Riflessioni sul pubblico dibattito sulla teoria dell’AGW

Il successo e il clamore della recente testimonianza della giovane Greta ha riportato alla ribalta temi di attualità come clima e ambiente. Cosa c’è di fondato dietro la preoccupazione per la salute del pianeta, e quanto sono utili i richiami a politiche di intervento?


Luciano De Stefani - Componente del Consiglio Direttivo e della Giunta Esecutiva ALDAI-Federmanager

Le recenti manifestazioni dei giovani sulla necessità di proteggere l’ambiente hanno spinto due nostri colleghi ad intervenire sull’AGW, l’acronimo che indica il RISCALDAMENTO GLOBALE (GW) dovuto all’uomo (A = ANTHROPOGENIC). Essi sono membri di alcuni Gruppi di Lavoro della Commissione Studi ALDAI ed hanno scritto le loro idee sul riscaldamento globale del pianeta terra
Qui di seguito vi è il primo articolo di Giuliano Ceradelli, da 50 anni ingegnere del Politecnico di Milano e con una lunga esperienza tecnica e manageriale nel settore energetico in Italia ed all’estero. 
Egli è uno “scettico” della teoria AGW e ne spiega le ragioni. Il prossimo articolo seguirà a breve. Ambedue, come di consueto, verranno pubblicati prima sulla Rivista Dirigenti Industria Digitale.


Giuliano Ceradelli

Socio ALDAI-Federmanager
Prima di rispondere alla domanda proposta nel sottotitolo, è utile fare una premessa su cosa si intende per inquinamento. Spesso, troppo spesso si fa confusione tra clima e (inquinamento dell’) ambiente.
Un noto quotidiano italiano il 3 maggio del 2017 titolava: “Mauna Loa - Emissioni CO2, record di anidride carbonica: sfondata quota 410 ppm (0.04% in volume), l’aria nel mondo non è mai stata così inquinata”.
Mentre la CO2 e gli altri gas serra (Protocollo di Kyoto) -  non sono inquinanti o tossici, va sottolineato che Mauna Loa-Kilauea è un vulcano tra i più grandi e attivi del pianeta e quindi ci viene spontaneo domandarci con quale criterio si sia scelto di localizzare proprio lì la stazione di rilevamento delle concentrazioni di CO2 in atmosfera, quando è chiaro che un vulcano è naturalmente prono ad emettere CO2 oltre ad altre sostanze inquinanti. Se quindi la CO2 e gli altri gas serra antropici del Protocollo di Kyoto non sono inquinanti, clima e inquinamento non possono e non devono essere confusi, a meno che si voglia creare ad arte sconcerto e confusione nelle menti di chi legge o ascolta.
Vale la pena notare che nei paesi occidentali negli ultimi decenni sono stati compiuti notevoli progressi nel raggiungimento degli obiettivi di qualità dell’aria e si sono ridotti i livelli di tutti gli inquinanti atmosferici primari grazie alle innovazioni tecnologiche in vari settori, come quello dei trasporti, della produzione di energia, del riscaldamento e dell’industria, ma moltissimo evidentemente resta ancora da fare. Pertanto l’impegno dei più giovani e l’entusiasmo con cui si possono intestare grandi battaglie ideologiche, fatto encomiabile per quanto attiene in particolare all’inquinamento, dovrebbe essere incanalato dagli adulti nella giusta direzione e non dovrebbe essere confuso con la loro accoglienza acritica ed ipocrita da parte dei governi e delle organizzazioni internazionali. A loro spetta infatti educare i giovani a distinguere tra clima e inquinamento e a riconoscere le reali dimensioni del problema e cosa, negli anni, ha contribuito a ridurne l’impatto.

La teoria dell’AGW

La scienza ufficiale ritiene che ciò che era precedentemente chiamato Riscaldamento Globale (GW), ora chiamato per convenienza Climate Change, sia addebitabile all’azione dell’uomo, con le sue emissioni antropiche di CO2 connesse all’uso dei combustibili fossili. Si tratta di un postulato che, purtroppo per i sostenitori di tale tesi, trova poco riscontro nelle evidenze empiriche. Le svariate linee di evidenza empirica ci dicono semplicemente che il clima del nostro pianeta stà cambiando, come ha fatto altre volte nel passato, ma non ci dicono che ciò derivi in prevalenza dalle azioni umane.
Anzitutto la CO2 è nutrimento per la flora che ci rende l’aria respirabile ed il mondo vivibile, ma non è il principale gas serra. Il principale agente nell’effetto serra – trascurato dal Protocollo di Kyoto - è invece l’acqua sotto forma di vapore che, a volte scalda (dense nubi trappola di radiazioni), ma a volte raffredda l’atmosfera e il suolo (precipitazioni). Per inciso, durante le precipitazioni (pioggia, neve, grandine) anche la CO2 presente in atmosfera precipita al suolo.
La CO2, inoltre, non è solo di origine antropica. Grandi quantità vengono scagliate in atmosfera dalle eruzioni vulcaniche. Queste ultime sono fortemente clima alteranti, ma verso il freddo!
Per inciso, sulla base di dati ufficiali (La Quere et al., 2013; IEA, 2013; IPCC 4th Assessment Report, 2007 ) le emissioni naturali annue – ossia non antropiche – di CO2 sono superiori a 770 miliardi di tonnellate, mentre le emissioni causate dall’uomo sono stimate in circa 39 miliardi di tonnellate (media su range SRES IEA: 29-49 mld ton CO2), ossia circa 20 volte meno delle emissioni naturali che occorrono spontaneamente. 
Con la teoria dell’AGW, la scienza si è nutrita di slogan a suon di previsioni catastrofiche sul cambiamento climatico diffondendo allarmismi che gli scettici ritengono ingiustificati. Spesso lo hanno fatto mescolando meteorologia e climatologia, che sono discipline scientifiche affini, ma diverse: l’una studia il tempo nel breve, l’altra il clima nel medio-lungo periodo (almeno 30 anni). Entrambe le discipline hanno una vocazione comune: fare previsioni future. Ma prevedere è alquanto complicato perché presuppone una completa conoscenza della realtà fisica che ruota intorno al nostro Pianeta, che ancora oggi è insufficiente, nonostante le rassicurazioni di molti scienziati sostenitori dell’AGW supportati dalla politica, in contrasto con altri scienziati che invitano invece alla prudenza su un tema assai complesso e poco conosciuto come è quello della scienza climatica.
Qualche anno fa scoppiò lo scandalo del Climategate, emblematica situazione che descrive bene i guasti che possono derivare dalla politicizzazione della scienza. Si era creato un pericoloso meccanismo collusivo, che continua potenziato ancora oggi, tra alcuni interessi politici e commerciali e il gruppo di studiosi foraggiati dai finanziamenti. Ciò è preoccupante se si pensa alla rilevanza delle politiche che da anni sono state adottate, in Europa e altrove, nel nome proprio di questa visione dello “stato dell’arte” sul clima (Accordo di Parigi)
Il risultato: ingenti somme di denaro pubblico vengono sprecate in misure e progetti che non hanno solide basi scientifiche e quindi non portano beneficio alcuno per l’uomo (es. gli incentivi alle così dette fonti rinnovabili, la Carbon Tax, ecc). Infatti anche se, per assurdo, si riuscissero ad azzerare le emissioni antropiche (su quelle naturali niente si può fare), bloccando così lo sviluppo mondiale ed incamminandoci in quella che viene definita la “decrescita felice”, forse si riuscirebbe, ad essere ottimisti, ad abbassare la temperatura media del pianeta di solo qualche decimo di grado!
La scienza del clima non è ancora in grado di spiegare compiutamente il fenomeno del riscaldamento globale e ogni allarmismo riflette non certezze scientifiche, ma un’agenda politica o ideologica. In realtà numerosi sono i punti su cui la comunità scientifica è divisa o, semplicemente non è stata ancora in grado di trovare una risposta. Il motivo principale risiede nel fatto che i modelli dell’IPCC (Intergovermental Panel for Climate Change) esplorano il clima assumendo come dato di fatto che l'uomo e la sua attività sia il principale (l'unico dopo il 1970) attore della modifica del clima e la CO2
In realtà invece molti sono i meccanismi climatici che non sono noti nei dettagli: processi fisici, astrofisici, cosmologici, le maree luni-solari, le macchie solari, il vulcanesimo terrestre e sottomarino, i movimenti tellurici, l’inclinazione dell’asse terrestre, ecc e le leggi o i fattori che li regolano o li influenzano. 
Forse la chiave interpretativa del GW sta nell’effetto ionizzante dei flussi di alta energia di origine cosmica e solare. Queste energie interagiscono soprattutto con l’atmosfera come del resto, quando ci sono eruzioni, le alte colonne eruttive di vulcani esplosivi. E se l’ozonosfera viene perforata, i raggi ultravioletti solari entrano in atmosfera. D’altro canto gli effetti gravitazionali delle maree luni-solari sollecitano zone di faglia instabili del Pianeta, eccitandole (specie Indonesia e Oceano Pacifico) causando potenti e diffusi eventi tellurici (vulcani, terremoti e tsunami), che si uniscono alle periodiche fasi del Nino.
Si producono pertanto complesse interazioni tra eventi clima-alteranti ed effetti di clima alterato con oscillazioni termiche annesse (variazioni climatiche) e, talvolta, manifestazioni di eccezionale energia distruttiva (eventi estremi).
Dunque le cause prime sarebbero prevalentemente cosmiche, extraterrestri ed extrasolari e la CO2 (la quota parte antropica)? O non c’entra affatto, oppure, nella migliore delle ipotesi, può considerarsi una semplice concausa con un ruolo assolutamente marginale. 
La scienza si nutre di dubbio e scetticismo e non dovrebbe accettare dogmi, verità imposte su base maggioritaria, boicottaggi che impediscano di esprimere liberamente idee diverse e di discuterle con chi la pensa diversamente. Chi accetta tutte queste cose senza esprimere dubbi è più un "credente" che un seguace della scienza.
Negli anni ’70 gli stessi “scienziati” che ci mettevano in guardia per un’imminente nuova era glaciale, da 30 anni ormai lanciano proclami catastrofisti del tipo “abbiamo solo 20 anni per salvare il pianeta” (COP24 di Katowice – Polonia) senza che sia visibile alcun effetto "sul pianeta" che non sia stato già visto nel passato, ma con tragici effetti sulla qualità della vita nei paesi occidentali, vessati da rozzi tentativi di trasferire ricchezza verso i paesi in via di sviluppo, vita che è peggiorata notevolmente, come testimoniano le recenti manifestazioni di piazza dei "gilet jaunes" in Francia.
I modelli climatici utilizzano come variabile principale la CO2: in essi è contenuta, come unica “manopola” per cambiare il clima (tipo la manopola della sintonia di una radio), la quantità (concentrazione) di CO2. È questo che giustifica la lotta senza quartiere all'anidride carbonica in tutte le raccomandazioni dell'IPCC e il fatto che la maggioranza delle persone la consideri un veleno, quando in realtà è l'elemento fondamentale per la fotosintesi, da cui deriva, anche per l'aumentata concentrazione, un beneficio per la biosfera.
Tutti conoscono cosa sia l’effetto serra, ma la correlazione tra CO2 e GW non è affatto biunivoca, né unidirezionale. Evidenze storiche del passato per es. periodo romano e periodo medievale caldi, quando la CO2 – in questo caso di origine prettamente naturale – era ad un livello, secondo i sostenitori dell’AGW, non superiore ai 280 ppm (0, 028% in volume), dimostrano che la relazione di causa-effetto non regge. Anzi altre evidenze paleo climatiche segnalano che in taluni periodi di correlazione tra CO2 e GW, è quest’ultimo che precede l’aumento di CO2, e non viceversa. E pensare che nell’ormai lontano 2001 il Working Group 1 dell’IPCC scriveva nel suo Report annuale: “In climate research and modelling, we should recognize that we are dealing with a coupled non-linear chaotic system, and therefore the long-term prediction of future climate states is not possible”. Beh, c’è stato da allora un bel cambiamento, perché seguendo il filone delle carriere professionali, delle prebende e dei finanziamenti, l’IPCC e le istituzioni scientifiche ad esso collegate, ora dichiarano, con la sicumera che li contraddistingue, che sono in grado di definire la temperatura terrestre con l’approssimazione del decimo di grado e dichiarano – quasi del tutto inascoltati, almeno stando ai fatti - che, se noi attuassimo le misure che ci raccomandano da anni, ciò consentirebbe di contenere l’aumento di temperatura del Pianeta entro i 2°C , evitando così … la sicura catastrofe e la sparizione dell’uomo dalla faccia della Terra! Con la popolazione mondiale di oltre i 7 miliardi di persone, in costante ed inarrestabile crescita in particolare nei paesi in via di sviluppo (Asia, Africa), di energia c’è sempre più bisogno e uno degli ormai annosi quesiti che riaffiora in discussioni, dibattiti e simposi in Italia e nel mondo riguarda la nostra possibilità di generare sempre maggiore energia elettrica usando i combustibili fossili. Possiamo farlo o invece dobbiamo, o avremmo dovuto già da tempo, come sostengono gli ambientalisti, gradualmente disfarcene perché “energia non pulita”? Considerando il quesito in un contesto globale, la domanda ha una sola risposta: se vogliamo preservare l’ambiente che ci circonda e renderlo sempre più vivibile dobbiamo essere liberi di usare anche i combustibili fossili, perché solo loro sono in grado di fornirci energia abbondante, sicura e a basso costo.
A conclusione della presente nota invitiamo il lettore ad esaminare il grafico di Fig.1 ( Institute for Marine and Coastal Sciences and Department of Earth and Planetary Sciences, Rutgers University, 71 Dudley Road, New Brunswick, NJ 08901, USA. Lamont-Doherty Earth Observatory of Columbia University, Palisades, NY 10964, USA. Department of Geology and Geophysics, Woods Hole Oceanographic Institution, Woods Hole, MA 02543, USA) che ci fa notare che i cambiamenti globali della temperatura superficiale di questi ultimi anni sono semplicemente un ritorno parziale al clima “normale” generale degli ultimi due millenni e che l’unico aspetto notevole dei cambiamenti climatici negli ultimi secoli è stato il raffreddamento anomalo che si è verificato durante la Piccola Era Glaciale.
Infine, il riscaldamento su scala emisferica di qualche grado nell’arco di pochi decenni – e l’innalzamento globale del livello del mare si sono verificati in modo naturale o senza cambiamenti nella concentrazione di CO2 nell’atmosfera. E, per dirla in breve, non c’è nulla di remotamente straordinario negli ultimi decenni nel riscaldamento globale.
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