Previdenza in prospettiva
Solo sapendo dove vogliamo arrivare potremo sviluppare un solido sistema Previdenziale.
La riunione CIDA Lombardia ha confermato la necessità di un efficace sistema previdenziale che rispetti: sia le aspettative dei colleghi in servizio che investono il 33% in contributi previdenziali, sia i pensionati ai quali restituire i risparmi di una vita di lavoro.Franco Del Vecchio
Segretario CIDA Lombardia – lombardia@cida.itPer garantire la stabilità del sistema in prospettiva è necessario separare la gestione dell’assistenza dalla previdenza, finanziando la prima con la sola fiscalità e gestendo con criteri economici e non politici il salvadanaio dei contributi versati e le pensioni erogate per non generare oneri per lo Stato.
Lo scorso 20 giugno si è tenuta presso la sede ALDAI la riunione CIDA “Previdenza in prospettiva” alla quale hanno partecipato il Presidente CIDA Giorgio Ambrogioni, il prof. Alberto Brambilla e 70 manager, in servizio e in pensione, delle Federazioni aderenti alla CIDA, Confederazione Italiana Dirigenti e Alte Professionalità: Federmanager, Manageritalia, CIDA Funzione Pubblica, FIDIA, SAUR e Sindirettivo, distribuiti nelle diverse fasce d’età per rappresentarne le relative istanze e aspettative:
- i giovani dirigenti che chiedono stabilità del sistema previdenziale, per essere certi di ricevere una pensione coerente con i contributi che stanno versando;
- i dirigenti in servizio più maturi che hanno la necessità di gestire in modo più versatile il capitale previdenziale accumulato;
- i neo pensionati, “i Seniores”, che dispongono ancora di volontà ed energie utili per il Paese;
- i pensionati più anziani, che si aspettano la garanzia di una vecchiaia dignitosa, con la restituzione di quanto hanno versato.
Nella prima parte dell’incontro il Presidente Ambrogioni ha aggiornato i colleghi sulle iniziative a difesa del potere d’acquisto sviluppando un dialogo concreto che riflette le posizioni della categoria che non intende accettare passivamente le gogne mediatiche e la mancanza di rispetto dei legittimi diritti.
Il dibattito è proseguito, nella seconda parte, sulle prospettive previdenziali che permettano di dare equilibrio e stabilità di lungo termine al sistema di welfare.
Un argomento di interesse per tutte le associazioni di dirigenti ed alte professionalità che fanno parte della CIDA, e quindi si presta in particolare ad essere affrontato nel suo ambito, iniziando dalla Lombardia che, con il 2,5% del PIL europeo, è una delle quattro regioni considerate il “motore d’Europa” insieme a Baden-Württenberg, Catalogna e Rodano-Alpi, rappresentando certamente un riferimento per l’economia italiana.
La Previdenza, nata circa 100 anni fa, costituisce un patrimonio – non solo economico, ma anche culturale e sociale – per l’Italia. Il modello della Previdenza italiana ha subito negli ultimi 25 anni numerose modifiche, attuate nel tentativo di assicurarne la sostenibilità, senza però affrontare un profondo ripensamento del sistema e delle logiche per garantire sostenibilità e stabilità nel contesto di crescente longevità e cambiamenti continui che stiamo vivendo e che permetta di mantenere gli impegni nei confronti dei pensionati di oggi garantendo al tempo stesso la pensione ai giovani.
Un sistema che inevitabilmente trova equilibrio e stabilità attraverso l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro che dobbiamo favorire rendendo maggiormente competitivo il sistema Paese. Di fatto, le riforme al sistema per reagire ai grandi cambiamenti di contesto di questi ultimi anni – allungamento della vita media, aumento del contributo femminile al lavoro, sempre più frequenti difficoltà ad avere un percorso professionale stabile e conseguente necessità di aver bisogno di accedere alla Previdenza anche prima della conclusione della propria vita lavorativa, utilizzo delle risorse previdenziali per finalità assistenziali – hanno cercato di dare prospettive pensionistiche future sottraendo risorse alle pensioni già in erogazione agli anziani, senza riuscire a dare ai giovani reali certezze per il futuro, al di là delle mere promesse elettorali a cui purtroppo siamo abituati.
È invece necessario ripartire dalle basi, ricordando che la Previdenza rappresenta una forma di retribuzione differita, che deve fondarsi sui contributi versati da ciascuno, che costituiscono delle riserve individuali oggettive, su cui devono fondarsi in modo esclusivo le pensioni, al plurale, dato che si deve pensare ad un modello pensionistico integrato, includente previdenza pubblica e previdenza privata come in altri Paesi.
In questo quadro è chiaro che sistemi previdenziali retributivi, come quelli adottati nel passato in Italia, vanno a creare differenze di trattamento non sostenibili, così come lo sono i vitalizi generosamente assegnati in passato, che devono essere superati nella concezione prospettica della previdenza basata sul risparmio. Inoltre deve essere fatta chiarezza gestionale separando le uscite previdenziali, cioè erogate in base ai contributi versati, da quelle assistenziali, che sono erogate – spesso ma non sempre … – a sostegno di fasce deboli della popolazione, ma sono slegate da contributi versati, e sono pertanto da mettere in carico direttamente alla fiscalità per essere gestite annualmente nell’ambito della legge di stabilità.
In sintesi ciò che serve è dare a tutti, giovani ed anziani, certezze previdenziali e prospettive di sviluppo. A ciò si può arrivare attraverso una gestione manageriale, che metta al primo posto: certezza del diritto, trasparenza, competitività e semplificazione. Abbiamo bisogno di allineare, in prospettiva, il sistema previdenziale italiano ai modelli internazionali e consolidare una visione sistemica e bilanciata in grado di creare il clima di fiducia nella gestione dei nostri risparmi.
Solo con un visione chiara sul futuro previdenziale possiamo proporre iniziative per uscire dai provvedimenti tampone, dalla instabilità e dalla precarietà.
Giorgio Ambrogioni, Presidente CIDA, ha sottolineato a tal proposito che è ripartito il dialogo fra il governo e le parti sociali, e che la speranza di tutti è che tale dialogo si consolidi e possa entrare nel merito dei problemi; in esso la CIDA intende giocare un ruolo serio ed importante, in linea con il valore delle categorie che rappresenta e non legato semplicemente alla sua dimensione numerica, portando istanze giuste, lungimiranti ed inclusive, che abbiano lo scopo di far ripartire l’ascensore sociale che in Italia si è sostanzialmente fermato, e che viceversa è utile a tutti, come va scrivendo, De Vico sul Corriere Della Sera.
In questa evoluzione rapida e radicale è indispensabile mantenere visioni eque e corrette della situazione, così da saper mettere in atto azioni che da un lato siano di tutela dei propri rappresentati, e dall’altro siano di proposta, tali da funzionare da fertilizzante per lo sviluppo nella politica di nuove e più giuste ipotesi per le grandi riforme da tempo attese: fisco, welfare, politica economica e politica industriale.
CIDA quindi si deve muovere avanzando proposte che valorizzino ciò che la Confederazione è, e che rappresentino tutta la classe dirigente (dirigenti privati e pubblici, giornalisti, magistrati, manager della scuola, etc.), classe dirigente che intende partecipare al rilancio del Paese affrontando i problemi in modo equo, lungimirante e non ideologico.
La classe dirigente italiana che rappresenta circa il 2% della popolazione e contribuisce per il 20% alle entrate dello Stato non è una casta chiusa, ma è formata da categorie professionali i cui appartenenti arrivano da una selezione meritocratica per portare ai tavoli governativi le proposte forti ed originali che nascono dalle riunioni come quella organizzata a Milano, per assicurare il confronto con gli associati.
Ha quindi preso la parola Alberto Brambilla, già Sottosegretario al Ministero del Welfare con delega alla Previdenza Sociale e Presidente Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali (www.itinerariprevidenziali.it), che, partendo dal lavoro sui temi previdenziali ha fornito una sintetica panoramica della questione previdenziale nel nostro Paese sintetizzata nell’articolo “Previdenza all’italiana”.
01 agosto 2016