Strategia e visione Federmanager per accelerare il cambiamento

L’esperienza insegna che le persone riescono in cose straordinarie, quando condividono una visione. Sintesi dei 10 punti del programma triennale 2018 – 2021 approvato dal Congresso Federmanager il 9 Novembre 2018 a Roma.

Stefano Cuzzilla 

Presidente Federmanager

Eros Andronaco 

VicePresidente Federmanager
Immaginando i prossimi tre anni, ci siamo chiesti cosa servisse per rendere Federmanager ancora più forte, più coesa, più influente. Il programma che abbiamo presentato punta a consolidare i risultati, dare continuità alle attività in corso e innovare ciò che merita di essere rivisto. È forte la nostra motivazione a fare cose grandi per la categoria e per il Paese. Siamo riusciti a rendere Federmanager un soggetto protagonista nei confronti del mondo dell’impresa, della società, della politica. Abbiamo l’ambizione di fare ancora di più, perciò, ai colleghi diciamo: “Fatevi avanti e partecipate. Questo sistema cammina sulle vostre idee e sulla vostra capacità di fare”.
Avanti tutta, Federmanager !

1. Nell’era della nuova rappresentanza

Stare insieme è un’esigenza più forte che in passato. Sentirsi parte di una collettività che si riconosce in valori e azioni comuni è un bisogno avvertito. Veder tutelati i propri interessi è un’aspettativa urgente.
Federmanager negli ultimi anni ha riaffermato la propria identità e il proprio ruolo nei confronti degli interlocutori istituzionali affermandosi come soggetto capace di incidere nel dibattito pubblico. Siamo entrati in una nuova era, nella quale tutto è in divenire: precorrere il cambiamento sarà la chiave per mantenere saldo il patto con i rappresentati.
Il primo obiettivo di programma si chiama sviluppo associativo.
I dati sull’andamento occupazionale della dirigenza segnano un trend negativo dal 2008, che monitoriamo periodicamente con due indagini annuali: una che elabora i dati statistici Inps e una seconda basata sulle risoluzioni contrattuali gestite dalle nostre sedi sul territorio, che corrispondono a circa 7.000 chiusure di rapporto di lavoro che interessano la dirigenza ogni anno. Il fenomeno di riduzione di manager è generato da due cause: una rigidità all’ingresso che colpisce le generazioni più giovani, abbiamo calcolato che dall’inizio della crisi abbiamo perso circa un dirigente under 50 su due, e dall’allontanamento dell’età pensionabile alla quale non corrisponde una uguale permanenza dei manager senior, sempre più allontanati dall’azienda attraverso scivoli alla pensione e altre misure. Occorre anche considerare che la Quarta Rivoluzione Industriale sta imponendo una trasformazione dei modelli organizzativi d’impresa con processi di change management che stanno aumentando il turnover. In questo contesto è positivo il fatto che durante l’ultimo anno Federmanager sia riuscita a tenere saldo il numero di associati, ponendo un argine alla flessione generale. Esistono almeno tre ambiti in cui va realizzato lo sviluppo: la nostra capacità di influenzare le politiche aziendali continuando la collaborazione avviata con Confindustria e Confapi, affinché cresca la presenza di manager in azienda; l’evoluzione della categoria nei diversi livelli apicali, dirigenti, quadri e professional; la nostra capacità di attrarre e sviluppare relazioni di valore. Per costruire una rappresentanza forte dobbiamo essere radicati sui territori, vicini ai manager e presenti in azienda in modo nuovo.

2. All’unisono sui territori

Il tessuto produttivo italiano è composto da imprese che sono fortemente radicate in aree circoscritte del Paese, dove si realizza un’osmosi tra società e imprenditoria. Le 57 sedi Federmanager sono un presidio per il singolo e un motore di sviluppo per un’economia rigenerativa. In tre anni la nostra Federazione si doterà di pochi, grandi hub territoriali su cui fare massa critica. Il coordinamento con il nazionale assicurerà la messa a sistema delle iniziative locali, favorendo i processi di aggregazione funzionale nell’offerta dei servizi e nello sviluppo di attività condivise. I prossimi tre anni devono servire a cambiare regolamenti e statuti affinché la nostra Federazione possa esprimere uniformità, con regole agili, certe almeno quanto semplificate. L’obiettivo è quello di garantire massima efficacia all’azione delle associazioni Federmanager costruendo un’organizzazione capace di massimizzare la soddisfazione dei soci, incoraggiare la crescita delle iscrizioni e garantire la sostenibilità del sistema nel lungo termine.

3. Presenti nelle imprese

Le grandi aziende e i gruppi multinazionali sono esposti a fenomeni esogeni legati all’innovazione digitale, ai nuovi modelli organizzativi e di business innovation che richiedono al manager di rimettersi in discussione. Per rafforzare il nostro intervento in queste imprese di grandi dimensioni occorre ripensare il ruolo delle Rappresentanze Sindacali Aziendali (RSA). Conosciamo le criticità di un presidio che non solo non copre adeguatamente tutte le realtà, ma anche nelle imprese in cui vantiamo una lunga tradizione di rappresentanza, si verifica una differenza significativa tra manager iscritti e iscrivibili a Federmanager. È fondamentale costruire un ponte tra il manager e la Federazione, veicolando le informazioni e rendendo note le iniziative condotte a favore dei colleghi. La diffusione delle politiche federali in azienda va interpretata come leva di proselitismo che merita di trovare nuove forme di rappresentanza, in cui le associazioni territoriali siano protagoniste.
Nel prossimo triennio dobbiamo impegnarci  per una maggiore presenza di manager nelle PMI e nelle imprese in generale. Per conquistare le PMI, saranno utili “hub” di servizi integrati che creeremo nei territori. Esiste un terzo ambito di rappresentanza tutto da sviluppare, il cosiddetto Terzo Settore, di recente riformato dal legislatore. Consideriamo anche il bacino delle imprese confiscate alla criminalità organizzata che possono costituire un’opportunità per i nostri colleghi qualificati in cui esprimere i valori della trasparenza, efficienza, responsabilità sociale. Una specifica linea programmatica riguarda il temporary management: un modello di intervento manageriale, a tempo e vincolato a obiettivi mirati, sempre più richiesto dalle imprese per entrare in mercati esteri, governare un periodo di transizione, gestire la cessione o l’acquisizione di una business unit, lanciare un nuovo prodotto. Una sfida tra le più interessanti, che consentirà di crescere nei numeri, di entrare nelle PMI e di contribuire all’incontro tra domanda e offerta di competenze manageriali.
Stefano Cuzzilla - Presidente Federmanager

Stefano Cuzzilla - Presidente Federmanager

4. Dentro e fuori il contratto

Il contratto nazionale di categoria costituisce la cornice di diritti e responsabilità che tiene unito il management italiano. Nel contratto troviamo una definizione qualificante del manager quale soggetto caratterizzato da elevato grado di professionalità, autonomia, capacità decisionale che esercita al fine di promuovere, coordinare e gestire la realizzazione degli obiettivi d’impresa. È qui che, oltre a definire i capitoli del rapporto di lavoro, abbiamo introdotto strumenti di welfare, di politiche attive del lavoro e di tutela. Federmanager ha avviato una profonda riflessione sul rinnovo contrattuale del CCNL per i dirigenti di aziende Confindustria, previsto per fine 2018. L’obiettivo è chiudere  la  trattativa con la più ampia soddisfazione. Il nuovo contratto deve puntare lo sguardo oltre l’orizzonte dei prossimi tre anni, capace di immaginare soluzioni che interessano la trasformazione del ruolo manageriale. Il contratto che firmeremo con Confindustria dovrà risolvere le criticità emerse e porre le basi per uno sviluppo delle relazioni sindacali più vantaggioso per i manager e per gli imprenditori del futuro. Non è impossibile tracciare dei punti di convergenza. Anzi, è doveroso ammettere che, complice la crisi, sta aumentando la consapevolezza che la competitività dell’impresa dipende dalla gestione manageriale. Federmanager è riuscita a cambiare registro nelle relazioni industriali e il dialogo con Confindustria è aperto e continuativo. L’esperienza di rinnovo del contratto con Confapi e con altre rappresentanze datoriali con cui abbiamo siglato accordi positivi nello scorso triennio indica la strada per una contrattazione fatta di conferme e di innovazioni. Dobbiamo dimostrare come il CCNL costituisca il riferimento per le politiche aziendali e lo stimolo per le tutele sostitutive. Ciò che scriveremo nero su bianco nel testo di rinnovo rappresenta infatti un punto di partenza necessario per iniziative extra-contrattuali e di secondo livello che siano migliorative rispetto alle norme generali. Quanto più forte sarà il quadro collettivo, tanto più agevole sarà costruire un modello di relazioni industriali che porti ad attuare l’accordo nazionale.

5. Un Welfare pronto al futuro

Il welfare contrattuale è da sempre il nostro fiore all’occhiello. Sanità integrativa e previdenza complementare sono i pilastri su cui si è costruito il welfare manageriale, che si estende: al sistema di formazione finanziata, agli strumenti di sostegno alle fasi di inoccupazione e una gamma aggiuntiva di tutele di tipo assicurativo. I nostri Enti e Società, sia quelli nati a seguito di accordi bilaterali sia quelli Federmanager, sono strutture moderne che stanno affrontando una fase di transizione rispetto al mutare degli scenari di riferimento. Il tema non è banale, dato che assistiamo a una progressiva ritirata del welfare pubblico, mentre l’aumento dell’aspettativa di vita e il tasso di sostituzione tra persone in attività e popolazione in pensione rischiano di far saltare il patto tra le generazioni.
La salute è un tema che tocca trasversalmente la società, l’economia, la produzione, l’ambiente, l’organizzazione delle città e del lavoro. Siamo già in forte debito verso le generazioni a venire. Da qui, l’impegno Federmanager per un modello di sanità integrativa responsabile nei confronti del Sistema Paese. Definiremo le linee di intervento pubblico-privato in un Libro Bianco che toccherà tutte le sfide: non autosufficienza, prevenzione, cronicità, disabilità, cura degli anziani, sostegno alla natalità.
La crisi economica  ha reso necessario mettere un argine alla fuoriuscita di colleghi dall’impresa e hanno funzionato i tavoli negoziali nei confronti dei licenziamenti collettivi, garantendo maggiore flessibilità in uscita e maggiori tutele. Daremo corso alle iniziative di politiche attive per le quali abbiamo lungamente lavorato. Grazie alla bilateralità abbiamo aperto una stagione nuova che interpreta le politiche attive sotto la lente della prevenzione. L’obiettivo condiviso è quello di evitare alla radice l’interruzione del rapporto di lavoro, costruendo nuove alleanze tra manager e imprese, sostenendo l’auto-imprenditorialità, agevolando l’incontro tra domanda e offerta di competenze manageriali.
La nostra formazione, la nostra sanità, la nostra previdenza e le politiche attive del lavoro stanno sul mercato al pari di altri operatori privati. Il vincolo no profit che manteniamo con orgoglio non ci esclude dalle dinamiche economico-finanziarie nelle quali dobbiamo muoverci con la diligenza del buon padre di famiglia, massimizzando il ritorno degli investimenti per essere competitivi nell’interesse della categoria.

6. Competenze al centro

A distanza di oltre un anno dall’avvio del Piano Industria 4.0, la questione delle competenze nel Paese resta cruciale. L’avvento del digitale richiede profili qualificati e dobbiamo sostenere la preparazione di figure manageriali coerenti con l’evoluzione di mercato per scongiurare il rischio di obsolescenza e la perdita di competitività. Per riuscirci dobbiamo erigere ponti con il mondo del sapere (università, centri di ricerca, hub dell’innovazione) e con il mondo dell’impresa perché l’innovazione richiede una condivisione sistemica della conoscenza. Dedicheremo energia e risorse nei prossimi anni per fare di Federmanager un’accademia di formazione alla leadership. Nuovi modelli di management, nuove competenze, orientamento all’innovazione, ricerca e sviluppo di nuovi assetti per essere competitivi.  
Crediamo nella certificazione delle competenze manageriali per assegnare un bollino di qualità. Nell’ambito del progetto “Industry 4.0 All Inclusive” abbiamo certificato 300 colleghi in quattro profili professionali e continueremo su questa strada, finanziando percorsi che aiutino a rafforzare il proprio bagaglio professionale, completandolo con le skills tecniche e trasversali richieste dal mercato. Oggi la sfida non è soltanto far emergere l’eticità della condotta dei colleghi, il senso di responsabilità, la trasparenza, l’efficienza, la partecipazione, la solidarietà. Oggi la sfida è far emergere il valore della competenza come fattore di innovazione del Paese. Faremo di tutto per rendere evidente il nesso che esiste tra un Paese competitivo e la qualità del suo management.

7. Liberare le energie del sistema

La nostra Federazione evolverà se sapremo aprirci al contributo delle nostre persone, liberando spazi nuovi alla partecipazione, coinvolgendo i colleghi che mostrano interesse verso la vita associativa. Giovani talenti, la componente femminile del management, il gruppo dei dirigenti in pensione rappresentano fattori di competitività che possiamo vantare come organismo di rappresentanza.
Per quanto riguarda il Gruppo Giovani di Federmanager, dobbiamo considerare le dinamiche di turnover del management in servizio, tra cambi di azienda e cambi di Paese di residenza, che non facilitano la pianificazione delle attività e inficiano la creazione di un gruppo stabile di persone di talento. Il vero tema è come attrarre e trattenere la componente dinamica dei colleghi in servizio, affidandole il compito di tenere la nostra Federazione ben ancorata al mondo del lavoro manageriale. Dobbiamo creare una nuova classe manageriale di Federmanager che possa garantirci il ricambio generazionale.
Questa considerazione vale anche per il Gruppo Minerva. La componente femminile presente in Federmanager può crescere perché ci sono molte donne ai vertici d’azienda non ancora iscritte, inoltre aumenteranno le donne in posizioni di responsabilità ed è alta la propensione femminile all’associazionismo.
I dirigenti in pensione hanno, al pari degli altri, proprie specificità e interessi da difendere. Questo non esclude che rappresentino una risorsa all’interno del sistema su fronti diversi. Ci proponiamo di rendere visibile all’opinione pubblica il valore del “give back” manageriale, costruendo un’immagine del management fedele con i principi di solidarietà che sappiamo appartenerci e che non facciamo abbastanza vedere. Nel prossimo triennio dovremo sfruttare appieno due prerogative dei colleghi in pensione: la qualità e l’esperienza. Affidare loro lo sviluppo di specifiche attività significa garantirne l’attuazione in attività di mentoring e accompagnamento dei colleghi più giovani. Ai senior non potremo far mancare il supporto, in una stagione in cui la dirigenza è sotto attacco, esposta alle ben note demagogie e ai tentativi di scippo sulle pensioni. In sintesi daremo voce ai colleghi, ampliando la partecipazione per crescere insieme.

8. Efficaci nella comunicazione

La comunicazione è ormai parte integrante del processo di sviluppo di qualsiasi impresa, organizzazione o istituzione. Andremo pertanto in continuità con le attività sostenute fino a oggi per diffondere il “brand” Federmanager, i nostri messaggi e la nostra visione. Resta un obiettivo programmatico aumentare la visibilità di Federmanager su tutti i media per costruire un’immagine coerente e positiva della nostra identità. Non si tratta soltanto di accrescere l’esposizione del nostro brand, si tratta di adottare una linea strategica che ci consenta di posizionarci in modo autorevole nel dibattito pubblico, facendo conoscere le nostre posizioni quale soggetto qualificato e competente. Dobbiamo aumentare la nostra presenza sul web perché è qui che ormai si forma l’opinione e si raccoglie il consenso. La disintermediazione tipica di questi strumenti è insieme un rischio e un’opportunità: pertanto dovremo presidiare i nuovi mezzi digitali con una narrazione bilanciata, consapevole ed espressa con un linguaggio consono che non tradisca la nostra identità. La fruizione dell’informazione web si è ormai spostata sui dispositivi mobili che impongono tempestività nel fornire la risposta, semplicità nell’esposizione dei contenuti, interazione costante con l’audience. Nel prossimo triennio investiremo nella comunicazione digitale creando una community online che partecipa, condivide, rilancia i nostri contenuti.

9. Influenti sulle politiche

Federmanager ha promosso un’intensa attività di accreditamento istituzionale e nei prossimi tre anni intensificheremo l’attività con la consulenza di esperti per definire soluzioni sulle materie d’interesse e candideremo i nostri colleghi ad assumere posizioni di responsabilità nelle aziende e nelle istituzioni che contano. L’obiettivo è farci trovare pronti alle prossime sfide, precorrendo i bisogni della categoria e del Paese. 
L’industria deve tornare ai primi posti dell’agenda di governo. L’Italia, settima manifattura al mondo merita politiche di investimento mirate al settore industriale. A questo sono agganciare le speranze di ripresa economica del Paese ed è essenziale che nei prossimi anni sia dato seguito al piano di investimenti pubblici per trasporti, reti, infrastrutture, innovazione tecnologica e lavoro professionalizzante. Spenderemo energie per i provvedimenti sostenibili che facciano ripartire le produzioni anziché misure a deficit e daremo battaglia per garantire equità e sviluppo. Continueremo a premere per un sistema di misure che riorganizzi il prelievo fiscale alleggerendo il peso della tassazione su imprese e lavoro, migliorandone la distribuzione tra i cittadini e consideriamo strategico utilizzare il sistema di incentivazione per sostenere le imprese che scelgono di dotarsi di manager.
Riproporremo una squadra di colleghi motivati, riuniti per aree di competenza, per affidare loro la missione di indicare le priorità di intervento sui singoli temi a nome di tutta la Federazione. Partiamo da questa idea innovativa che ha visto nascere 6 Commissioni di Settore, per ottimizzare il processo e offrire soluzioni per una maggiore operatività. 
Per estendere l’influenza sui temi di politica generale abbiamo bisogno di reinterpretare il ruolo della CIDA come unica voce del management italiano. Nei prossimi anni avremo bisogno di avviare un percorso che rafforzi il legame tra la nostra Federazione e le altre rappresentanze della dirigenza avviando una riflessione interna al Consiglio nazionale per una strategia condivisa.
Ci impegniamo e ci impegneremo in difesa delle pensioni, sapendo che qualsiasi sacrificio imposto oggi non metterà al sicuro le generazioni più giovani. Lavoreremo con le altre rappresentanze della dirigenza per rafforzare la linea di difesa e proporre una strategia di attacco. Tra le cose da fare subito, la separazione tra previdenza e assistenza e una normativa di favore per la previdenza complementare, che faccia finalmente decollare un sistema per il futuro di chi oggi è in servizio. Anche la sanità integrativa è un tema che continuerà a richiedere una pressione istituzionale e ci impegneremo per alzare o eliminare i paletti che limitano l’accessibilità della dirigenza alle forme di retribuzione variabile e al welfare aziendale. Crediamo che lo sviluppo di forme di welfare contrattuale e aziendale possano avvantaggiare i lavoratori e generare benessere nel Paese.

10. Europei per scelta

Tutto il mondo dell’impresa, della produzione, del lavoro parte da un orizzonte europeo, per spingersi oltre. Dal quadro europeo che uscirà dalle urne in primavera dipenderanno politiche comunitarie destinate ad avere un impatto sempre più incisivo sulle politiche nazionali. Come rappresentanza del management dobbiamo pertanto porci l’obiettivo di elaborare un piano di interventi europei in campo monetario, economico e finanziario che sostenga provvedimenti che favoriscano la crescita, semplifichino le normative, armonizzino le regole d’impresa, fiscali e commerciali. Nel prossimo triennio intensificheremo la nostra presenza a Bruxelles, partecipando alle sessioni di lavoro delle Istituzioni comunitarie con audizioni, proposte e monitoraggio legislativo. Avvieremo un percorso di accreditamento presso i rappresentanti italiani in Parlamento, Consiglio europeo e Commissione europea, per favorire l’adozione di provvedimenti in linea con gli interessi della categoria e ci avvarremo dell’azione CIDA e CEC, lavorando insieme alle rappresentanze europee di Confindustria e Confapi. Chiediamo più Europa, ma non un’Europa qualsiasi, ci aspettiamo passi avanti per difendere il valore del mercato unico, la libertà di circolazione e di scambio, i diritti fondamentali. Il sogno europeo a cui non rinunciamo va costruito con il contributo del management per favorire lo sviluppo.
Avanti tutta !
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