Sul rinnovo del contratto dirigenti

Poniamoci qualche domanda per conseguire migliori risultati in futuro.

Francesco Soletti     

Consigliere ALDAI-Federmanager - Membro della Commissione Sindacale

Un successo?

Leggendo alcuni commenti al rinnovo sembrerebbe si sia ottenuto un “successo” rispetto al passato. Certo, se guardiamo al 2014, quando Confindustria lo disdettò (e l’allora presidente FDM non si dimise ma fu promosso ad altri incarichi) è gioco facile. Come dire: Invece delle ossa rotte siam contenti per i 4 ceffoni. Ma tant’è. La vera domanda da porsi è: “E’ davvero il miglior contratto possibile?” 
Oggettivamente, la negoziazione è partita male con premesse che, negozialmente, ci indebolivano:
  • La scadenza del presidente Confindustria poneva il rischio di un rinvio alle calende greche (semestre bianco, elezione del nuovo presidente che magari proponeva una sua diversa impronta).
  • L’accordo FDM-Confindustria che sanciva la nascita del nuovo Ente 4.Manager, rimandando al Contratto da firmare per alcune applicazioni/ripartizioni economiche. Non firmare avrebbe fatto saltare l’applicazione per un tempo indefinito.
In tali condizioni si poteva fare ben poco e, come accade ormai da un quindicennio, ci presentavamo deboli al tavolo negoziale. Quindi, considerando che tutto è stato preparato, discusso, negoziato e confezionato nei pochi mesi del 2019, forse la risposta è si. Se tuttavia consideriamo che abbiamo avuto quattro anni per avviare un confronto con la controparte e che abbiamo invece preteso di fare tutto in cinque mesi, allora la risposta è un secco ed enorme NO! Per quanto sopra detto, sarebbe stato assolutamente logico gestire assieme con il rinnovo anche la definizione di 4.Manager, che ha ampia rilevanza contrattuale. Ma i tempi non hanno coinciso ed anzi, si potrebbe pensare che scopo preminente del rinnovo contrattuale fosse quello di dare senso e valenza al nuovo ente. Come rovesciamento degli obiettivi non c’è male…

Valutare con criteri da dirigenti

Siamo Dirigenti. Come si valuta un dirigente che gestisce una negoziazione complessa e difficile all’ultimo minuto conoscendo da tempo l’importanza dell’obiettivo ed i risultati desiderati? Viene premiato per aver portato a casa il 30% dell’obiettivo?
Alcuni sembrano contenti di un processo così malamente gestito. Io, sinceramente, no. 

Elenchiamo i fatti principali:

Negli ultimi quattro anni la Commissione Sindacale ALDAI, costituita dai Rappresentanti Sindacali dei Dirigenti, ha lavorato in maniera seria e costante per definire una piattaforma di proposte per il rinnovo. Anche grazie ad una consultazione telematica ALDAI-FDM tra i Dirigenti in Servizio sulle priorità del nuovo contratto, si evidenziarono tre priorità:
  • Il recupero (anche parziale) del potere d’acquisto, penalizzato da un modello contrattuale che da quindici anni sembrava dimenticarne l’incidenza, privilegiando solo livelli retributivi minimi di garanzia e la valenza di un sistema di retribuzione variabile (MBO) mai reso cogente.
  • L’aggiornamento del Livello Minimo Contrattuale di Garanzia (TMCG) che, ridotto da due scaglioni ad uno solo d’ingresso con lo scorso rinnovo, era fissato a 66K€, una cifra ampiamente superata da molti quadri, quindi non coerente con il tanto decantato ruolo del Dirigente
  • La cogenza del MBO, come sopra accennato. A dispetto del suo inserimento nel contratto, molte aziende continuano a non applicarlo. Si chiedeva quindi una clausola che ne prevedesse l’obbligo. Un manager senza obiettivi da misurare, che manager è?
Tale proposta, insieme ad altri punti “minori”, fu votata all’unanimità dal Consiglio ALDAI e presentata a FDM.

Vista la “durezza” della controparte (che aveva disdettato il contratto nel 2014), sarebbe stato auspicabile avviare subito gli incontri dell’Osservatorio Bilaterale, una commissione paritetica FDM-Confindustria che, come previsto dal Contratto, deve incontrarsi almeno 2 volte l’anno per discutere e confrontarsi sull’andamento dello stesso, sulle parti di difficile realizzazione etc. Negli ultimi 15 anni (in pratica da quando è stato istituito) questo Osservatorio non ha mai funzionato. Risultato: Osservatorio mai riunito; Capo Delegazione nominato alla fine del 2018 (il contratto è scaduto a dicembre); primi incontri con Confindustria per la discussione del Contratto a Febbraio 2019: due mesi dopo la scadenza del contratto, gli accordi Confindustria-FDM su 4.Manager e pochi mesi prima del “semestre bianco” del presidente Confindustria.

Ritardi ingiustificati

Con una controparte così “dura”, evitare il rinnovo del Capo Delegazione, lo scambio di informazioni, impressioni, attese, lavori comuni per lungo tempo e ridursi all’ultimo momento a chi ha dato maggiore forza? 
  • Dopo alcuni incontri, le posizioni emerse sono state chiarissime: Confindustria non aveva alcuna intenzione di riconoscere il primo punto perché non rientrante nel modello contrattuale.
  • In termini di TMCG, dopo varie vicissitudini e dopo l‘intervento diretto del presidente Cuzzilla, lo si è modificato arrivando a 75K€ nel 2023. Durata contrattuale di cinque anni, certo non una normalità nel panorama contrattuale. 
  • In riferimento all’MBO, Confindustria è stata fortemente negativa, perché pare che alcuni suoi associati preferiscano gestire diversamente questa parte retributiva (allora perché inserirlo?)
Dunque Confindustria sostanzialmente ha rifiutato qualunque apertura significativa ed ha accettato alla fine solo una parziale revisione del TMCG, malgrado le incongruenze evidenziate dal “suo” modello.
Una diversa gestione del processo che avesse previsto l’incontro delle delegazioni già qualche anno fa avrebbe portato risultati diversi? Non lo sapremo mai ma qualunque manager sa che la preparazione, la discussione, il confronto e la ricerca del mutuo vantaggio sono processi lunghi ma di elevato valore, i cui outcome sono decisamente migliori dell’improvvisazione. Allora perché? 

C’è di peggio: La rappresentanza tradita 

Il 18 Luglio, 1 giorno prima del Consiglio Nazionale che avrebbe dovuto votare pro o contro la proposta di contratto, il Consiglio ALDAI, in linea con quanto espresso in Commissione Sindacale ed emerso dal sondaggio, ha votato a maggioranza contro la firma. Il giorno dopo, in Consiglio Nazionale, diversi consiglieri espressi da ALDAI hanno votato a favore. Addirittura, qualcuno ha pubblicamente sollecitato un voto favorevole.
Questa la storia. Il Misfatto è stato fatto, con buona pace degli iscritti. Pecore al pascolo che vanno guidate, strigliate, a volte anche percosse perché incapaci, da sole, di fare ciò che va fatto. Taceranno. Qualche mugugno, ma tanto ormai ci sono altre cose da fare e tra poco non ricorderanno nulla. Sarà tutto passato e FDM e ALDAI potranno continuare a rappresentare chi vogliono, come vogliono, quando vogliono.

Va bene così?

Personalmente, non ci sto. Dobbiamo riconoscere queste criticità, rispondere alla semplice domanda “Perché è avvenuto tutto ciò?” è essenziale. Ne dipende il comportamento per le prossime negoziazioni. Questo è il tempo delle critiche. Questo è il tempo per ricostruire il rapporto con gli Iscritti. Non facciamo la fine dei partiti politici che per guardarsi l’ombelico perdono di vista il loro ruolo primario: Rappresentanza.

Una semplice proposta operativa 

Le priorità identificate attraverso il Sondaggio o dalla Commissione Sindacale non sono state pienamente raggiunte. Non abbiamo “rotto” rispetto al passato. Farlo richiede tempo, dedizione, informazioni, un percorso giusto fatto da persone giuste. Tra due anni si eleggerà il nuovo Presidente FDM che dovrà gestire il Nuovo Contratto. Se oggi incensiamo un risultato che avrebbe potuto essere migliore se fosse stato gestito diversamente, se non facciamo un briciolo di autocritica, si tornerà a gestire i futuri contratti allo stesso modo. Si aspetterà il nuovo presidente per decidere come avviare le contrattazioni e, ancora una volta, il Rinnovo sarà relegato ad una discussione “in limine vitae”. Dobbiamo oggi, al più presto, avviare finalmente per la prima volta quell’Osservatorio Bilaterale che non si è voluto far funzionare per quindici anni. Dobbiamo valutare cosa accade in altri contratti (benchmark). Dobbiamo misurare il gap con i quadri e la sua evoluzione temporale. Dobbiamo arrivare a superare l’attuale modello contrattuale che, come visto, non è pienamente soddisfacente. Non sono cose che si fanno in pochi mesi a contratto scaduto. Occorrono anni. Dobbiamo partire subito, come farebbe qualsiasi dirigente sul proprio lavoro. Dobbiamo pretenderlo!
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