Industria 4.0: il 2020 sarà l’anno del cambio di marcia?

Il convegno "MADE Competence Center I4.0: In viaggio verso l'Innovazione 4.0", tenutosi il 13 dicembre presso il Campus Bovisa del Politecnico di Milano, ha focalizzato le opportunità di sviluppo per il sistema delle imprese. L’infrastruttura delineata nel Piano Nazionale Industria 4.0 è in fase di completamento. Occorre adesso dare impulso ad un’azione sinergica su tutto il territorio nazionale per andare presso le aziende senza aspettare che siano le aziende a farsi avanti.

Roberto Zardoni 

Socio ALDAI Federmanager e Innovation Manager Certificato RINA Service con disciplinare FEDERMANAGER
Il convegno MADE ha dato ampio risalto alla presentazione del Competence Center (nel seguito CC), dei servizi che propone di offrire alle imprese, dei progetti in corso, dei partner e del Bando per la selezione di progetti di innovazione, ricerca industriale e sviluppo sperimentale. Per una trattazione dettagliata ed esaustiva sia del Competence Center MADE che del Bando si rimanda al sito www.made-cc.eu dal quale è possibile scaricare ampia documentazione.

L’evento è stato anche l’occasione per fare il punto sullo stato dell’arte dell’industria nazionale in merito al 4.0 e sul ruolo degli enti (DIH, CC, Università, Centri di Ricerca, etc.) preposti a supportare la diffusione di una nuova cultura dell’innovazione e ad aiutare le imprese, in particolare le PMI, nel percorso di trasformazione digitale

Con l’avvio dei Competence Center, di cui MADE è uno dei primi in Italia, si completa il quadro tratteggiato quattro anni fa nel Piano Nazionale Industria 4.0, conosciuto per lo più per le agevolazioni all’acquisto di beni strumentali. CC che si vanno ad affiancare ai già attivi Digital Innovation Hub (DIH) e che assieme costituiscono l’infrastruttura portante del Piano. Sta quindi prendendo forma l'infrastruttura pensata nel 2016 per accompagnare le aziende italiane - e in particolare le nostre PMI - nella conoscenza delle potenzialità delle tecnologie abilitanti e alla loro adozione.

La fotografia del tessuto produttivo italiano ad oggi, al di là delle mille sfumature che si possono individuare, mostra un’immagine cristallizzata in tre categorie secondo Bentivogli, Segretario Generale FIM-CISL:
  1. aziende per le quali il 4.0 non esiste
  2. aziende che hanno intrapreso azioni 4.0 a macchia di leopardo
  3. aziende che hanno intrapreso con decisione una ben definita roadmap verso una completa introduzione del paradigma 4.0.
Purtroppo le imprese che rientrano nella prima tipologia sono ancora tante e, quello che è più preoccupante, difficili da “convertire”.
È importante che per recuperare quel folto gruppo di aziende scettiche, o semplicemente “bloccate” perché indecise su come operare, si dia spazio ad una forte collaborazione tra i DIH e i CC per creare un ecosistema di portata nazionale favorevole alle prospettive 4.0.

Non bisogna guardare alla trasformazione digitale delle imprese con preoccupazione e, secondo Bentivogli, anche gli stessi lavoratori dell’industria non sono contrari o preoccupati dall’avvento di un maggiore livello di automazione. È certo che questa trasformazione porterà a un graduale cambiamento sia nel ruolo da “operaio” a “operaio-impiegato”, che in un accorciamento del gap della catena tra “piani alti” e “piani bassi”, con importanti impatti sui contratti aziendali e sui modelli organizzativi. E in questo contesto il ruolo del sindacato, di accompagnamento e di attenzione alla formazione, diventa ancora più centrale secondo Bentivogli. 

Formazione-Ricerca-Innovazione è la spinta ad una sempre maggiore sinergia tra le Università e le Aziende, ed è sempre più l’Università che si muove verso le Aziende, che deve aprirsi alle Aziende secondo Giberti dell'Università degli Studi di Pavia, creando uno stretto rapporto tra Università e territorio ha auspicato Sardini, dell'Università degli Studi di Brescia, con gli Atenei in prima fila per sviluppare e diffondere le potenzialità delle nuove tecnologie applicate ai prodotti e ai processi produttivi.

La “fame” di conoscenza è anche testimoniata dal crescente interesse delle aziende verso quei poli territoriali, ecosistemi di collegamento tra mondo della ricerca e mondo impresa. Poli che, come il Kilometro Rosso, vedono un sempre crescente numero di PMI che entrano a farne parte perché essere in un contesto per sua natura “fertile” è un grosso stimolo all’innovazione secondo Marelli, Development Director Kilometro Rosso.

DIH, Competence Center, Università, ecosistemi locali e poi le filiere per creare e diffondere una cultura dell’innovazione; filiere non necessariamente “guidate” da qualche grande multinazionale straniera, ma che possono essere coinvolte nel processo di trasformazione e di innovazione dalle nostre multinazionali tascabili come ha testimoniato Dulio, Innovation Manager di ATOMLab. 

Tornando alla formazione, e in particolare alla formazione universitaria, il tema importante è che la velocità della tecnologia è oggi maggiore della velocità con la quale si possono formare i tecnici e i manager. Le Università si stanno a loro volta modernizzando con nuove tecniche di apprendimento ma non basta; occorre sviluppare e diffondere la capacità di adeguarsi continuamente. Ben venga quindi una sempre più stretta collaborazione tra le Università e i CC, secondo Giberti, coinvolgendo anche le iniziative territoriali quale quella del Kilometro Rosso che, con il “Progetto Smile”, mette a disposizione un attrezzato laboratorio agli studenti degli ITS, ha commentato Marelli. 

Oltre a quella del tecnico, del manager e dell’operaio-impiegato, occorre probabilmente pensare anche alla formazione delle aziende. Il mercato del lavoro sta cambiando, il lavoratore di domani lavorerà (vorrà lavorare) su progetti, magari simultanei e con ruoli diversi da progetto a progetto, e non tutte le aziende sono pronte a recepire questo cambiamento e quindi ad attrarre le giuste figure professionali (Giberti) e ad entusiasmarle (Dulio). Si sta assistendo ad un cambio di paradigma: non è più l’azienda che valuta il candidato, è il candidato che fa il colloquio all’azienda, come ha commentato Assolari, Director Operations Losma.

La trasformazione digitale in atto sta scompaginando le carte e, come detto all’inizio, sono ancora tante le aziende ferme o scettiche. I DIH, che nascono sotto l’egida di Confindustria, si propongono come “cinghia di trasmissione”, ha dichiarato Viscardi, Presidente DIH Lombardia, tra il mondo dell’innovazione, della ricerca, della trasformazione digitale e le imprese e la loro quotidiana necessità di stare al passo con un mercato sempre più dinamico e con attese e aspettative sempre al rialzo. Facendo leva sulla vicinanza alle imprese, i DIH nascono con l’obiettivo di avvicinare le aziende e portare sul territorio e dentro le stesse una maggiore consapevolezza sulle potenzialità della trasformazione digitale in atto ha dichiarato Bianchi, Direttore Politiche Industriali Confindustria, aiutando, mediante il Test Industria 4.0 messo a punto dal Politecnico di Milano e da Assoconsult, a fare un check up del livello di digitalizzazione attuale e a definire un percorso, una roadmap di adeguamento tecnologico e culturale. 

Altro tema che richiede un’attenta riflessione sia da parte delle imprese, in particolare le PMI, che degli Enti erogatori è l’accesso al credito, oggi più complicato secondo Firpo, Direttore Generale Mediocredito Italiano, a causa del contesto regolatorio a cui le banche devono sottostare che rende più tortuoso l’iter proprio per le PMI, che sono poi le imprese che ne avrebbero maggiormente bisogno. È opportuno, anzi necessario, creare nuovi modelli di accesso al mercato dei capitali e, per le imprese, fondamentale volgere lo sguardo alle iniziative Europee ed ai relativi fondi messi a disposizione.
La trasformazione digitale è una sfida importante e impegnativa che deve coinvolgere tutto il Paese. I singoli DIH, i singoli CC, le singole realtà locali non ce la possono fare da soli, è necessaria un’ampia collaborazione e una visione comune tra loro e con gli altri enti sul territorio, ha commentato Viscardi, ed è altrettanto importante allargare la collaborazione a enti/istituzioni/organizzazioni che possano dare il loro contributo. Da qui l’accordo che sta prendendo forma con Federmanager ha commentato Bianchi per portare a bordo manager che con le loro competenze possano dare un concreto contributo a questo processo di trasformazione.

L’infrastruttura sta prendendo forma e ciò porta a sperare che si possa finalmente cambiare marcia e spingere un po' di più il piede sull’acceleratore.
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