I robot si prenderanno cura dei nostri anziani?
L’intelligenza artificiale potrà compensare il deficit di cure e di solitudine, ma non gli affetti.
Emilio Locatelli
Socio ALDAI - Federmanager, partecipante del Servizio Tutoring e del Gruppo Innovazione
Secondo il report “Il futuro demografico del paese” (fonte Istat maggio 2018) tra trent’anni un terzo degli italiani sarà over 65, e ci troveremo di fronte ad un inevitabile incremento della spesa sanitaria e pensionistica congiuntamente ad una progressiva diminuzione della forza lavoro. Nel 2050 i novantenni, che oggi sono circa 700 mila, saranno oltre 2 milioni e mezzo. Questi numeri oltre ad un piccolo shock iniziale ci impongono un ripensamento globale dell’intero sistema socio-sanitario, che dovrà riconiugare nuovi processi di vita e dinamiche assistenziali per rispondere in modo efficace e non traumatico alle esigenze di una crescente fascia di popolazione non produttiva ma soprattutto fragile.
La geronto-tecnologia
Secondo le prospettive economiche insite nella “Silver Economy” sta emergendo prepotentemente un ambito interdisciplinare di ricerca e sviluppo che vede sempre più protagoniste applicazioni tecnologiche espressamente disegnate per gli over 75. Il settore è stato battezzato “geronto-tecnologia”, senza badare troppo all’appeal della terminologia. Questa è una nicchia di mercato che conferisce alle tecnologie ma “in primis” all’intelligenza artificiale un ruolo chiave e fondamentale per l'indipendenza, la sicurezza e la qualità della vita dell’anziano.
Recentemente un’importante ricerca “Technology in Geriatrics” pubblicata sulla prestigiosa rivista “Age and Aging”, indica che si tratta di un settore destinato a conquistare un notevole successo attraverso un approccio multidisciplinare, in cui diversi attori del sistema sanitario, quali in primo luogo medici, fisioterapisti, terapisti occupazionali, psicoterapeuti, dovranno interagire direttamente con bioingegneri, designer, ingegneri informatici e con tutte le altre realtà che si occupano delle policy e della regolazione dell’intero comparto socio-medicale.
Un mercato globale da 5 miliardi di dollari
Secondo una ricerca "Markets and Markets", il valore complessivo del settore dei robot medicali - suddiviso in sistemi di robot chirurgici, robot di riabilitazione, radiochirurgia non invasiva, robot ospedalieri e farmaceutici e altri sistemi robotici medici aveva raggiunto nel 2016 un valore di 4,9 miliardi di dollari, con una crescita prevista fino a 12,8 miliardi di dollari entro il 2021.
Innovazione e versatilità della robotica
Tra i settori emergenti della “geronto-tecnologia” spicca di gran lunga la robotica, che con grande versatilità dimostra di poter essere applicata con notevole successo in svariati ambiti di intervento. Robot infermieri e robot fisioterapisti, con sembianze più o meno umanoidi, sono già entrate con successo nel mondo riabilitativo con applicazioni che vanno dal campo neurologico, ortopedico, sportivo e geriatrico. Ma non solo: fiore all’occhiello infatti è la robotica chirurgica che supporta sempre più l’attività del chirurgo per compiere molteplici tipi di interventi nell’ambito dell’ortopedia, della neurologia e della laparoscopia.
Riabilitazione Hi-Tech
Fra le tante funzioni presenti nella robotica riabilitativa, che spazia dalla doppia robotica sensorizzata per il recupero funzionale al gaming e personalizzazione del percorso terapeutico, merita soffermarsi su un paio di aspetti:
- L’analisi predittiva del rischio di caduta - La caduta dell’anziano rappresenta un vero e proprio fattore di rischio. È, infatti, la prima causa di disabilità degli over 75 e una delle prime cause di morte;
- Riabilitazione più semplice ed efficiente - Grazie all’utilizzo del sistema virtuale di biofeedback, che supporta l’intero percorso riabilitativo, il paziente esegue la terapia in modo più focalizzato ottimizzando tempi e risultati.
La carica dei "robot badanti" che si prendono cura degli anziani
Dopo questo importante preambolo relativo alla medicina salva vita e alla conseguente riabilitazione, entriamo nell’area di maggior impatto sulla vita di tutti i giorni di anziani che cercano di vivere il più possibile serenamente questo periodo della loro vita. In aiuto e supporto a quest’ultimi arrivano i “robot Badanti” che svolgono (il futuro è già il presente) una serie di attività fondamentali come monitorare lo stato di salute, l’orario delle medicine e le calorie assunte, possono aprire porte e aiutare a scendere dal letto e molto altro. Quando pensavamo di invecchiare insieme a qualcuno, sicuramente non immaginavamo al nostro fianco un piccolo macchinario fatto di processori, video, audio e lucine multicolore; eppure i robot a breve svolgeranno anche il ruolo di badanti importantissimo per gli anziani soli e tutto ciò suffragato dal fatto che i primi test effettuati al riguardo hanno dato risultati positivi.
L’Università di Hertfordshire, nel Regno Unito, ha effettuato alcuni test con delle persone over 70 e dei robot badanti. Il compito delle macchine era ovviamente quello di prendersi cura della persona ma soprattutto fare loro compagnia. Naturalmente all’inizio dei test molti dei volontari erano abbastanza scettici, soprattutto perché non pensavano che un robot potesse fare loro compagnia, ma dopo alcuni giorni con le macchine si sono detti felici di averle al proprio fianco. I robot hanno svolto compiti elementari, come aprire le porte, prendere e portare oggetti, gestire gli elettrodomestici di casa e grazie all’Intelligenza Artificiale anche svolgere delle conversazioni base.
Intimamente possiamo essere impressionati se il ruolo di badante è svolto da un robot anche se ormai questo tipo di macchine riescono a svolgere molteplici compiti in diversi contesti; un robot per gli anziani è un’eccellente soluzione per un monitoraggio 24 ore al giorno, ma soprattutto permette all’anziano di rimanere nella propria abitazione senza dover essere “ricollocato” in una casa di riposo.
Deve essere chiaro a tutti che non si tratta di affidare completamente la cura di un anziano ad una macchina, ma solo un supporto ed un aiuto per recupero di oggetti o notifica in caso di malore.
L’interazione e tutti gli aspetti sociali ed affettivi devono restare un’attività di parenti ed amici poiché una macchina per quanto tecnologicamente avanzata allo stato attuale non può svolgere tali compiti.
Nonostante tutto infatti la compagnia di un robot non può essere minimamente paragonata a quella di un uomo; alcuni test dimostrano come l’interazione con una macchina aiuti determinati aspetti della persona in cura. Ad esempio il controllo rigido degli orari di somministrazione dei farmaci o il monitoraggio dei liquidi e delle calorie assunte portano i pazienti e gli anziani a prestare maggiore attenzione a questi aspetti.
Il compito più difficile dei programmatori è quello di realizzare dei robot che stimolino la persona senza imporsi imparando con le tecniche di Machine learning cosa piace e come si comporta l’anziano. È stato notato ad esempio che l’interazione è meglio avvenga di lato; avere un robot di fronte a noi che ci indica perentoriamente cosa fare può essere snervante.
Robotica umanoide: a che punto siamo?
Per avere una migliore accettazione ed una più facile interazione, recenti studi confermano che il nostro robot badante dovrebbe avere sembianza il più possibile umane. Robot simili all’uomo dotati di braccia, gambe, sensi è la robotica umanoide: è in assoluto tra i campi di ricerca il più affascinante ed emergente destinato in un prossimo futuro (solo qualche decennio o forse meno) a focalizzare tutti gli sforzi e il know how di scienziati e chiaramente del business di case produttrici. L’obiettivo primario è di realizzare robot dalle sembianze umane, dotati di Intelligenza Artificiale e in grado di agire autonomamente. La nazione guida in questo settore è il Giappone, dove da una quindicina di anni si lavora al robot umanoide più avanzato al mondo: si chiama Asimo.
Parla italiano R1, il personal robot umanoide progettato e realizzato dall’Istituto Italiano di Tecnologia uno degli umanoidi più sofisticati al mondo. R1 è un robot "low cost", che avrà un prezzo relativamente basso, che potrà essere impiegato anche nelle case di riposo per gli anziani. Sarà disponibile già nel 2018.
Negli ultimi decenni la ricerca robotica ha creato macchine intelligenti in grado di interagire e di vivere in simbiosi con l’uomo e di adattarsi anche alle mutazioni dell’ambiente circostante; ormai le intuizioni del drammaturgo Karel Capek che nel 1920 in una sua opera descriveva moderni Frankenstein al servizio degli uomini sono ampiamente superate. In meno di cent’anni la realtà ha superato la fantascienza.
Siamo pronti per i robot?
Tutto questo sta creando il dubbio più grande che abbiamo al momento come società; il vero problema è dato dalle persone e non dagli sviluppi tecnologici. Quanto di noi sono favorevoli per portare un robot badante dentro casa? Secondo gli ultimissimi sondaggi condotti dall’Unione Europea il 60% dei cittadini dell’Unione sostiene che i robot andrebbero vietati all’interno delle case private, magari utilizzati nel mondo del lavoro. Inoltre il 50% degli stessi intervistati ha dichiarato che si sentirebbe a disagio a dover convivere in uno spazio-casa con una macchina. È chiaramente prima di tutto un problema di informazione e di definizione di un nuovo paradigma culturale; come per il passato ogni innovazione ed ogni cambiamento ha sempre generato resistenze ed opposizioni. Per questi motivi i produttori devono stimolare ed aiutare nell’informazione e nella conoscenza, quindi creare una cultura positiva di questi dispositivi prima di pensare a un lancio su grande scala ed ottimizzare i “profitti”.
Il sogno di ogni anziano è vivere serenamente contornato da figli, nipoti, amici, persone che li amano e li comprendono, ma purtroppo molte volte questo non avviene o non è possibile; in questi casi forse un aiuto dalla tecnologia potrebbe rendere la vita più vivibile. Un grande scienziato sosteneva che la tecnologia non è né foriera di catastrofi né fonte di grandi progressi, ma solo come gli uomini la interpretano e la usano; questa è la solita vecchia storia dell’evoluzione dell’umanità da migliaia di anni.
01 ottobre 2018