Ripresa al via con competenze, digitalizzazione e sostenibilità

2023: anno europeo delle competenze. Incoraggiare la trasformazione - digitale e sostenibile - per crescere e affrontare le crisi all'orizzonte.

 Manuela Biti

Presidente ALDAI-Federmanager

Lo scorso 12 ottobre, la Commissione Europea, in linea con quanto annunciato dalla Presidente Ursula von der Leyen nel suo discorso sullo Stato dell’Unione 2022, ha adottato la proposta di fare del 2023 l’anno europeo delle competenze. 

Dopo un 2022 designato come l’anno europeo dei Giovani, ora il messaggio sembra essere quello di voler incentivare e incoraggiare quanto più possibile la digitalizzazione, ovvero quel processo che si pone come una delle possibili e più efficaci risposte per consolidare una duratura ripresa post pandemica e far fronte alle diverse crisi che si affacciano all’orizzonte (su tutte, quelle climatica, energetica e bellica).

A confermare quanto sopra, ci pensano anche le imprese: basti pensare infatti che quelle che si stanno adoperando per cambiare i propri modelli di business all’insegna della doppia trasformazione, digitale e sostenibile, dimostrano di avere probabilità 2,5 volte maggiori – rispetto alle concorrenti – di migliorare le loro prestazioni domani. Una sfida, questa della digitalizzazione e della sostenibilità, che ci riguarda tutti: non a caso, una buona governance è il risultato ottenuto da quei manager e imprenditori che sono riusciti ad attrarre talenti e a produrre sostenibilità per la propria azienda.

Un percorso e un’unione di intenti che deve essere però condiviso e che non può prescindere dalla collaborazione e dall’impegno con le Istituzioni: se da una parte infatti il compito della politica è quello di lavorare a una visione chiara, indicare indirizzi precisi e saperli poi realizzare, dall’altra niente si potrebbe realizzare senza l’apporto dei manager, il cui contributo e la cui competenza sono fondamentali per far sì che le cose, in azienda e non solo, accadano secondo un timing preventivato e nei costi stabiliti.

Nomen omen dicevano gli antichi latini, ovvero il nome è presagio: non a caso infatti la parola manager richiama a “manager”, verbo francese che a sua volta proviene dall’espressione latina “manu agere” ovvero condurre con la mano per sottolineare l’azione di trainare un animale dandogli la direzione. 
In un contesto particolarmente complesso come quello odierno l'alleanza tra manager e imprese è necessaria per un approccio “strategico” e duraturo alle emergenze e lo conferma anche l’ultima indagine di 4.Manager, realtà costituita nel 2017 da Confindustria e Federmanager: secondo l’ultimo report del suo Osservatorio, è emerso che, se da un lato il 65% degli imprenditori avverte il bisogno di dotarsi di competenze manageriali, dall’altro il 76,5% delle aziende italiane non riesce ancora a reperire quelle giuste.  

All’interno di questo ampio discorso, una particolare menzione spetta al tema del merito, argomento tornato recentemente sotto i riflettori e su cui siamo chiamati a dover lavorare ancora molto, stando a quanto emerso nel corso dell’ultimo Forum della Meritocrazia che ha confermato l’Italia all’ultimo posto in Europa. Ne parliamo, insieme al contributo di altri colleghi autori, che ringrazio per la loro competenza, nel focus di questo numero. Credo infatti sia particolarmente utile e costruttivo per tutti noi aprire un dialogo e un confronto su un tema così attuale e che sicuramente non mancherà di far parlare ancora.
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