Globalizzazione: scenari possibili

La globalizzazione ha cambiato il mondo negli ultimi 30 anni, ma si tratta di un fenomeno che ha completato la sua fase di sviluppo, mostrando ora anche gli effetti collaterali, oppure siamo ancora solo all’inizio?

 

Carlo Bevilacqua 

Gruppo Progetto Innovazione

Come accade per tutti i fenomeni complessi, a seconda dell’angolatura dalla quale questi sono osservati si evidenziano aspetti molto differenti e con valenze estremamente diverse, che assumono significato a seconda della interpretazione e della percezione dell’osservatore: la globalizzazione non fa differenza sotto questo punto di vista. Risulta quindi molto problematico tracciare considerazioni lineari, supportate da riferimenti univocamente validabili – particolarmente in questi tempi ormai caratterizzati da quella che è chiamata post-verità – per cui premetto con molta chiarezza che queste note conterranno impressioni o percezioni derivanti da elaborazioni a livello inconscio piuttosto che tentativi di conclusioni oggettivamente supportabili. Queste ultime, infatti, sono spesso presunte come tali, in quanto accompagnate o appoggiate a statistiche, ricerche, sondaggi, ma forse sono spesso il derivato di attività investigative o statistiche che – in qualche caso meno trasparente – sono strumentali alla dimostrazione di qualche convinzione precostituita. Ecco perché non saranno qui richiamate tabelle, grafici, ecc. ma saranno piuttosto esposte impressioni qualitativamente mediate da fatti, informazioni, atteggiamenti, metabolizzate da un processo inconscio che – proprio perché tale – ha minori probabilità di essere deformato da interventi razionali e come tali suscettibili di possibili alterate deduzioni.
Tornando al tema della globalizzazione, si potranno porre in evidenza alcuni passaggi logici per giungere al punto di domanda che appare nel titolo. In primo luogo, si può partire da una sintetica definizione ricavata dalla Enciclopedia Treccani, che indica la globalizzazione come “termine adoperato, a partire dagli anni 1990, per indicare un insieme assai ampio di fenomeni, connessi con la crescita dell’integrazione economica, sociale e culturale tra le diverse aree del mondo”.
A mio giudizio, in questa definizione manca la citazione del driver primo o, se si preferisce, della variabile indipendente dalla quale tutto è partito: il progresso tecnologico. Come avrebbero potuto svilupparsi tutti gli aspetti ai quali dedicheremo un momento di attenzione qui di seguito, se non si fosse creato il substrato tecnico / digitale / informatico / trasmissivo che ha drasticamente tagliato i tempi delle elaborazioni ed annullato le distanze? E questo tessuto non è stato certamente creato per effetto di un progetto unitario o globale, e men che meno armonizzato, ma si è formato per integrazione progressiva e velocissima di sfruttamenti opportunistici e isolati che hanno prodotto nell’insieme un tutto globale, talora prossimo al caotico, nella ricerca spasmodica e precipitosa dello sfruttamento economico. E solo a fatica, e fatalmente con ritardo rispetto al travolgente flusso degli eventi, si sono cercate regole per aggiustare qua e là le situazioni e mitigare i conflitti. Ma nulla in concreto è stato fatto per appianare l’esasperarsi delle differenze tra i più furbi ed i più sprovveduti. In sostanza il dispiegarsi degli eventi globalizzanti è avvenuto senza passare attraverso stati di equilibrio successivi, e per ciò stesso mettendo le premesse perché il fenomeno palesasse a breve termine le tensioni accumulate nel proprio interno, tensioni che oggi stesso stanno apparendo in modo evidente nei rapporti tra Paesi, aree sociali, mondi culturali.
Ciò premesso, come si sono manifestati gli effetti del fenomeno globalizzazione sui vari aspetti del mondo?
Tentiamone una sintetica enunciazione in termini asettici, ossia con interpretazione obiettiva nelle intenzioni.

1. - Economia

a) – Mercati e commerci
Viene spesso assimilata la globalizzazione alla liberalizzazione, sottolineando l’aspetto di superamento fisico dei confini regionali, nazionali e continentali con la contemporanea facilità di trasferimento di beni e servizi grazie ad accordi di semplificazione commerciale.
Vantaggi: la rapida estensione di esigenze e bisogni, gusti e mode, aspirazioni e ambizioni ad aree sempre più ampie ed omogeneizzate permette aumenti di volumi nella creazione di beni, e quindi risparmi di costi per economie di scala.
Svantaggi: di fatto lo sfruttamento di queste condizioni è stato più spinto da parte delle grandi organizzazioni multinazionali, con alterazione degli equilibri - e squilibri - pre-esistenti, nel senso di esacerbare alcuni di questi ultimi.
b) – Lavoro
La circolazione delle merci permette e al tempo stesso spinge la concentrazione delle produzioni dove i costi sono inferiori, in particolare il costo del lavoro, e la disponibilità di MO è abbondante: da qui il ben noto fenomeno della delocalizzazione.
Vantaggi: è stato pertanto possibile aumentare la produzione a fronte della aumentata richiesta da parte dei mercati globalizzati, e generare occupazione in aree prima emarginate.
Svantaggi: tuttavia esiste il rischio di creazione in quelle stesse aree di potenziale sfruttamento per il lavoro meno qualificato.
Ma anche la libera circolazione delle risorse umane fa sì che le forme di prestazione più evolute tendano a migrare verso le aree di maggiore sviluppo e quindi remunerazione. Questo aspetto tende ad accentuare il gap tra nord e sud del mondo, favorendo la sempre maggiore crescita delle aree dove invece le condizioni sono più evolute già in partenza.
Vedasi come piccolo esempio la provenienza delle elevate skills negli USA, espressa dal grafico.

2. - Finanza

Gli strabilianti progressi in fatto di comunicazione e di evoluzione tecnologica (sistemi informatici, digitalizzazione, dematerializzazione, ecc.) consentono istantanei spostamenti di risorse finanziarie e di capitali.
Vantaggi: grazie alla rapida circolazione dei capitali, questi vengono prontamente resi disponibili dove le attività economiche lo richiedono, accelerando il ciclo virtuoso della crescita.
Svantaggi: Va ricordato, tuttavia, che i trasferimenti di capitali finanziari collegati a finalità economiche – investimenti in primis – sono una parte di gran lunga minoritaria rispetto ai volumi che alimentano le transazioni speculative (si parla di circa un terzo), i quali possono di conseguenza alterare significativamente i risultati di distribuzione dei livelli di crescita e di emancipazione economica.

3. - Società

L’incremento complessivo dei beni e delle ricchezze, disponibili al di sopra delle delimitazioni dei confini nazionali, e la loro teoricamente facile redistribuzione impattano potenzialmente sulle comunità distribuite ovunque nei continenti: creano condizioni di maggior benessere o di riduzione delle povertà disseminate nel globo.
Vantaggi: la accessibilità diffusa delle risorse come sopra detto dovrebbe consentire una più equa copertura delle situazioni di sottosviluppo e quindi una società più armoniosa e più solidale, attenuando tensioni e conflitti.
Svantaggi: l’assenza di regole ha peraltro consentito il prevalere dei rapporti di potenza a favore di grandi concrete, oppure essere organizzazioni e interessi: gli effetti sociali e ambientali delle politiche neo-liberiste hanno suscitato un crescente dissenso in molti paesi, con contestazioni anch’esse favorite nel loro contagio dagli strumenti della globalizzazione. Reazioni da parte delle classi o categorie escluse o non raggiunte dall’incremento del benessere hanno d’altra parte anche suscitato iniziative ispirate a principi di solidarietà e partecipazione

E ora?

La netta sensazione è che in questi tempi si stia progressivamente passando dai grandi ideali, sostenuti dagli aspetti positivi della globalizzazione sopra tratteggiati in estrema sintesi, ad una prevalenza degli aspetti critici o negativi. Questi possono rappresentare situazioni concrete quantitativamente significative, oppure essere oggetto di particolare sottolineatura ed enfasi. Certo è che anche per le straordinaria potenzialità della globalizzazione, come in ogni manifestazione o strumento di progresso, il beneficio che ne deriva dipende sempre dall’utilizzo e dalle finalità ad essi associati: sono concetti questi troppo ovvii perché si debbano sprecare molte parole. In termini macro occorre ricondursi alle premesse dalle quali ero partito, ossia dalla affermazione che la variabile indipendente dalla quale tutto il mondo globalizzato ha avuto origine è il progresso tecnologico. Ma occorre integrare questa affermazione con il fatto che le conseguenze economiche e sociali hanno dispiegato i loro effetti – o avrebbero potuto farlo – con velocità intrinsecamente molto più lente rispetto all’incalzare vorticoso del progresso tecnologico. Questo ha portato a distorsioni profonde, con fallimento in buona sostanza della globalizzazione sociale, la più lenta a riequilibrarsi, ma anche di quella economica, che pretendeva di equiparare tra loro economie dai fondamentali troppo diversi, utilizzando strumenti monetari e regole eguali per tutte.
E’ un controsenso attivare una globalizzazione – che vuol dire libero mercato, libero scambio, ecc. - senza una omogeneità di regole e di vincoli, sì perché comunque vincoli ci sono anche nella globalizzazione: se per esempio in Cina non ci sono gli stessi principi di sicurezza del lavoro, di welfare o di benefici sociali e previdenze, e quindi relativi costi del lavoro, che vigono nelle altre società industrializzate più mature, significa che questi vincoli dovrebbero essere operativi ovunque, in nome della dignità umana. Dumping è globalizzazione o è vincolo regolamentato? Libera concorrenza che cosa significa?
Ne discende che, giunti  questo punto, non c’è forse che tornare indietro, verso la frammentazione, ovvero verso rapporti bilaterali o quanto meno verso una multipolarità, attraverso cui usufruire dei vantaggi offerti dagli ingredienti della fu-globalizzazione, ma senza i sogni ed i “vincoli” di quest’ultima: molto interessante è questo tipo di scenario adombrato nello studio “Oltre la globalizzazione” di Credit Suisse Research Institute (vedi https://www.credit-suisse.com/ch/en/about-us/research/research-institute.html)
Il libero mercato barcolla. In termini più espliciti, la globalizzazioni nelle modalità in cui l’abbiamo conosciuta sino ad oggi finirà, cedendo il passo ad aree geografiche distinte in termini di economia, leggi, culture, anche con barriere di separazione: all’interno di ciascuna di esse sarà percepibile una certa omogeneità, e i dibattiti sulla globalizzazione vanno intensificandosi, facendo emergere chiaramente i segnali forti di questa transizione, come già emersi nel corso del 2016 e sempre di più nei giorni nostri. Certo il rischio di questa evoluzione è quello del sorgere di protezionismi, conflitti valutari, contrasti geopolitici, ma tutto ciò porterà necessariamente ad un riequilibrio, questo sì globale, auspicabilmente favorito dalla maturazione della società umana in tutte le sue articolazioni: e la convinzione in questo senso è dovuta al fatto che nessuno penserà mai di poter arrestare o cancellare la globalizzazione nel suo senso migliore, rinunciando a tutti i benefici che essa ha permesso quando si esaminino uno per uno. Possiamo richiamarci, in conclusione, alla filosofia hegeliana nella sua ben nota articolazione: tesi, antitesi, sintesi. 
Ogni argomentazione avente come oggetto la globalizzazione, i suoi vantaggi o le sue contraddizioni, gli eccezionali benefici o i suoi eccessi controproducenti, può essere contraddetta con altrettante buone ragioni, in un confronto dialettico senza esito finale, poiché non può valere il principio “tutto” / “niente”. Quindi si moltiplicano le disquisizioni che si basano sul “si ma”, ossia su tutto e sul contrario di tutto, come sempre accade fatalmente per i fenomeni altamente complessi, nei quali ogni giudizio non può che ricondursi ad aspetti singoli, non essendo possibile giungere ad una conclusione globale ed univoca.
Con queste note ho soltanto desiderato promuovere alcune riflessioni di fronte ad una evoluzione che la percezione assicura essere in atto, anche se non ne sono chiare le ragioni o le cause, per ora.
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