Green Deal, ESG e Morale
Sin dall’inizio del Movimento dei “Fridays for Future” guidato da Greta Thunberg mi sono sorpreso della grande copertura mediatica – mondiale – che veniva concessa al fenomeno
di Massimo Melega
Presidente Federmanager Bologna – Ferrara – Ravenna
Sin dall’inizio del Movimento dei “Fridays for Future” guidato da Greta Thunberg mi sono sorpreso della grande copertura mediatica – mondiale – che veniva concessa al fenomeno. E non parlo solo dei mezzi di comunicazione, ma soprattutto dei consessi nei quali operano i Grandi potentati economici, così come degli organi di Governo di tantissimi Paesi.
Per una generazione come la mia – quella delle domeniche a cavallo, delle fonti fossili che “finiranno tra 10 anni”, della necessità spasmodica di risparmiare energia e di non inquinare inculcata dalle superiori in poi, è davvero curioso vedere sulle pagine dei giornali (tutti) questo improvviso interesse per un Movimento promosso diversi anni fa - in un contesto inizialmente molto limitato - da una giovane alunna della Scuola dell’obbligo - e quindi presumibilmente insignificante agli occhi dei potenti.
A cosa si deve questa improvvisa accelerazione: si tratta forse di un imprevisto ritorno della Coscienza in primo piano, di una sincera presa d’atto dell’obbligo morale di salvaguardare il pianeta, unica fonte di sostentamento per l’Umanità? Anche, certo. Ma non solo.
Nel maggio 2023 qualcosa come la quantità d’acqua contenuta in 11 dighe di Ridracoli si è riversata su una porzione della nostra Regione, e queste 11 dighe sono anche “cadute” sul bilancio delle Assicurazioni. Che hanno le spalle robuste. Un Funzionario di una importante Società del settore affermava qualche settimana fa che l’Ente Assicurativo per il quale lavora assicura tutto il Paese per un valore pari al PIL. Ed il nostro è un paese fragile, sotto-assicurato. Solo quest'anno parliamo di oltre 10 MLD di danni.
La Germania in 10 anni ha avuto 88 MLD di danni da fenomeni estremi, 30 coperti da assicurazione. Noi su 55 ne abbiamo coperti 5.
Le grandi Compagnie, da tempo, collaborano con gli Enti dedicati alla ricerca sul rischio, visto come insieme interferente di pericolo, vulnerabilità ed esposizione probabile. Le previsioni sugli scenari futuri dicono che pioverà sempre meno, vi sarà grande caldo ed aridificazione del territorio, oltre alla concentrazione delle precipitazioni in brevi intervalli di tempo: in maggio 2023, è caduta la metà dell'acqua che cade in un anno. Ed ancora: da noi siamo alle lotte legali per l'acqua, altrove da tempo fanno la guerra. Però oggi abbiamo i modelli elaborati da supercalcolatori come il nostro Leonardo, che in passato non avevamo, e possiamo investire in sistemi di early warning.
Del resto, se in Emilia Romagna abbiamo avuto un numero di morti relativamente basso rispetto al disastro occorso nel maggio scorso, è grazie all'allerta rossa che ha consentito ai Sindaci di poter evacuare le persone.
Possiamo quindi modificare le nostre tattiche di sopravvivenza, cercando di delineare un contesto nel quale convivere con gli eventi estremi, nel contempo riducendo l’impatto sull’ambiente delle attività umane. E le imprese vogliono fare la transizione ambientale, sia perché lo vuole il mercato, sia perché conviene.
Va detto che siamo tutti giocoforza europeisti, non fosse altro che per convenienza: l'Europa vale il 12% del PIL globale, noi zero virgola.
Ed i Paesi del G20 vogliono intervenire su:
E) Environment: ridurre le emissioni entro il 2030 e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050;
S) Social: si impongono leggi sul rispetto dei diritti umani da parte delle imprese e maggiore equità intergenerazionale;
G) riprogettazione della Governance.
MA il G20 è fatto da 20 Paesi su 195 Stati sovrani! Altrove, questi concetti sono declinati diversamente rispetto a quanto accade in Europa.
Tuttavia, è lecito pensare che anche altrove si dovrà – volenti o nolenti – adeguarsi a questi concetti.
La CO2 ha raggiunto nel 2021 il massimo storico di 36,3 miliardi di tonnellate: mai così tanta: ed il problema è la velocità con la quale aumenta, non tanto la quantità: se è superiore alla velocità di adattamento delle nostre imprese saranno guai!
Ecco perché sul tema ESG l’Europa sta marciando veloce: per gestire e ridurre i rischi e quindi potere avere un vantaggio competitivo. Che significa denaro…
La Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) nasce dalla constatazione che si fanno sforzi per la riduzione dei fossili, ma la CO2 cala poco per volta.
Ecco allora che, a seconda della tassonomia, andiamo a classificare cosa è green e cosa no.
Secondo la CSRD tutto quello che facciamo lo si deve raccontare nel bilancio di esercizio – non ci fermiamo all’analisi finanziaria, ma valutiamo anche l’impatto - e tutto va nella rendicontazione delle banche, per rappresentarne l’esposizione verso le fonti fossili.
Ad esempio: sono vicino al fiume? Aumenta il premio di assicurazione ed incide sul bilancio. Ecco allora che la transizione energetica stabilizza i prezzi dell’imprenditore.
E si generano così i nuovi standard ESRS (European Sustainability Reporting Standards), una serie di norme sviluppate per standardizzare il modo in cui le aziende europee rendono conto del loro impatto ambientale, sociale e di governance.
La logica – ahimè - non è quella del “buon cuore”, ma è molto “terra – terra”: non voglio ricadute negative né sul marchio, né sulla sostenibilità finanziaria. Ad esempio: devo dimostrare di aver messo in atto tutto il possibile – come faccio per la riduzione della CO2 - anche sul rispetto dei diritti umani (es. la Lieferkettengesetz). È un aspetto delicatissimo, che riguarda tutti i livelli della subfornitura.
Quindi tutto funzionale, logico ed anche morale, adottabile da una retta Coscienza, no?
In questo caso sì, ma bisogna stare attenti: non sempre logica – se slegata dalla morale - e coscienza portano allo stesso risultato.
Ecco allora che, a seconda della tassonomia, andiamo a classificare cosa è green e cosa no.
Secondo la CSRD tutto quello che facciamo lo si deve raccontare nel bilancio di esercizio – non ci fermiamo all’analisi finanziaria, ma valutiamo anche l’impatto - e tutto va nella rendicontazione delle banche, per rappresentarne l’esposizione verso le fonti fossili.
Ad esempio: sono vicino al fiume? Aumenta il premio di assicurazione ed incide sul bilancio. Ecco allora che la transizione energetica stabilizza i prezzi dell’imprenditore.
E si generano così i nuovi standard ESRS (European Sustainability Reporting Standards), una serie di norme sviluppate per standardizzare il modo in cui le aziende europee rendono conto del loro impatto ambientale, sociale e di governance.
La logica – ahimè - non è quella del “buon cuore”, ma è molto “terra – terra”: non voglio ricadute negative né sul marchio, né sulla sostenibilità finanziaria. Ad esempio: devo dimostrare di aver messo in atto tutto il possibile – come faccio per la riduzione della CO2 - anche sul rispetto dei diritti umani (es. la Lieferkettengesetz). È un aspetto delicatissimo, che riguarda tutti i livelli della subfornitura.
Quindi tutto funzionale, logico ed anche morale, adottabile da una retta Coscienza, no?
In questo caso sì, ma bisogna stare attenti: non sempre logica – se slegata dalla morale - e coscienza portano allo stesso risultato.
03 giugno 2024