Considerazioni e proposte riguardanti le modalità di qualificazione delle imprese agli effetti della strutturazione di un sistema premiale collegato ad un approccio virtuoso nei confronti delle problematiche di sicurezza ed igiene del lavoro

Questo è il terzo articolo del breve ciclo di articoli sul tema Sicurezza ed igiene sul lavoro curato da Massimo Melega, che riprende i testi proposti in alcuni incontri avuti nel ruolo di vicepresidente nazionale CIDA (Confederazione Italiana Dirigenti ed Alte professionalità). Si tratta di note presentate agli Organi di Governo nel corso di interlocuzioni sul tema con Ministri e Commissioni parlamentari, che toccano alcuni aspetti “caldi”, propedeutici all’elaborazione di disegni di legge e provvedimenti governativi sull’argomento. In questo articolo riprendiamo una nota prodotta per l’incontro sul tema con la Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, a Roma, il 24 febbraio 2020, in merito alle modalità di qualificazione delle imprese agli effetti della strutturazione di un sistema premiale collegato ad un approccio virtuoso nei confronti delle problematiche di sicurezza ed igiene del lavoro, alla presenza della Ministra Catalfo. Buona lettura.

PREMESSA

In Italia ancora oggi, la sicurezza e la tutela della salute vengono percepite da alcuni come un insieme di norme e procedure che non producono valore alcuno e anzi, intralciano le normali attività produttive.

E’ ormai evidente però come l’approccio “punitivo”, nei confronti di quelle Aziende che mostrano scarsa sensibilità nei confronti delle problematiche di Sicurezza ed Igiene sul Lavoro, non basti più.
Il problema della tutela della salute dei lavoratori e della sicurezza nei luoghi di lavoro deve essere risolto promuovendo efficacemente la cultura della prevenzione.

Parimenti, si fa sempre più urgente porre rimedio alla ben nota “emorragia” di tecnici qualificati e di cultura della sicurezza.
Questi due aspetti (scarsa interiorizzazione dei concetti di rischio e responsabilità da un lato, ed insufficiente preparazione tecnica) sono di fatto inscindibili. Anche per questo è oggi così difficile “fare impresa” in Italia.
Massimo Melega, Presidente Federmanager Bologna - Ferrara - Ravenna

Massimo Melega, Presidente Federmanager Bologna - Ferrara - Ravenna

Per rilanciare la prevenzione e la cultura della prevenzione, occorre Comprendere bene le previsioni delle norme di legge cogenti, ma anche saper cogliere gli strumenti più efficaci per la loro applicazione.
Si è più volte ricordato come l’informazione, la formazione, l’addestramento ed – in ultima analisi - i comportamenti dei singoli e delle Aziende, giochino un ruolo chiave nella Sicurezza ed Igiene del Lavoro.
Ed è proprio la logica che ispira la gestione corretta dei rapporti tra persone in organigramma e tra Aziende ed azione di Governo a richiedere – come leva per favorire le buone pratiche – l’instaurazione di meccanismi di premialità mediante il rafforzamento di sistemi incentivanti per coloro che applichino soluzioni organizzative secondo norme di buona tecnica.

Che queste modalità producano effetti benefici è ben noto tra i gestori delle risorse umane, che fanno della gratificazione (certamente non solo economica) un uso corrente nella loro attività.
Ma lo vediamo anche nelle Aziende: si veda infatti l’esempio virtuoso dell’OT23 Inail per accedere a benefici in termine di sconto sui premi in pagamento all’Ente.
Proprio ispirandoci a quest’ultimo possiamo ricercare altre forme premiali che possano spingere Aziende ed Individui ad intraprendere e mantenere con costanza comportamenti virtuosi.

COSA INCENTIVARE

A parte l’elenco di attività che potrebbero essere oggetto di ulteriori premialità in relazione al già noto “sconto” sul premio Inail previsto dal sopra citato OT23, riteniamo che vadano enfatizzate alcune pratiche che abbiamo già citato in precedenti interventi:

a) L’erogazione di Informazione e Formazione ad opera di Personale qualificato interno all’Azienda, con una scala di riconoscimenti che premi tanto più l’Azienda quanto più alto è il livello gerarchico di chi la eroga. È semplicemente ovvio che chi propugna verso i suoi sottoposti determinati concetti difficilmente potrà ordinar loro di contravvenirvi.

b) L’uso sistematico e la diffusione all’interno dell’Azienda degli indici di gravità e frequenza degli infortuni, incrociandoli con i dati dei sistemi informativi INPS ed INAIL, oltre alla tenuta e pubblicità del registro dei “quasi incidenti”, in modo da avere un quadro sempre aggiornato e veritiero sulla “temperatura” della Sicurezza in Azienda.

c) La comprovata condivisione delle risultanze del Documento di Valutazione dei Rischi a tutti i livelli delle risorse umane aziendali. Occorre anche per questo temperare la modalità percepita come incursivo/punitiva – al limite del terrore – messa in opera dagli organismi di controllo (anche se involontariamente, visto che applicano quanto previsto dalle leggi).
Condividere l’analisi e la valutazione dei rischi presente nel DVR significa dare la possibilità di fare emergere altre situazioni passate inosservate (e quindi poterle prevenire), aumentare la probabilità di mettere in atto contromisure veramente efficaci e, soprattutto, instaurare una generale consapevolezza e senso di responsabilità a tutti i livelli all’interno delle Aziende. Bisogna uscire da quella situazione che induce il Datore di Lavoro a tenere il Documento di Valutazione dei Rischi ben chiuso in un cassetto od in cassaforte per timore di autodenunciarsi.

d) Premiare l’acquisto di norme tecniche e di pubblicazioni utili a sviscerare le problematiche aziendali specifiche.

e) Incentivare la frequenza di aggiornamento del DVR: più esso rispecchierà fedelmente la realtà aziendale, maggiore sarà la Sicurezza e l’Igiene sul lavoro.

f) Incoraggiare stages ed apprendistato dei giovani, specie se in corso di formazione / addestramento su mansioni tecniche.

g) Incoraggiare l’adozione di Sistemi di Gestione Integrata Qualità – Sicurezza - Ambiente: la polivalenza di manuali / procedure / istruzioni lavoro consente di guardare il proprio lavoro sotto tutti gli aspetti. Da qui la proposta di premiare ulteriormente questa pratica, oltre a quanto già previsto nell’OT23 Inail.

COME INCENTIVARE

La “patente a punti” della quale abbiamo sentito proporre l’istituzione in precedenti occasioni, potrebbe allora servire – a fronte delle buone pratiche sopra elencate – per:

1. “Abbreviare” la durata della formazione quando tenuta da Personale interno qualificato, in quanto più efficace;
2. Consentire sgravi fiscali per nuove assunzioni;
3. Modulare la frequenza dei controlli;
4. Assegnare dei “voucher” di consulenza gratuita da parte degli Organi di controllo.