Le prospettive di trasformazione sostenibile in Europa: sfide e opportunità

L'invasione dell’Ucraina da parte della Russia il 24 febbraio 2022 è stato un chiaro segnale di come il mondo stia cambiando, suonando un campanello d’allarme nel Vecchio Continente

Alessandro Stella

CFA - Coverage & ESG Specialist
Nel corso degli ultimi 70 anni, il contesto di pace e prosperità in Europa ha fatto sì che le istituzioni e gli investitori europei non si dovessero preoccupare troppo della geopolitica, focalizzandosi piuttosto sullo sviluppo economico e politico.
L’inizio della guerra in Ucraina ha innescato una serie di riflessioni sul ruolo dell’Europa all’interno dello scacchiere internazionale, sulla sicurezza (anche energetica) e sulle prospettive di crescita dell’economia. Dopo anni di stabilità e di mantenimento dello status quo, ci si è resi conto che i fattori alla base della prosperità raggiunta dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale non siano più validi da qui al prossimo futuro e che sia necessario un radicale processo di trasformazione economica, sociale e politica.
Questo senso di urgenza e di cambiamento strutturale è evidente se guardiamo all’Unione Europea da una prospettiva macro, dove possiamo individuare diverse sfide da affrontare:
  1. Cambiamento demografico: stagnazione e progressivo invecchiamento della popolazione portano a un calo della produttività e della forza lavoro, a un aumento delle spese per assistenza sanitaria e a una riforma dei sistemi pensionistici;
  2. Livelli di debito elevati: in Eurozona, il rapporto debito (pubblico e privato)/PIL varia dal 180% della Germania al 309% della Francia, con Italia e Spagna che si posizionano nel mezzo. Un indebitamento significativo restringe la capacità di sostenere nuovi investimenti;
  3. Dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento di materie prime strategiche: terre rare, platino, semiconduttori, idrogeno, batterie al litio e cloud rappresentano ambiti critici dove l’area Euro è sempre più dipendente da Paesi come USA, Cina e il resto dell’Asia. La crisi energetica del 2022 e la pandemia di Covid-19 hanno manifestato la vulnerabilità dell’economia europea in questo senso;
  4. Cambiamento climatico: l’aumento della frequenza e severità dei fenomeni climatici estremi richiede un percorso di transizione sostenibile ed energetica, per ridurre drasticamente le emissioni di CO2 ed implementare soluzioni ad hoc per contenere gli effetti del climate change. Questo percorso, tuttavia, espone le aziende a un rischio di transizione, che deve essere opportunamente gestito.
Anche da un punto di vista microeconomico emerge come il contesto europeo sia particolarmente sfidante:
  1. Ritorni di cassa in calo: il tessuto aziendale in Europa mostra complessivamente un andamento flat degli utili reali (aggiustati per l’inflazione) dal 2007, con un progressivo deterioramento dei flussi di cassa.
  2. Bassa competitività vs. Stati Uniti: lo stato di salute non ottimale delle società europee diventa ancora più visibile se lo confrontiamo con gli USA, dove le aziende presentano una maggior redditività e un minor livello di indebitamento (22,6% vs. 29,8%). Solamente il 17,8% delle aziende a stelle e strisce ha, infatti, un ritorno di cassa inferiore al costo del capitale, a fronte di quasi un 40% in UE.
  3. Mancanza di dinamismo e di innovazione digitale: il mercato azionario europeo ha registrato un gap di performance di oltre il 200% rispetto al listino americano, di cui il 60% circa è riconducibile al settore tecnologico, che ha un peso 3 volte superiore nell’indice MSCI USA. Questo divario segnala l’incapacità dell’Europa di capitalizzare le opportunità di modernizzazione dell’economia, rimanendo ancorata su settori e progetti più tradizionali e meno innovativi (figura 1).
È evidente, quindi, quanto sia necessario dare la priorità in Europa a un processo di trasformazione economica, tecnologica e sostenibile, mobilitando nuovi capitali a supporto.

Gli attuali piani di rilancio delle economie e di stimolo fiscale sembrano andare nella giusta direzione: gli obiettivi del Green Deal, ad esempio, prevedono investimenti per favorire la transizione in diversi settori come quello dei trasporti, degli edifici, energetico e industriale. Basti pensare alle infrastrutture, un settore fondamentale per lo sviluppo economico, che fornisce servizi essenziali e che offre un volano di trasformazione, digitalizzazione e sviluppo sostenibile.
Per il raggiungimento dei target, ad ogni modo, saranno necessari 350 miliardi di euro di investimenti all’anno da qui al 2027, di cui solamente 100 miliardi saranno forniti dall’Unione Europea: l’indebitamento elevato del settore pubblico limita le capacità di spesa dei governi, rendendo imprescindibile il coinvolgimento del settore privato.

In questo ambito, il supporto delle società di asset management può essere determinante nel colmare il cosiddetto funding gap (deficit di finanziamento), pari a 250 miliardi di euro all’anno, dirottando i risparmi dei clienti verso investimenti in fondi di private equity focalizzati su infrastrutture e real estate, che supportano gli obiettivi di transizione green.
I mercati privati, data la loro natura di lungo periodo, offrono, da un lato, un forte supporto al processo di trasformazione europea, ma anche interessanti opportunità per gli investitori (figura 2).
SAVE THE DATE

L'incontro Le prospettive di trasformazione sostenibile in Europa
  si terrà 

giovedì 1 febbraio 2024 alle ore 17:30
 in Sala Viscontea Sergio Zeme

Per partecipare è necessaria la registrazione su www.aldai.it

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