È il momento del coraggio

Il 2° Rapporto Osservatorio 4.Manager: “Capitale manageriale e strumenti per lo sviluppo” presenta uno scenario in rapida evoluzione; un contesto di rinascimento globale che richiede un impegno straordinario nella collaborazione tra mondo della politica, dell’impresa e del management.

Stefano Cuzzilla 

Presidente Federmanager
Roma, 16 ottobre 2019 – Insieme ai ringraziamenti al Presidente Vincenzo Boccia, al Sottosegretario Riccardo Fraccaro e a coloro che hanno contribuito alla realizzazione e presentazione dell’indagine, desidero ricordare la bontà dell’intuizione che abbiamo avuto due anni fa nel creare un nuovo Osservatorio, condiviso tra imprese e manager, per analizzare gli scenari attuali e prossimi dal punto di vista di chi in azienda c'è tutti i giorni e intende lavorare per un Paese migliore, più competitivo, più internazionalizzato. 

L’Associazione 4.Manager, all’interno della quale opera l’Osservatorio Mercato del Lavoro e Competenze manageriali, ha abbracciato il progetto di rispondere al fabbisogno reale dei protagonisti del tessuto produttivo italiano, sviluppando politiche attive per il lavoro manageriale e, cosa non banale, operando per la diffusione di una nuova cultura di impresa. 

Federmanager e Confindustria, come parti istitutive di 4.Manager, si riconoscono nell’obiettivo comune di configurare una nuova cultura d’impresa basata sull’alleanza tra imprenditori e manager. Il contesto internazionale, il debito pubblico italiano, la guerra globale sui dazi e la frenata della crescita dell’UE, con i timori di recessione in Germania, sono tutti elementi che rafforzano la necessità di una forte sinergia. Questo impone di attivare strumenti e soluzioni che, partendo dalla forte carica di innovazione trainata dall’avvento delle nuove tecnologie, sostengano lo spirito imprenditoriale dei territori e rafforzino la dotazione di competenze di alta qualità del nostro management per far crescere gli indici di produttività e di competitività delle imprese. 
A partire dai dati del rapporto ci promettiamo di continuare ad offrire in modo proattivo le risposte che servono al Paese perché il momento è cruciale. Siamo in equilibrio tra la speranza della ripresa e l’incubo della recessione. Partiamo da alcuni segnali confortanti che devono essere interpretati con attenzione. Un dato su tutti: rispetto al 2017 cresce nel Paese la domanda di manager. Figure in grado di guidare il cambiamento, accompagnando le aziende in un progressivo percorso di crescita. Il 50% degli imprenditori intervistati dall’Osservatorio punta ad assumere manager nei prossimi tre anni (arriviamo al 76% nelle imprese con più di 50 dipendenti). Si apre quindi una grande sfida per tutti noi, che è racchiusa in due parole: fiducia e competenza. Fiducia da parte degli imprenditori che avranno bisogno di aprire le porte delle aziende a professionisti di primo livello; competenza, quella che i manager dovranno sempre più maturare per competere in un mercato globale. 

Oggi possiamo riconoscere che gli imprenditori sono ben consapevoli del passaggio storico che stiamo affrontando; ritengono infatti che le aziende prive di competenze manageriali avranno difficoltà ad affrontare il cambiamento e stenteranno ad essere competitive. I manager, dal canto loro, devono innanzitutto comprendere dove sta andando la richiesta di competenze, perché è più che mai avvertito il tema dell’obsolescenza. Dobbiamo infatti lavorare per ridurre il mismatch tra domanda e offerta di competenze manageriali, che è un tema che l’Osservatorio mette ben in luce in questo rapporto. 
Se gli imprenditori intervistati hanno dichiarato di incontrare difficoltà nel reperire figure manageriali utili alle proprie attività, vuol dire che sta emergendo una necessità non supportata adeguatamente. Il nostro compito è anche quello di offrire una risposta, aiutando il management a strutturare in modo nuovo il proprio ruolo, ad evolvere nelle competenze tecniche e tecnologiche richieste dai processi di innovazione. A queste occorre affiancare le cosiddette soft skills, quelle competenze trasversali che riguardano la capacità di motivare i team, l’orientamento all’innovazione e al cambiamento, la propensione ad adattarsi a scenari in continua evoluzione. È un modo nuovo di intendere il ruolo del manager, che diventa indispensabile esercitare se vogliamo far crescere l’impresa intercettando i segnali di fiducia che stanno emergendo. 

Il problema del mismatch, a ben vedere, deve interessare la politica attenta perché esso riguarda tutto il sistema: 6 posti di lavoro altamente qualificati su 10 mostrano una carenza di competenze; 4 lavoratori su 10 sono troppo o troppo poco qualificati per il lavoro che stanno svolgendo. E poi c’è l’allarme esplicito dell’OCSE: “Il sistema italiano di formazione permanente non è attrezzato alle sfide future. Solo 20,1% degli adulti ha partecipato a programmi di formazione professionale nell’ultimo anno, solo il 60% delle imprese con più di 10 dipendenti offre formazione continua, contro una media europea del 75,2%”. 

Se ci sono deficit strutturali in termini di competenze e conoscenza, ci mettiamo a disposizione dei decisori politici non certo per denunciarlo, bensì in termini di proposta. Sosteniamo ad esempio ogni misura che, come il credito d’imposta alla formazione 4.0, incentivi l’investimento in questo ambito da parte dei datori di lavoro. 
L’impresa deve essere incentivata ad aggiornare le competenze delle sue risorse, perché la formazione è ormai un fattore che determina o meno il successo di un business. Anche per questo, nell’ambito del nostro sistema di rappresentanza, promuoviamo strumenti per ridurre il disallineamento di competenze e per supportare i manager nello sviluppo di carriera. 
Esprimiamo soddisfazione per aver visto accolte le sollecitazioni su provvedimenti come il voucher per l’innovation manager e per la riconferma degli interventi su Impresa 4.0: stiamo andando nella direzione giusta che meriterebbe un incremento delle risorse messe a disposizione e un carattere il più possibile strutturale, per dare continuità, per consentire a un numero crescente di soggetti interessati di avervi accesso. Perciò chiediamo di avere più coraggio, perché serve una rivoluzione culturale nella mentalità politica, per dare senso a incentivi e agevolazioni che, per essere efficaci, devono essere il più possibili strutturali e certi. Altrimenti il privato non investe. Altrimenti la fiducia non si diffonde. Chiediamo anche di avere più attenzione. 

In un Paese che è stato definito “a crescita zero”, bisogna remare nella stessa direzione. È significativo quello che il Rapporto evidenzia circa i bandi pubblici: dopo una mappatura su larga scala, si scopre che in 5 anni ci sono stati 2.452 bandi che hanno riguardato temi come competitività, Pmi, occupazione e innovazione. Di questi, solo 232 hanno “potenzialmente” coinvolto figure manageriali, con 87 bandi contenenti un riferimento diretto o indiretto alle competenze manageriali. Il Paese non parla ancora il linguaggio della modernità e un imprenditore su tre non è a conoscenza dei bandi sulla managerialità. Sono numeri chiari che esprimono una difficoltà di sistema, un ostacolo alle tante energie che sentono di avere la forza e la passione per trainare l’Italia fuori dalle sabbie mobili. 
Il mio appello è quindi rivolto agli orizzonti della fiducia e della competenza.  Questo è il momento del coraggio, della collaborazione tra mondo della politica, dell’impresa e del management, di professionalità qualificate e sempre aggiornate. Perché tra l’incubo di un Paese in recessione e la fiducia nella ripresa, non v’è dubbio alcuno per chi parteggiamo.


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Clicca il video di seguito per l'intervista di Uno Mattina sull'Osservatorio 4.Manager
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