Liberi dalle mafie

Il presidente di Federmanager Stefano Cuzzilla è intervenuto, lo scorso 27 gennaio, al convegno di studi “Storia delle mafie. Evoluzione e potenza criminale del crimine organizzato nell’era post-Covid. Quali scenari futuri?”. La tre giorni di lavori, patrocinata dalla Camera dei Deputati, è stata organizzata dalla Pontificia Academia Mariana Internationalis, Liberare Maria dalla Mafie – Dipartimento di analisi, studi e monitoraggio dei fenomeni criminali e mafiosi, e dalla Pontificia università Antonianum. Con queste due prestigiose realtà accademiche Federmanager ha sottoscritto un’intesa che ha dato vita al corso di alta formazione in Amministrazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità e alle mafie, rivolto ai nostri iscritti e intitolato “Liberi dalle mafie”. Nell’articolo l’intervento del presidente Cuzzilla si è tenuto nel panel conclusivo che ha visto anche la partecipazione di Stefano Cecchin, presidente della Pontificia academia Mariana internationalis, e di Agustin Hernandez, rettore della Pontificia università Antonianum.

Stefano Cuzzilla 

Presidente Federmanager
Ho ancora una volta l’opportunità e l’onore di rivolgere a questo consesso, a nome dell’Organizzazione che rappresento, una parola di ringraziamento e una parola di impegno. Una parola di ringraziamento: essa si radica nella convinta collaborazione istituzionale con la Pontificia Academia Mariana Internationalis, con il suo Dipartimento di analisi, studio e monitoraggio dei fenomeni criminali e mafiosi, e con la Pontificia Università “Antonianum”. Il cammino fin qui compiuto mostra come oggi più che mai occorra “fare rete” non solo a livello di azione, ma di pensiero. Un pensiero ampio, multiforme, pluridimensionale, costruito insieme, non è un ostacolo all’azione. Spesso si agisce senza un pensiero, senza una visione di cosa siano il lavoro, l’impresa, l’economia, la società; si agisce con la sola preoccupazione della reazione, in un continuo ripetersi di stimoli e risposte non elaborate che garantiscano il successo nella lotta per la sopravvivenza; si agisce in vista di un’efficacia immediata, istantanea, misurata sulla soddisfazione totale degli investitori all’interno di una “civiltà del desiderio illimitato”.

Un simile agire ha contribuito a delineare chiaramente lo scenario che stiamo ormai vivendo dall’inizio della crisi pandemica: uno scenario di diseguaglianze, disconnessioni e criticità che non è possibile riproporre se davvero vogliamo una ripresa stabile, duratura ed equa, che sappia integrare – e non separare – lavoro, economia, finanza e società nel perseguimento di un benessere autenticamente integrale per le persone, le comunità, gli Stati ed il pianeta. Dobbiamo poi avere il coraggio di riconoscere che l’azione senza un pensiero, senza una visione, nell’ottica della pura reazione e della immediata soddisfazione totale degli investitori, ha pure rappresentato e rappresenta un tragico regalo alle mafie. L’economia, l’imprenditorialità, il lavoro e il modello sociale delle mafie, infatti, non fa spazio al pensiero. Il pensiero è il grande nemico delle mafie. Solo il pensiero permette di uscire dall’immediatezza, dall’efficacia e dalla performance quali strumenti unici di un profitto sempre più massimizzato perché esclusivamente riservato a pochi soggetti elitari.

Senza l’immediatezza, l’efficacia e la performance quali strumenti unici di un profitto massimizzato, esclusivo ed elitario, le mafie non solo perdono il terreno su cui operare, ma perdono la loro stessa ragion d’essere. Questa affermazione può sembrare ardita e temeraria, ma non lo è: è il pensiero, con la sua apertura al futuro, alla consapevolezza e alla responsabilità che rende inutile e non operativi la chiusura nell’istantaneo, la reattività e l’individualismo esasperato delle mafie.

La collaborazione con la Pontificia Academia Mariana Internationalis e i suoi Dipartimenti, così come la collaborazione con la Pontificia Università “Antonianum” si inscrive in questa “esigenza di pensiero” che appare come la vera “sfida democratica” cui sono chiamati il nostro Paese e la comunità delle Nazioni: la democrazia, infatti, è salvaguardata, promossa ed ampliata quando la sua struttura e la sua vita garantiscono a tutti di poter fare esperienza della giustizia, della libertà, dell’onestà e della solidarietà, che sono impossibili senza l’apertura al futuro, la consapevolezza e la responsabilità che solo il pensiero può suscitare ed educare.

Accanto a questa parola di ringraziamento, desidero aggiungere, ribadire e confermare una parola di impegno. Inaugurando i lavori dell’Assemblea nazionale di Federmanager lo scorso 12 novembre 2021, ho pubblicamente affermato: «Abbiamo la percezione che, pur nelle turbolenze della pandemia, esistano ora le condizioni per agire in discontinuità con il passato e di migliorarci come società, in modo rapido e innovativo. È l’impegno a collaborare con tutte le forze del Paese per realizzare un sistema economicamente più competitivo, socialmente più equo ed ambientalmente più sostenibile. Chi non collabora corre il pericolo di credersi migliore degli altri, indicava Adorno. Con la conseguenza, poi, di fare della propria critica della società, un’ideologia al servizio del proprio interesse privato. Noi manager non ci crediamo migliori degli altri né intendiamo barattare l’interesse generale con uno particolare. Piuttosto, noi siamo consapevoli di chi siamo e delle nostre capacità».

Impegno vuol dire mettersi in gioco, assumersi pienamente le responsabilità di pensare ed agire, ritrovare la forza della coesione e della collaborazione con gli altri, essere presenti lì dove le difficoltà e le tensioni creano allontanamenti, separazioni e sfiducia generalizzata, aprire con innovazione, creatività e fantasia scenari diversi sul fronte lavorativo, imprenditoriale, economico e sociale.

È, in una espressione, il Patto della dirigenza per l’Italia, che abbiamo idealmente sottoscritto in quella giornata. All’interno di questo Patto, insieme alla Pontificia Academia Mariana Internationalis e alla Pontificia Università “Antonianum”, abbiamo dato vita al primo corso di alta formazione per i manager sulla gestione dei beni sequestrati e confiscati alle mafie e alle organizzazioni criminali, nel cui contesto è stato reso disponibile l’impressionante Compendio del Dipartimento di analisi, studi e monitoraggio dei fenomeni criminali e mafiosi: 23 volumi e 17 dvd allegati, che spaziano dalla storia delle mafie al terrorismo nazionale e internazionale, liberamente scaricabili ed utilizzabili sia nelle attività formative ed educative delle istituzioni accademiche civili, religiose, militari, sia in qualunque altro campo di istruzione e conoscenza.

Anche questo percorso è espressione dell’impegno con cui Federmanager vuole partecipare alla costruzione di scenari liberati dalle oppressioni mafiose. In primo luogo, è necessario che il legislatore prenda coscienza che servono capacità manageriali come in qualsiasi altra attività economica per salvare il buono di questi beni. Non va abbandonata la possibilità che essi continuino a creare occupazione, reddito per le famiglie, indotto sul territorio. Il fallimento di un’impresa sequestrata è un fallimento per tutti, soprattutto per lo Stato. Noi dobbiamo evitarlo, dimostrando che una gestione “pulita” dell’attività economica produce una ricchezza reale. Per riuscirci, servono manager perché la complessità di questa materia è enorme: serve una competenza legale, amministrativa, finanziaria, commerciale, oltre a una buona tempra morale. Serve un pensiero che motivi l’azione.

In secondo luogo, c’è un tema di restituzione: l’impresa è anche un attore sociale, oltre che economico. Ciò che prima era gestito col metodo mafioso, ora deve avere un significato nuovo. Deve essere riconosciuto nella sua dimensione integrale, come elemento di sviluppo all’interno del sistema.

Deve dimostrare a tutti i soggetti esterni, a partire dalle comunità locali, il valore dell’impresa e del pensiero che la guida. Le mafie non possono essere dei “modelli di impresa” e il valore dell’impresa non può essere desunto dai loro obiettivi, dalle loro tecniche e dai loro mezzi. Il valore dell’impresa sta nel consolidare il welfare, con una creatività e flessibilità che si misurano sull’inclusione di sempre nuovi e più numerosi soggetti economici e non sulla massimizzazione del profitto e degli interessi particolari.

Mi sia permesso terminare queste parole di ringraziamento e di impegno riaffermando che siamo fieri di partecipare, come uomini e donne d’impresa, alla costruzione di un dialogo fondativo del patto sociale che ci lega tutti, base imprescindibile di ogni autentico sviluppo e benessere integrali.

Cliccare “Storia delle mafie. Evoluzione e potenza criminale del crimine organizzato nell’era post-Covid. Quali scenari futuri?” per scaricare il programma del congresso del 25-26-27 gennaio 2022.
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