No ad interventi a pioggia
Le risorse sono sempre poche e preziose per un Paese sovraccarico di debito pubblico e con il bisogno di investire nella ripresa. Servono scelte responsabili e lungimiranti nell’interesse dell’intera collettività.
Marcello Garzia
Presidente Fasi
Già nei primi giorni di questa tragedia fu chiaro quale disastro incombeva su di noi. Un debito pubblico fuori misura e la ricerca disperata di risorse per fronteggiare un cataclisma che si andava ad aggiungere. Oggi, passati due mesi, stiamo tentando di ripartire avendo sulla testa una “spada di Damocle” costituita dal possibile rigurgito del Covid 19.
Riflessioni sul dopo sono molteplici; tutti gli esperti, ufficiali e non, avanzano idee su come uscire dall’emergenza e ricominciare, il prima possibile, a ricostruire un tessuto economico e sociale messo a dura prova. C’è chi dice che niente sarà più come prima e chi, invece, “andrà tutto bene”. La mia speranza è che lo spirito che anima e animerà i diversi protagonisti della gestione di questa delicatissima fase, sfati la triste e cinica profezia “gattopardesca”: “ tutto deve cambiare affinché nulla cambi”.
Certo non sarà facile disporre di proposte serie ed efficaci per la ripresa e il rilancio. Il governo, così come le imprese, dovranno per forza di cose rivedere piani e programmi di breve, medio e lungo termine per imboccare una via condivisa e perseguirla con la massima determinazione per assicurare un futuro alla nostra economia.
Le aree di intervento sono molteplici e difficile sarà stabilire le priorità e l’adeguatezza degli interventi. Quello che va evitato è il “ritorno al passato”, di una distribuzione a pioggia delle risorse, un metodo utilizzato spesso che ha dimostrato pochezza di risultati alla collettività e qualche buon “affare” per taluni. L’approccio necessario per avviare il cambiamento è quello di sostituire nella programmazione delle risorse il sostantivo “spesa” con il sostantivo “investimento”.
Quindi, fatto salvo l’intervento immediato per assicurare liquidità di breve periodo ai cittadini ed alle aziende, tutti gli altri interventi devono essere indirizzati allo sviluppo di progetti innovativi in grado di assicurare il concreto cambiamento.
Si può “investire” sulle aziende non dando risorse a fondo perduto ma entrando come azionista di “secondo piano” finalizzando le risorse a programmi di forte innovazione e di cambiamento tanto necessari al nostro sistema industriale e commerciale.
Un esempio, tra i mille possibili, potrebbe essere finanziare “Industry 4.0”, al fine di portare il livello qualitativo delle nostre aziende ad un’altezza tale da competere con il resto del mondo industriale e commerciale.
Un altro esempio, che sento molto, è quello di avviare un programma di aggregazione delle piccole/medio aziende presenti sul mercato tale da fare “massa critica” per competere ad armi pari con il resto del mondo industriale e commerciale.
L’apporto dello Stato potrà essere rimborsato con quote di capitale derivante dai risultati ottenuti in modo proporzionale tra il capitale messo da terzi e quello messo dallo Stato. Anche le perdite di patrimonio dovranno essere sostenute in modo proporzionale tra capitale privato e quello messo dallo stato.
Anche sui “cittadini” si può investire anche se, ovviamente, è più difficile. Tutte le forme di assistenza sono forme di “politiche passive” mentre impostare delle sane “politiche attive” che consentano di rimodellare le competenze ora presenti in “asset” per le vere necessità della collettività.
La leva del cambiamento deve combinare tre elementi importantissimi: “la voglia di partecipare”, “la formazione da ricevere” e “una azione attiva di programmazione”.
Potrebbero essere scoperte numerose “nicchie” di opportunità, non solo indirizzate all’innovazione ma anche a coprire tutta una serie di fabbisogni professionali rivolti a recuperare settori come la cultura, il turismo e l’artigianato oggi sottostimati o ad avviare una serie di servizi innovativi indirizzati al welfare sociale di cui si ha tanto bisogno.
Le opportunità oggi ci sono tocca a tutti noi il compito di coglierle. Per superare la tempesta Covid 19, serve l’unione di tutti gli attori del settore pubblico e privato. Una sinergia che ha già funzionato nelle fasi emergenziali e che deve continuare nella Fase 2 parallelamente a misure economiche flessibili e finalizzate al lungo periodo.