
Che ci sia necessità di porre maggiore attenzione alle figure manageriali in Europa, sembra essere confermato anche dai dati sull’occupazione. Dal 2005 al 2019, mentre in Europa l'occupazione totale è aumentata del 9%, la popolazione manageriale si è ridotta del 20%, passando dall’8% al 6% attuale della popolazione occupata, pari a 13,5 milioni.
Un patrimonio di competenze, penalizzato anche sotto il profilo del gender gap. Nella categoria sono le donne il 35%del totale dei manager europei e in Italia appena 27,5%. Sotto il profilo retributivo in Europa le manager guadagnano in media il 30% in meno rispetto ai loro colleghi maschi, in Italia il 36% in meno.
Tra le esperienze più significative analizzate dallo studio, Francia e Italia esprimono best practice nella promozione della managerializzazione: la prima con APEC - Association Pour l’Emploi des Cadres - che promuove le competenze manageriali, la seconda con 4.Manager - ente bilaterale creato da Confindustria e Federmanager –che promuove competenze manageriali, gender equality e politiche attive del lavoro, con un focus particolare sulle PMI.
I gap di managerializzazione sono infatti evidenti soprattutto nel segmento PMI e quindi particolarmente evidenti in Italia che ha in questo segmento l’asse portante della sua economia. Le PMI italiane brillano per capacità imprenditoriali ma diventano vulnerabili nei momenti di forte discontinuità e nei passaggi generazionali a causa di una insufficiente struttura manageriale.
Sul mercato italiano delle competenze manageriali, l’Osservatorio 4.Manager ha stimato che quasi un terzo dei manager industriali è attualmente impiegato in filiere sulle quali il lockdown ha prodotto effetti significativi, severi o addirittura catastrofici e che nel 18% dei casi la crisi avrà un impatto negativo in termini occupazionali e remunerativi.
01 ottobre 2020