PNRR
La grande abbuffata - 237 miliardi di euro (circa il 12% del PIL) da investire entro il 2026, dei quali 123 miliardi da restituire. Lungimiranza o spreco?
Di Tito Boeri e Roberto Perotti
Editore Feltrinelli, Ottobre 2023
Pagine 208
Prezzo € 18,00
Disponibile su Amazon ed altri e-commerce
Recensione a cura della redazione
L'Italia con 192 miliardi di euro (123 miliardi di prestiti e 69 miliardi di sovvenzioni) è il paese con il piano più ambizioso, pari ad oltre un quarto dei 750 miliardi del pacchetto di misure di spesa pubblica finanziato dall'UE con il NextGenerationEU. Ai 192 miliardi sono stati aggiunti altri 45 miliardi di fondi italiani e europei per un finanziamento complessivo di 237 miliardi.
Al secondo posto la Spagna con 154 miliardi, dei quali 84 in prestito, al terzo posto la Francia con 41 miliardi di sole sovvenzioni e nessun prestito.
Tutti i Paesi dell'Unione Europea hanno accettato le sovvenzioni offerte, mentre solo dieci hanno chiesto anche un prestito e tre di questi: Italia, Grecia e Romania, il massimo disponibile.
Benché concessi a tassi agevolati i 123 miliardi di euro, andranno restituiti in buona parte dalle nuove generazioni, con gli sperabili benefici derivanti dall'investimento.
La scommessa è che il Pnrr aumenterà per sempre il tasso di crescita dell'economia italiana. È una scommessa condivisa da tre governi secondo il libro di Tito Boeri e Roberto Perotti: il governo Conte II ha chiesto il massimo dei fondi senza sapere bene come spenderli; il governo Draghi, pur avendo la possibilità e il capitale politico per frenare il treno in corsa, ha rinunciato a prendere atto della realtà; il governo Meloni ha fatto alcuni aggiustamenti necessari, ma ha anche ridotto la spesa sull'emarginazione sociale, e ha rimosso gli obiettivi di contrasto all’evasione. Tutti i governi hanno sbandierato stime iperboliche sugli effetti positivi del Pnrr, senza alcun fondamento nella realtà. Nessun governo si è posto il problema di come finanziare la gestione futura degli investimenti.
Oggi sappiamo che il Pnrr è in forte ritardo, ma questo non è il principale problema. Il Pnrr ha un vizio d'origine: troppi soldi, troppa pressione per spenderli a prescindere, troppo poco tempo per spenderli bene.
Sono state stanziate cifre altissime su spese inutili o deleterie, ma “facili” come il Superbonus o “alla moda" come il digitale nelle scuole primarie, mentre sono state trascurate spese necessarie per la nostra società, a partire da quelle per offrire opportunità ai giovani delle periferie urbane.
Quasi tutte le maggiori riforme "epocali" da cui secondo i governi dipendeva il successo del Piano, sono ferme al palo, e molte sono state abbandonate prima di partire. Cosa si può fare a questo punto?
Prendere atto della realtà anziché nascondersi dietro a un dito: essere pragmatici, rivedere i piani rendendoli più realistici e forse anche riflettere sull’opportunità di rinunciare a parte dei fondi presi a prestito. Questo non vuol dire rinunciare a essere ambiziosi, solo rinunciare a essere superficiali.
Gli autori
Tito Boori è direttore del dipartimento di Economia presso l’Università Bocconi di Milano e Senior Visiting Professor alla London School of Economics. Per Feltrinelli ha pubblicato, con Sergio Rizzo,
Riprendiamoci lo Stato (2020).
Roberto Perotti è professore ordinario di Economia politica all’Università Bocconi. Per Feltrinelli ha pubblicato Status quo (2016) e Falso! Quanto costano davvero le promesse dei politici (2018).
01 maggio 2024