Le pensioni nell'uragano globale
Il quadro politico attuale desta non pochi interrogativi: non siamo in presenza di un cambio congiunturale che può essere assorbito in un tempo ragionevole, ma si direbbe che ci confrontiamo con un mutamento di scenario di lungo periodo. Mentre la storia mondiale è a un bivio, c’è chi si accanisce contro i risultati del nostro lavoro.
Silvana Menapace
Vicepresidente ALDAI
Sembra quasi che tutto il mondo sia in subbuglio: certezze consolidate si sgretolano in ogni dove.
Gli Stati Uniti sono governati da un uomo d’affari eletto anche dal voto degli ultimi, che hanno rifiutato di dare fiducia ad una signora, espressione della casta egemone.
In Europa ci confrontiamo con la crisi della cupola burocratica di Bruxelles e dei grandi organismi internazionali (FMI, BCE, funzioni centrali dell’Unione). Hanno massacrato senza costrutto la Grecia, ed oggi sono talmente sfacciati da ammetterlo (Dijsselbloem, tanto per non fare nomi). L’unione, per cecità, egoismo ed arroganza di molti, si sta sfaldando.
In compenso l’unica alternativa che si materializza è quella di sistemi autoritari che, per governare, utilizzano i peggiori cascami di quel nazionalismo che poco meno di un secolo fa ci portò tutti al disastro globale.
Quanto all'Italia… poco tempo addietro nessuno avrebbe pensato che i due principali contendenti dello scenario politico, perso quasi tutto il loro seguito, sarebbero stati accomunati nell'esecrazione da un elettorato che al 70% non li vota più, e non perde occasione per sbertucciarli mentre sceglie decisamente chi si presenta come il nuovo.
Seppure sia ancora difficile connotare il processo in corso, alcuni elementi appaiono con chiarezza su fronti diversi:
- Il Sociale: in generale sembra che si sia identificata la classe dirigente come bersaglio principale. Si mettono in discussione fino ad azzerarle competenze, meriti e professionalità (sintomatico il tema “vaccini”). Si tende a conferire credibilità ed ascolto alle voci più demagogiche ed urlate, in un crescente clima da stadio.
- Il Politico: si direbbe che si sia persa fiducia nella democrazia rappresentativa che ci ha ispirati in questi due secoli, in nome di una psuedo-democrazia diretta che, la storia ci insegna, troppo spesso è stata madre di tutti gli autoritarismi.
Per uscire dalla cronaca, guardando le cose in ottica di medio periodo, è facile ipotizzare che questa fase di ipersemplificazione e predominio di una certa demagogia possa esaurirsi più o meno in fretta.
Appare, quindi, opportuna la conservazione, se non addirittura la strenua difesa dei criteri di responsabilità, competenza e meritocrazia che sono la base necessaria di una società che vuole progredire.
Per tornare alle miserie del quotidiano, certi attacchi che vengono a noi dirigenti sembrano ispirati da una malintesa rivalsa punitiva della categoria, identificata come l’emblema del privilegio. Ad essere chiari, ci riferiamo all'ennesimo attacco che viene portato alle nostre pensioni.
Chi ha meritato un ragionevole trattamento di quiescenza non può essere continuamente messo sotto accusa come se fosse un malfattore.
Non ricordo di chi fosse il pensiero che ho letto recentemente e che condivido pienamente: “Deve essere combattuta la povertà, non la ricchezza. Quest’ultima va governata e distribuita”.
Utilizzando invece le storiche parole di Eduardo de Filippo, forse “Adda passà ‘a nuttata…”, e con pazienza e determinazione occorre difendere le nostre buone ragioni nella convinzione fiduciosa che il tempo finisca per darci soddisfazione e, prima che sia troppo tardi, che si configurino più sani equilibri negli interventi che il mondo della politica intende operare per cambiare la realtà presente.
01 ottobre 2018