Un manager tra economia, finanza e famiglia
Le cronache giornaliere sono piene di notizie che riportano avvenimenti di carattere economico e finanziario, spesso miscelate in un enorme pastone dal quale è difficile separare l’una cosa: l’economia, dall’altra: la finanza.
Dario Franceschi
EXPANDY
Un manager tra economia, finanza e famiglia.
Edizioni Etimpresa
Pagine 206 – euro 14,00
Entrambe sprofondate nell’immenso brodo dei mercati e della globalizzazione. Eppure, gli uni e l’altra, sono il risultato dell’uomo in azione, che in questo caso si identifica con quell’essere noto come manager. Ma quell’essere che nell’immaginario collettivo suscita diffidenza, se non repulsione, è pur sempre un uomo fatto di carne e ossa, di vizi e virtù, di vittorie e sconfitte, quell’insieme di dotazioni inestricabile che lo svelano essere del tutto simile a quell’altra umanità, quella, per così dire, comune, implicata nell’agire quotidiano. Il libro narra le vicende di uno di questi soggetti fotografato nella sua azione giornaliera. Il serrato accadere degli avvenimenti mette in risalto del protagonista due ritratti: il manager efficiente che, alle prese con la sua coscienza, guida la filiale italiana di una multinazionale francese immersa nella commistione fra economia, finanza e politica, e l’uomo con i suoi doveri familiari che non riescono a combinarsi in armonia, come lui vorrebbe, con i doveri di dirigente. La vicenda si svolge nel corso di poco meno di dodici mesi ed è scandita da nove riunioni generali che segnano, la caduta prima e il ritorno poi, del favore del Gruppo per il manager italiano e la sua organizzazione. Nel percorso emerge la crescente crisi coniugale e il montare della solitudine. Ma se dallo stato di difficoltà con il Gruppo ne esce vincitore, altrettanto non avviene per la seconda crisi, dove le doti di uomo-impresa non sono sufficienti. Neppure la volontà è sufficiente per ottenere il risultato sperato; non basta neppure abbandonare i panni abituali di manager e rivestire per un giorno, un giorno soltanto, quelli del disimpegno e della leggerezza. Il romanzo offre un secondo piano di lettura. Nel raccontare la vicenda umana del manager protagonista, lo scritto presenta sullo sfondo la realtà dell’impresa industriale del nuovo millennio. Il punto di osservazione di tale contesto è posto nella posizione privilegiata di chi è attore fra i principali di quel mondo. Dalla sua postazione interna all’impresa, il manager affronta gli accadimenti con l’approccio pragmatico di colui che deve garantire il risultato che il ruolo gli impone, facendo uso dell’efficienza che ha in dotazione. Senza la pretesa di salire sulla cattedra di politica economica; senza assumere una posizione di giudizio della politica sociale, il romanzo mette in risalto sullo sfondo gli effetti del dilagare della finanza e dei suoi intrecci. Esiti che finiscono per porre in secondo piano le logiche economiche dell’industria produttrice di beni e servizi con il conseguente impatto negativo sul cosiddetto “mercato del lavoro”. Se ne ricava così un’immaginaria contrapposizione fra mercati: l’uno, impersonale, imperscrutabile, volatile e fatto di carta; l’altro, fatto di persone in carne ed ossa, visibile, misurabile e fatto di oggetti maneggiabili.
01 febbraio 2018