Italia ed Europa alla sfida del quantum

Cosa c’è davvero dietro le strategie approvate a luglio

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Stefano Diotti

Acre Security
Vicecoordinatore Gruppo Intelligenza Artificiale ALDAI-Federmanager


Lo scorso luglio, tra le tante notizie estive, sono arrivate due decisioni che rischiano di avere un peso enorme nel futuro tecnologico del continente. A Bruxelles l’Unione Europea ha approvato la sua Quantum Strategy, mentre in Italia il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera alla Strategia nazionale per le tecnologie quantistiche. A prima vista sembrano temi lontani, riservati a ricercatori e scienziati, ma in realtà dentro quei documenti ci sono le basi di una rivoluzione che potrebbe incidere sull'economia, sulla sicurezza e sulla vita quotidiana di milioni di persone.

Che cosa significa “quantum”

Il termine “quantum” evoca subito computer avveniristici. Ed è vero: i computer quantistici sono il cuore della questione, macchine che usano i qubit invece dei bit tradizionali e che, un giorno, potrebbero risolvere calcoli impossibili anche per i supercomputer più potenti di oggi. Ma non è tutto. Le tecnologie quantistiche riguardano anche le comunicazioni ultra-sicure, basate su principi fisici che rendono quasi impossibile intercettare i dati, e la sensoristica, con strumenti capaci di diagnosticare malattie, guidare mezzi senza GPS o rilevare variazioni ambientali infinitesimali. C’è poi il fronte della chimica e della farmaceutica, dove i computer quantistici potrebbero accelerare lo sviluppo di nuovi materiali e farmaci simulando sistemi complessi che oggi restano fuori portata. Non si tratta quindi di fantascienza, ma di un insieme di applicazioni concrete che, se davvero matureranno, toccheranno settori chiave come sanità, energia, industria e difesa.

L’Europa punta in alto

Con la Quantum Europe Strategy, la Commissione ha fissato obiettivi chiari: smettere di essere solo un continente di eccellenze scientifiche e trasformare quella conoscenza in imprese e occupazione. I pilastri sono cinque: più ricerca, infrastrutture comuni, sostegno a startup e imprese, applicazioni in sicurezza e spazio, formazione di nuove competenze. Entro il 2030 l’Europa punta a computer quantistici capaci di gestire gli errori, condizione indispensabile per renderli davvero utili. Si parla anche di rafforzare EuroHPC (The European High Performance Computing), già attivo nel supercalcolo, e di introdurre entro il 2026 un Quantum Act che dia cornice giuridica e governance stabili al settore. È una visione ambiziosa, ma resta un interrogativo: la ricerca corre così veloce che una strategia rischia di invecchiare in pochi anni. Da alcuni commentatori emerge che la strategia europea “parta già vecchia”, nel senso che molte linee scientifiche emergenti (come il quantum fotonico) potrebbero non essere adeguatamente anticipate. Per questo non basterà avere un documento programmatico: servirà la capacità di aggiornarlo costantemente e di trasformare gli obiettivi in risultati concreti.

L’Italia entra in gioco

Nel contesto europeo, l’Italia ha scelto di muoversi con decisione. Il 30 luglio il Consiglio dei Ministri ha approvato la Strategia nazionale per le tecnologie quantistiche, che prevede circa un miliardo di euro in cinque anni. Dagli articoli pubblicati sulla stampa nazionale emerge che questo stanziamento è visto come cifra “necessaria ma non sufficiente”, e che il vero nodo sarà l’efficacia dell’attuazione. L’obiettivo è colmare il divario con i Paesi più avanzati e costruire un ecosistema nazionale capace di integrare università, centri di ricerca e imprese. Non solo fisica di base, ma applicazioni concrete nei campi della sanità, della sicurezza e delle infrastrutture critiche. La regia sarà interministeriale, coordinata dal MUR e con il coinvolgimento della Difesa. Anche i documenti ministeriali sottolineano che la strategia punta a “migliorare l’accesso alle infrastrutture e stimolare investimenti privati”. In parallelo, è nata l’Alleanza Quantistica Italiana (AQI), un‘iniziativa che mette assieme accademia, industria e istituzioni per dare coesione agli sforzi nazionali e rafforzare la competitività.

Opportunità e rischi

Dai documenti emergono grandi aspettative, ma anche diversi rischi. L’attuazione concreta è il primo nodo: troppe strategie in Italia restano sulla carta. Senza obiettivi misurabili, verifiche e responsabilità precise, anche questo piano potrebbe seguire la stessa sorte. A ciò si aggiunge il problema della frammentazione: il Paese ha eccellenze sparse, ma spesso incapaci di lavorare insieme. Senza coordinamento, il miliardo stanziato rischia di disperdersi in mille rivoli. Non va sottovalutata nemmeno la maturità tecnologica: i computer quantistici utili non esistono ancora e non tutte le applicazioni promesse si realizzeranno nel breve termine. Puntare troppo presto su soluzioni immature può portare a investimenti poco efficaci. Infine, il tema del capitale privato: per stimolare effettivamente il settore serve un forte coinvolgimento di investitori e fondi di venture capital, che in Italia non hanno ancora la stessa potenza di altri Paesi.

Una maratona, non uno sprint

Dalle strategie approvate emerge un punto chiaro: il quantum non è una corsa breve, ma una maratona che richiederà anni e soprattutto continuità politica. Non basteranno i cinque anni di piano, servirà una visione di lungo periodo, capace di resistere ai cambi di governo. Le condizioni necessarie sembrano già indicate: fissare tappe intermedie con verifiche regolari; creare un fondo pubblico-privato per sostenere startup e attrarre investimenti esteri; investire massicciamente sulla formazione di nuove competenze; costruire hub nazionali collegati ma parte di un’unica visione; garantire una governance autorevole e flessibile. Solo così sarà possibile trasformare un documento programmatico in un vero ecosistema competitivo.

Conclusione

Le strategie approvate a luglio segnano un passaggio importante: per la prima volta Italia ed Europa mettono il quantum al centro delle loro politiche. Il potenziale è enorme, ma il successo dipenderà dalla capacità di tradurre visioni in realtà, di passare dai documenti alle infrastrutture, dalle promesse alle applicazioni. La competizione internazionale è già in corso e vede Stati Uniti e Cina muoversi con decisione, oltre all’Unione che spinge sui chip quantistici con iniziative come il programma Supreme, da 65 milioni di euro, pensato per garantire autonomia tecnologica europea. Restare indietro significherebbe rinunciare a un ruolo da protagonisti. La rivoluzione quantistica non è un’ipotesi lontana: è un processo già avviato, e chi saprà agire oggi avrà in mano le chiavi del futuro.

Stefano Diotti 
Business Development Manager South Europe presso Acre Security
Con oltre vent’anni di esperienza nel settore della sicurezza fisica e del controllo accessi, Stefano Diotti si occupa di sviluppo di business in Sud Europa per piattaforme di sicurezza Cloud Based. Attento alle implicazioni etiche delle tecnologie emergenti, affianca alla consulenza un’attività di divulgazione orientata alla responsabilità e all’innovazione sostenibile.
Archivio storico dei numeri di DIRIGENTI INDUSTRIA in pdf da scaricare, a partire da Gennaio 2013.