Prima dei prestiti servono iniziative lungimiranti per creare lavoro
La ripartenza del Paese post Covid 19 impone una riflessione sul piano industriale che favorisca il rientro delle attività produttive.
Vincenzo Romano
Temporary Manager associato Federmanager
Il nostro Paese attraversa un momento articolato, imposto dal COVID 19, che ci pone di fronte a strumenti svariati per superare le sfide imposte dal nuovo sistema economico-produttivo nazionale. Tra le tante, il reshoring, una circostanza determinata da eventi endogeni, che incidono sulla vita delle aziende italiane.
Troppo spesso in ambito di risk management la diffusione di pandemie è stata relegata a un’eventualità quasi impossibile, marginalizzando la gestione dei rischi aziendali quasi solo agli ambiti dei sistemi IT aziendali. È difatti necessario considerare la necessità assoluta di approcciare la questione in maniera diretta, semplice e pragmatica.
Negli ultimi mesi, la pandemia del covid 19 ha fatto emergere l’obbligatorietà di legare gli obiettivi di business, non solo ai criteri di sostenibilità economica finanziaria, ma soprattutto all’opportunità di possedere la resilienza aziendale, anche se il mercato si è votato alla cosiddetta globalizzazione spinta trasferendo all’estero tutte le fasi produttive. Difatti, il non possedere una filiera corta della produzione non ha permesso alle imprese italiane un controllo qualitativo e quantitativo del prodotto e/o del servizio reso sul mercato, rendendo quasi impossibile la continuità produttiva in condizioni analoghe a quelle degli ultimi due mesi.
Oggi appare evidente l’urgenza di porre in essere delle azioni utili a far ripartire il Paese, dotandolo di quegli strumenti che negli anni pre-globalizzazione hanno reso l’Italia la 5° potenza industriale al mondo. Oggi la spoliazione costante è continuativamente caratterizzata da un eccessivo trasferimento di produzioni all’estero, financo con il trasferimento dei tecnici indigeni per formare la manodopera dei Paesi ospitanti attraverso la quale si è consumata una vera catastrofe, atteso che la produzione estera non potrà mai raggiungere il livello qualitativo e di inventiva della manodopera italiana.
Tale esodo, provocato dal maggior favore economico relativo alla pressione fiscale in materia di lavoro, si è ritorto contro i lavoratori e le stesse aziende come la legge del contrappasso. Ed è indubbio che l’occorrenza odierna di agire al più presto per generare nuova economia reale, impone immediatamente delle soluzioni rapide, che permettano di superare agevolmente questa crisi per dare nuovo slancio al tessuto economico del Paese.
Non possiamo attendere le calende greche di approvazione di nuove norme che purtroppo poi sistematicamente non sono approvate, poiché si scontrano con esigenze di bilancio.
Cosa fare per ripartire subito, per esempio con la riduzione della contribuzione in materia di lavoro e della pressione fiscale sul sistema produttivo italiano?
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Premesso che tutto ciò va accompagnato ad un’attenta politica attiva del lavoro, formando e indirizzando le generazioni future, onde non creare e/o arginare il fenomeno dell’inattività lavorativa che non è solo, una mancata contribuzione al sostentamento della stabilità fiscale del Paese, ma una disgrazia per l’intera collettività.
Pertanto bisognerà ripartire favorendo il ritorno in Patria di parte della produzione. Tutto ciò può essere agevolato con l’ausilio di strumenti normativi già esecutivi come: i depositi doganali, le zone logistiche semplificate, le zone economiche speciali in aree portuali e retro portuali, ma anche in luoghi approvati dagli organi competenti; creando una rete di trasporto efficiente connettendola al sistema infrastrutturale della Nazione.
Ciò darà vita ad aree connesse al sistema produttivo, e ridarà fiducia al mondo industriale nella programmazione d’investimenti e piani industriali. Paradossalmente partorirà un fenomeno inverso, con il ritorno non solo di parte della produzione finale del sistema industriale italiano, ma anche con l’arrivo di investitori esteri. Dette aree naturalmente offrono un controllo strategico al governo del paese, rappresentando per molte aziende una certezza assoluta nel sistema di stretta fiscale tale da poter determinare con certosinità i propri piani industriali.
Il successivo risvolto della medaglia sarà la creazione di migliaia di posti lavoro nel settore dell’ultima fase di lavorazione. La strategia di reshoring innescherebbe un processo nel quale, con l’arrivo delle merci e attraverso il sistema della logistica sarebbe possibile dare origine ad attività quali imbustamento, packaging, nonché la successiva distribuzione sulla propria rete di vendita attraverso la rete dell’ultimo miglio ed alla temporanea custodia delle stesse, prima della fase di commercializzazione, ossia quando già l’ordine del cliente finale è andato a buon fine. La concretizzazione di un processo di economia reale, che comporterebbe un innalzamento del prodotto interno lordo nazionale ed una iniezione intramuscolare di nuova fiducia nel sistema produttivo italiano.
Il “Reshoring 2 Italy” permetterebbe un controllo qualitativo del prodotto con beneficio per i brand italiani ed una ripartenza economica certa.