Riunito a Milano il Comitato Direttivo FECEC
Si è tenuta venerdì 17 novembre 2023, a Milano nella sede ALDAI – Federmanager – CIDA, la riunione del Comitato Direttivo FECEC, la Federazione Europea dei Dirigenti Bancari e degli Istituti di Credito
La Federazione Europea dei Dirigenti Bancari e degli Istituti di Credito F.E.C.E.C. è una federazione professionale europea, aderente alla C.E.C. (Confederazione Europea dei Dirigenti). Il suo scopo è lo studio e la rappresentanza europea e internazionale degli interessi morali, professionali, economici e sociali dei dirigenti bancari, creditizi e di tutte le istituzioni finanziarie. E’ estremamente importante per i sindacati nazionali dei manager avere un punto di riferimento europeo per potersi confrontare e mettere a fattor comune le esperienze maturate nel proprio Paese e sapere di essere rappresentati nelle Sedi Europee.
Il Comitato Direttivo della F.E.C.E.C. si riunisce due volte l'anno a turno in uno dei Paesi che partecipano alla Federazione (Francia, Portogallo, Spagna, Polonia, Belgio e Italia) e quest’anno è il turno dell’Italia. L'incontro offre la possibilità di confronto e di sviluppo di sinergie nella gestione dei rapporti di lavoro dei dirigenti in un settore caratterizzato dalla transizione digitale.
Al messaggio di apertura del Presidente della FECEC-FICEC Maxime Legard sono seguiti i saluti del Presidente Manageritalia Mario Mantovani, del Vice-presidente del Sindirettivo Banca d'Italia Fabrizio Calabrese, del Segretario Organizzativo del Sindirettivo, Leonardo Lacaita e del Presidente ALDAI-Federmanager Manuela Biti che ha espresso il piacere di ospitare il Comitato Direttivo FECEC, nella sede dell’Associazione Lombarda dei Dirigenti di Aziende Industriali ALDAI: “la casa del Dirigente”.
"Il momento che stiamo vivendo - ha sottolineato Manuela Biti - è indubbiamente dei più complessi: abbiamo portato le imprese fuori dalla situazione emergenziale dovuta alla pandemia, ma stiamo affrontando le conseguenze della crisi bellica in Europa e in Medio Oriente. La sfida climatica ci sta imponendo riflessioni che non possono più essere rimandate e a questo si aggiunge anche la necessità di far fronte ai quesiti aperti dalla situazione energetica. In più occasioni abbiamo dimostrato, come classe dirigente, che se collaboriamo insieme tutti noi, manager, Istituzioni, stakeholder del territorio, possiamo raggiungere esiti positivi e guardare a una ripresa stabile e duratura. Oltre alla volontà di ripartire dalle competenze per rilanciare un Paese competitivo, l’unica chance che abbiamo di crescere è farlo insieme unendo i nostri talenti, verso obiettivi comuni come Paese, ma anche come Europa. Occasioni come queste, di incontro e confronto, sono motivo di accrescimento e un valore aggiunto per tutti".
Sono seguiti gli interventi, dei rappresentanti dei Paesi partecipanti: Francia, Belgio, Spagna, Portogallo, Polonia e Italia sui temi della riunione coordinata da Antonella Allegrini:
- E' stato presentato il programma di “Comunicazione”
- Eva Cozar & Anna Oprocha-Piech hanno illustrato lo stato di avanzamento di un progetto presentato alla Commissione Europea
- Pier-Paolo Pancaldi ha presentato l'aggiornamento finanziario
- Il Finance Watch è stato presentato da Antoine Bureau
- Le iniziative CEC European Manager sono state commentate da Maxime Legrand
Stefano Pasquali, della Federazione Italiana Dirigenti Imprese Assicuratrici FIDIA, ha presentato l'andamento del mercato italiano caratterizzato da una robusta crescita del PIL post pandemia e da una reddittività in calo per effetto dell'aumento dei tassi d'interesse che da un lato hanno ridotto la raccolta del ramo vita e dall'altro ha impattato negativamente sulla valutazione dei titoli obbligazionari in portafoglio. I dirigenti del settore assicurativo risultano 1.364 dei quali 300 donne, pari al 22%. La distribuzione per età indica una concentrazione del 70% fra i 46 e i 60 anni con circa il 23% per ciascuna delle tre fasce di 5 anni; il 18% con meno di 46 anni e il rimanente 12% oltre i 60 anni.
All’incontro è intervento anche il segretario CIDA Lombardia, Franco Del Vecchio, per condividere alcuni dati e riflessioni.
"Il Sud Italia, comprese le isole ha il doppio della popolazione della Lombardia 20 milioni rispetto a 10 milioni di lombardi, e solo un quarto in meno del Nord Italia con 27,4 milioni di abitanti.
Il Nord versa:
- 3 volte le tasse dirette sulle persone fisiche (IRPEF) rispetto al Sud
- 4 volte i contributi previdenziali e sociali delle imprese private rispetto al Sud
- 6 volte le tasse indirette VAT
C’è sempre una economia più a Sud e più a Nord e il nostro impegno dovrebbe valorizzare e rendere produttivi i territori sottosviluppati “Insegnando a pescare piuttosto che assistere regalando pesci”
Le politiche redistributive senza concreti investimenti per lo sviluppo riducono le prospettive di crescita:
- Aumentano il debito Pubblico, arrivato in Italia al 140% del PIL
- Aumentano il carico fiscale sul 14% degli italiani che hanno un reddito superiore a 35.000 euro
- Tassano con l’aliquota massima del 43% i redditi superiori a 50.000 euro, contro oltre 150.000 euro della Francia e UK e 240.000 euro della Germania
- Riducono la rivalutazione delle pensioni sopra i 2.000 euro al mese, considerati soglia di ricchezza per la legge Finanziaria 2024 che limita al 22% lordi (12% netti) la rivalutazione per redditi oltre i 3.200 euro netti
- Riducono il potere d’acquisto dei pensionati; in 30 anni le pensioni del ceto medio hanno perso oltre un quarto del potere d’acquisto; e solo negli ultimi due anni le pensioni hanno perso il 10% a causa dell’elevata inflazione
Un tempo le maggiori emigrazioni avvenivano dalla Sicilia ora è la Lombardia la regione con la maggiore emigrazione e il 60% degli emigrati ha un’età inferiore a 35 anni. Se ne vanno i giovani riducendo le prospettive di crescita del Paese.
L’Italia è infatti in fondo alla classifica della meritocrazia in Europa, sulla base dei criteri di libertà, pari opportunità, qualità del sistema educativo, attrattività dei talenti, regole, trasparenza e mobilità sociale.
Le crisi dell’Argentina, del Venezuela, della Grecia sembrano non aver insegnato nulla.
Le spese per assistenza (140 miliardi) e per interessi sul debito pubblico (100 miliardi) ammontano a 240 miliardi di euro l’anno, che gravano per il 62,5% sul 14% di italiani con reddito superiore a 35.000 euro l’anno. Sono 150 miliardi di euro a carico di 8,3 milioni di persone, mediamente1.500 euro netti al mese sottratti agli stipendi e alle pensioni solo per assistenza e interessi sul debito, ai quali aggiungere le spese per: sanità, istruzione, difesa, sicurezza, giustizia, ecc.
Le agenzie confermano i rating dell’Italia, ma la comunità finanziaria e manageriale dovrebbe esprimere preoccupazione per la mancanza di visione e pianificazione.
Abbiamo bisogno di maggiore senso di responsabilità, di vera equità, di certezza del diritto e auspichiamo che le associazioni di rappresentanza siano portavoce di sana gestione economica e finanziaria del denaro pubblico per evitare sorprese".