Parola di Bob
Nel 50° anniversario dell’assassinio di Robert F. Kennedy (4 giugno 1968) il volume rende omaggio a un grande protagonista del secolo scorso, facendo riecheggiare le parole di discorsi e interventi che suonano oggi di un’impensabile potenza “profetica”.
Alberto Mattioli
Giornalista
«E gli altri? Come stanno gli altri?» furono le ultime parole pubbliche di Robert Kennedy dopo essere stato colpito. E noi, cinquanta anni dopo, come stiamo e in cosa speriamo? Per riuscire ad andare avanti talvolta bisogna tornare indietro, alle sorgenti dei sogni. Nei momenti di buio il passato ci soccorre per illuminare il tempo che viene con pensieri di uomini entrati nell’eternità. È così per Robert Francis Kennedy, detto Bob, assassinato nel 1968 durante la difficile, appassionata e ormai vinta campagna per le primarie del Partito democratico. Ai suoi comizi, spesso improvvisati, accorrono folle entusiaste, catturate dalla sua tensione morale a rimuovere le tante ingiustizie sociali nella società americana e nel mondo. L’America scopre di avere un nuovo leader dalla forte personalità. Bob non si sente un predestinato, lo diviene in un travagliato processo di cambiamento. Invece di puntare al glamour e a un potere autoreferenziale, fra lo stupore generale compie una svolta radicale che lo porta vicino alla gente comune, in una identificazione che gli permette di cogliere le aspirazioni umane (e non solo politiche) più profonde dei suoi connazionali, fino a divenirne lui stesso paladino. È consacrato capo del Movimento per i diritti civili dopo l’improvvisato discorso notturno tenuto in una Washington messa a ferro e fuoco dalla rivolta seguita all’omicidio di Martin Luther King a Memphis. Dice: «Hanno ucciso mio fratello, hanno ucciso vostro padre, e voi conoscete il mio dolore che è anche il vostro... Ma un’altra cosa ci unisce. Noi non risponderemo alla violenza con altra violenza. Perché i fratelli non uccidono i fratelli e noi siamo in cammino in cerca della pace». Il reverendo Hosea Williams gli dice: «Lei ha la possibilità di essere un profeta. Ma ai profeti si spara». Arthur Schlesinger jr. ebbe a dire: «John Kennedy was a realist brilliantly disguised as a romantic, Robert Kennedy a romantic stubbornly disguised as a realist» («John Kennedy era un realista travestito da romantico, Robert Kennedy un romantico travestito da realista»). Il giovane senatore che si pone alla testa dei giovani pacifisti, dei nativi indiani, degli afro-americani, degli ispanici e dei messicani, abbandonando l’idea muscolare della potenza militare e il culto del mercato, divide il partito e l’establishment. Il suo pensiero è una porta aperta alle novità, al cambiamento possibile: «Molti uomini vedono le cose come sono e dicono: “Perché?”. Io sogno cose che non sono mai state e dico: “Perché no?”», secondo la celebre citazione di George Bernard Shaw. Mette in guardia dai pericoli dell’inerzia rassegnata, del realismo di basso profilo, della pavidità e dell’agiatezza, spronando ogni persona a essere una scintilla per il cambiamento.
Nel 50° anniversario della scomparsa di Robert Kennedy lo scopo di questa opera (da me curata insieme a Mauro Colombo) vuole rendere omaggio alla memoria storica, proponendo alcuni suoi interventi riuniti in tre macro-aree tematiche: L’uomo, diritti e doveri (“I diritti civili e il principio di eguaglianza”; “Il no alla violenza”; “La lotta alla mafia”; “I giovani e la contestazione”; “Il rispetto dell’ambiente”), Un mondo da cambiare (“Economia e povertà”; “Paesi ricchi e Paesi poveri”; “La guerra e la pace”; “Le responsabilità degli Stati Uniti”) e Per una nuova politica (“Vita civile e vita sociale”; “Istituzioni più vicine ai cittadini”; “Tra progresso e conservazione”).
Abbiamo chiesto a illustri personalità di “rileggerli” e commentarli, perché riteniamo che costituiscano ancora utili segnavia per districarsi nella complicata attualità. Un contributo con un occhio particolare ai giovani perché, nella potenza delle sue parole, Kennedy conserva la capacità di rivoluzionare i cuori e accendere passioni.
Scrutando l’attualità non mancano gravi preoccupazioni che fiaccano lo spirito. E allora meglio si comprende la necessità di essere sostenuti da pensieri forti e lunghi.
Hanno collaborato, commentando i testi proposti:
UMBERTO AMBROSOLI avvocato penalista, presidente della Banca Popolare di Milano spa, PIERO BASSETTI presidente di Globus et Locus, primo presidente della Regione Lombardia; FURIO COLOMBO giornalista e scrittore, già direttore de «L’Unità»; GIACOMO COSTA gesuita, direttore di «Aggiornamenti Sociali» e presidente della Fondazione culturale San Fedele di Milano; NANDO DALLA CHIESA docente di Sociologia della criminalità organizzata presso l’Università Statale di Milano e scrittore; PAOLO FOGLIZZO della redazione di «Aggiornamenti Sociali» e direttore amministrativo della cooperativa sociale di Milano “ProgettoPersona”; PAOLO MAGRI direttore dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (Ispi) e docente di Relazioni internazionali all’Università Bocconi; GIUSI NICOLINI già sindaco di Lampedusa, insignita dall’Unesco del premio per la Pace; VALERIO ONIDA costituzionalista, presidente emerito della Corte Costituzionale; CRISTINA PASQUALINI insegna Sociologia dei fenomeni collettivi presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, membro dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Giuseppe Toniolo; SAVINO PEZZOTTA già segretario generale della Cisl, presidente della Fondazione Ezio Tarantelli e della Fondazione per il Sud; LIVIA POMODORO magistrato, già presidente del Tribunale di Milano, insignita della Cattedra Unesco “Food: access and law”, istituita presso l’Università di Milano; VENANZIO POSTIGLIONE giornalista, vicedirettore del «Corriere della Sera», direttore della Scuola di giornalismo Walter Tobagi.
04 giugno 2018