Il ruolo del vettore elettricità
Come abbiamo ripetutamente sostenuto in precedenti articoli, l’elettricità è stata, è e sarà ancora di più nel futuro, essenziale per lo sviluppo economico di una società moderna.
Vincenzo Morelli
Già Direttore DCO Enel
Baldassarre Zaffiro
Già Project Manager DCO Enel
L’elettricità, è bene ricordarlo, non è una fonte energetica primaria bensì il risultato di una sua trasformazione e perciò è un “vettore”. Elettricità che per le sue peculiari caratteristiche è utilizzata in una molteplicità e varietà di impieghi e può essere trasmessa e distribuita in grandi quantità anche a lunghe distanze. Purtroppo nel mondo attualmente solo il 30% dell’energia è consumata sotto forma di elettricità e oltre un miliardo e mezzo di persone ancora non ne dispone. Una società moderna in continua evoluzione, per affermarsi su un mercato globalizzato, deve poter disporre di quantità di elettricità sempre crescente.
A chiarimento è utile fare qualche esempio. A partire dalla ricerca, qualsiasi attività dopo le fasi di “intuizione e dimostrazione teorica” per la conseguente necessaria sperimentazione, consuma quantità importanti di elettricità. È significativo ricordare l’impianto LHC (Large Hadron Collider) del CERN di Ginevra che è uno degli strumenti di ricerca tra i più significativi per studiare la materia, con un acceleratore anulare di 27 km, equipaggiato con una serie di magneti e altri apparati, che per poter funzionare necessitano di grandi quantitativi di elettricità. Così come nel campo industriale per produrre beni e servizi con alto contenuto tecnologico, è indispensabile che i relativi processi produttivi abbiano la disponibilità del vettore elettricità. Processi che vanno concepiti, progettati e realizzati nel quadro di un modello di sviluppo di forma circolare in modo cioè da ottenere rendimenti elevati con materiali usati che siano completamente riciclabili, riducendo così gli sprechi(1).
Un altro esempio significativo è il campo medico dove, a partire dalla diagnostica e dalla farmacologia, sono stati raggiunti livelli una volta impensabili, grazie anche all’apporto della robotizzazione e dell’informatica. Sistemi così sofisticati richiedono comunque quantità sempre crescenti di elettricità. Per non parlare poi della chirurgia per la quale una moderna sala operatoria è diventata un sistema molto complesso costituito da una serie di componenti robotizzati, la cui operatività è resa possibile, anche a grande distanza, dalla disponibilità di elettricità. Ad esempio, un intervento chirurgico ad un occhio è stato eseguito telecomandando da una clinica negli Stati Uniti un'équipe di operatori in una sala operatoria nel nostro Paese.
Anche nelle linee produttive dell’agricoltura e della pesca, per ottenere il prodotto destinato al consumo, è necessario avere elettricità. Basti pensare alla linea del freddo, all’immagazzinamento e la distribuzione dei prodotti alimentari, che funzionano solo con l’elettricità. Quali ostacoli si frappongono in tutte le attività che abbiamo sinteticamente esposto? La prima è di avere disponibile una fonte primaria che possa essere agevolmente trasformata nel vettore elettricità, trasformazione che è resa tecnicamente, economicamente e socialmente possibile nella misura in cui la risorsa è costituita da una fonte rinnovabile(2).
Fonte, definita anche come non fossile, che è costituita da energia idrica, geotermica, eolica, solare nonché biomassa (comprensiva della parte biodegradabile dei rifiuti industriali ed urbani) e i vari gas di risulta (compresi i biogas). Per quanto riguarda le energie idrica e geotermica, la loro produzione per obiettive ragioni legate agli stringenti vincoli sul territorio, alla sua morfologia e all’idrologia, ha praticamente raggiunto già oggi il limite di sfruttamento del loro potenziale. Diverso è il discorso dell’eolico.
Date le caratteristiche orografiche del nostro territorio non abbiamo pianure tali da consentire, come all’estero, le wind farm che sono tipiche dei regimi eolici oceanici e continentali. Nei brandelli delle nostre pianure densamente abitate è difficile localizzare grandi impianti eolici, i quali oltretutto richiederebbero anche una manutenzione economicamente molto impegnativa. Per il nostro Paese ben diversa per importanza e ruolo futuro è il fotovoltaico, ancora oggi in continua evoluzione per raggiungere rendimenti sempre più elevati.
Con una produzione discontinua e diffusa in modo parcellizzato, occorre che la rete di distribuzione sia di tipo intelligente (smart grid), in grado cioè di risolvere sempre con continuità la variabilità di questa fonte nei due sensi (produzione/consumo). A questo proposito è indispensabile che venga risolto al più presto il problema dell’immagazzinamento dell’energia elettrica. In conclusione, da queste brevi riflessioni emerge la necessità che la classe politica, nella sua funzione di legislatore(3), emani normative chiare onde facilitare la realizzazione dell’impiantistica indispensabile per produrre, trasformare, trasmettere e distribuire l’elettricità, che contestualmente affronti e risolva i problemi per ottenere una mobilità sostenibile.
Tutto questo per ridurre inquinamento, sprechi(4) e migliorare il rendimento dei processi produttivi. Invece, nel Piano Energetico Nazionale contenuto nella legge 205 del 27 dicembre 2017, emerge per il triennio 2018-2020 un quadro nel quale non sono stati né affrontati né risolti i problemi enunciati.
NOTE:
1) - Perché il modello di sviluppo deve assumere una forma “circolare”, Staffetta Quotidiana n. 197, 31 ottobre 2015.
2) - Il ruolo dell’energia elettrica nel nuovo modello di sviluppo. Staffetta Quotidiana n. 64, 2 aprile 2016.
3) - Il caos normativo blocca il recupero e la messa in sicurezza del territorio. Staffetta Quotidiana n. 20, 3 gennaio 2016.
4) - Il miraggio della mobilità sostenibile
(verso la SEN). ALDAI. Dirigenti Industria,
gennaio 2018.